Gironzolo solitario, ruttando e petando, intontito come se stessi combattendo con una laboriosa digestione.
Ho proprio l’aspetto di chi va in giro senza un perché: non il cane al guinzaglio; non il sacchetto della spesa; non un passo affrettato per un appuntamento. E nei pressi di un supermercato, come sempre e chissà perché, procedo lento A volte entro e faccio un giro fra carrelli sovraccarichi spinti da massaie sformate, ex veline tristi e devastate dal tempo, dalle gravidanze… I figli bah!… necessari?... beh!... mi immalinconisco.
All’esterno del supermercato c’è un cassonetto della monnezza, e una volta c’era una anziana signora dignitosamente vestita… una signora!!!... che frugava, contorcendosi per la fatica, nel cassonetto del supermarket.
Il mio cervello perdeva qualche giro, ma un giovanotto si è fermato e, sorridendo, ha detto alla signora! di fare attenzione a non sporgersi troppo che ci poteva cascare dentro, al cassonetto E allora non si sarebbe potuto salvarla perché non era distinguibile dalla monnezza. Ha riso soddisfatto della battuta, il giovanotto, e la signora!, da vera signora, non ha risposto.
“Quando si è poveri c’è sempre di mezzo tanta stanchezza e troppa fretta”.
Mi sono ripreso e l’ho guardata negli occhi, la signora!, con severità. Mentre il mio cervello cominciava a fare giri intorno ad una parola:
Vergogna!
Vergogna per chi?
Per il giovanotto spiritoso… di patate?
Per la signora muta?
No!
Vergogna per me!
Per me che rimanevo fermo sullo sguardo lacrimoso della signora, lo sguardo che si perdeva nel buco del culo della terra.
Vergogna per me che non riuscivo a ricostruire tutta la storia stupida della mia vita; la storia della vita della signora che nessuno vorrà mai prendere in considerazione; la storia che mi dovrebbe perseguitare fino ad infilarmi in un incubo. E ancora vergogna per me incapace, dopo questo grave episodio, di riflettere a fondo, di far girare qualcosa di più solido nel mio cervello…
Ribellione, perbacco!
Comunque…
una signora! che cerca qualcosa da mangiare in un cassonetto della monnezza è spettacolo proprio indegno… Anche come esempio… Spettacolo da togliere ogni speranza anche al più ostinato amante della vita… e sì, che ce n’è bisogno di speranza!, per amarla la vita!... Sarà per questo che da ogni parte si raccomanda di fermarsi, per igiene mentale, a guardare solo esempi di coraggio, di carattere… di gioia!... gioia?
Disgraziati noi!
Tutto questo non immediatamente, quando sarebbe servito a qualcosa. L’ho pensato dopo… lo penso adesso. E scrivo comodamente seduto al PC.
Al momento avrei dovuto sputargli in un occhio al giovanotto, e invece ho solo fatto arrivar sera gironzolando… e ammirando vetrine.
In un negozio elegante ho acquistato un giubbotto in pelle imbottito, molto caldo ed elegante… Mi sono guardato nello specchio… mi sta proprio bene!… e quello vecchio l’ho regalato al primo “negro” che ho incontrato in maniche di camicia… co’ ‘sto freddo!
Mi sono rimesso in pace?
Macché!
Ché invece di rientrare a casa (sospendendo la sana abitudine di attaccarmi dopo cena allo schermo dei begli esempi raccomandati e gioiosi) mi sono avventurato per strade ben illuminate, e ne ho incontrati a bizzeffe di esempi edificanti: bar affollati per happy hour; tutte queste belle auto che filano sui viali a tutta velocità, decappottate nelle sere fredde per esibire stereo superwattificati; chiome bionde di donne in pellicce…
Tutte le scene che riconciliano con la vita!... ma… nei vicoli, nelle strade poco illuminate ho poi accostato la malvagità del mondo inferiore.
VERGOGNA!
In gruppo una strana accozzaglia di individui bivacca intorno a un baracchino della “caritas” avvolti nella penombra, quasi fusi nel vapore della notte e di alcune ciotole di bevanda calda… volti bianchi che ballonzolano nell’oscurità come diretti verso un cimitero a presenziare un funerale… Ubriachi drogati… alcuni che borbottano fra sé…
Uno russa su una panchina scoreggiando, la faccia lurida a squame come quella di un serpente:
“Alzati, fannullone!”
Altri ancora pisciano in un cantone.
E c’è anche gente che mi passa accanto, dalla quale non riesco a distinguermi con chiarezza… e questo è il più coraggiante!
Si riuniscono di notte questi disgraziati… perché?
Si dice che la notte è il loro tempo, e si dice che la storia, quella vera, la si fa di notte quando gli impiegati come me dovrebbero dormire per ricaricarsi e riprendere domani la loro di storia La storia insulsa La storia monotona alla quale non si è capaci di opporsi prima di marcire con lei.
Ma può essere vero che questi altri, riuniti di notte, siano una sfida? La solo loro presenza una sfida? Essi a rappresentare i veri contestatori di uno stile di vita duro a morire?
Ma valà!
Sono solo… Cosa sono?
Sono forse ancora capaci di odiare?... Sono sabotatori della gioia di vivere!, messi lì a porre bastoni fra le ruote con pretesa di dimostrare che il sistema ha fallito?
Ho i miei dubbi!
Sono degli inutili da eliminare in qualche modo… picchiarli… rinchiuderli! In un carcere o manicomio… soluzione finale, ecco! Altro che pretendere di essere l’essenza della storia vera di questa nostra epoca.
Che siano solo degli innocenti?, minacciati nel corpo e nella ragione nonostante la loro innocenza?
Comunque sia, questo è un mare cattivo, minaccioso, rabbioso, intenzionato a travolgere chi disperatamente va in cerca di salvezza ancorato sulla antica riva, lontano nel tempo a guardare dall’alto questa furia che scaraventa le barche in aria e annega i disperati in cerca di salvezza… mi colpiscono gli spruzzi.
Mi ubriacherò! Voglio provare a non essere più solo spettatore… Attore… Si!
Ubriacarmi!... di baraonde, sporcizie, volgarità, di inferno nel bassofondo dell’esistenza! E chissà, forse nella corrente potrei trovare la calma Ritrovare il tempo per una partecipazione più pacata e anche, forse, la capacità di commuovermi sinceramente… provare una solidarietà sincera.
Uno stress… ecco, Si!... uno stress è quello che ci vorrebbe!, di quelli capaci di scuotere fino al fondo del buco del culo.
Sì!... uno stress!... cercarlo disperatamente!, e di questo mondo delle cose serie non sentirne più parlare!, ché non è possibile uscire dal circolo vizioso dello spettatore-attore… da questo mondo che condiziona… e allora assistere e partecipare allo spettacolo dei fattacci, delle madri che ammazzano i figli… i figli che ammazzano le madri… i fidanzati le fidanzate… malfattori al comando… suicidi al gas con un gran bel Buuum!, che distrugga il condominio e se ne vada in compagnia e via così!... Ne val la pena!, piuttosto che la normalità sbandierata ad ogni scena: famiglie normali… ragazzi normali… madri normali… soap opera dal vivo.
Ed eccoci! Con amici seduti in poltrona nella attesa della partita alla TV da commentare, parteggiare… Applaudire!, mentre vorremmo dirci qualcosa, e non facciamo in tempo, ché c’è la partita... c’è la pubblicità!
E’ ora di discutere di arbitri cornuti, adesso.
Non c’è tempo per recuperare… se pur ci sia ancora qualcuno che ci pensa. Eppure se ne parla a lungo di ‘sti omicidi, ma è solo spettacolo che farà audience: la morte violenta a “Porta a porta” e compagnia bella… ché c’è anche l’intrigo del giallo.
Il macabro con intreccio è irresistibile, non lo nego.
Ma anche lo spettacolo del massacro stradale è mica male!… Mica l’incidente senza morti… non vale la pena fermarsi… non ci si ferma nemmeno in mezzo al deserto per chiedere se ci sia bisogno di qualcosa, un aiuto per cambiare uno pneumatico.
Si scavalcano i morti ammazzati sul marciapiede.
Le immagini shock sono proibite: via le foto dell’anoressica!... altro che stress!... Mai far vedere i corpi dei massacrati della strada tra le lamiere di auto che sono meraviglie della tecnica, che vanno ad oltre i duecento all’ora.
Le entraglie, le cervella che fuoriescono da crani spaccati come da vescica fessa?, non bisogna mostrarle!, nemmeno descriverle.
Io ci provo ad emozionarmi!
Cosa ci poteva essere di meglio (in quanto ad efficacia stressante della diretta) dello schianto degli aerei sulle due torri… il crollo delle due torri? Non mi emozionarono nemmeno loro! Anche loro, le due torri che crollavano. Le recepivo, mentre si afflosciavano con il loro contenuto di morte, come spettacolo, nonostante facessi sinceri sforzi per un più congruo atteggiamento.
Si presentavano irresistibilmente come un film con effetti speciali! Ed era reale, invece, lo strazio delle migliaia di vite di esseri umani che in quel preciso istante si spegnevano tra le fiamme Si lanciavano nel vuoto.
È che se si è saturi di spettacoli di massacri In Iraq, Afghanistan, in Palestina, nei film, in televisione… mentre sediamo a cena.
Sempre spettatori Sempre più confusi tra realtà e fiction.
Bellissimi gli aerei in decollo normale e verticale, da immense formidabili navi, prodigi della tecnica E i carri iracheni bruciati senza resti umani a bordo?… Ve li ricordate? Ci raccontarono che erano stati abbandonati per tempo, prima dell’impatto del missile, ed invece gli esseri umani si erano semplicemente sciolti alle temperature di migliaia di gradi. E le trincee ricoperte di sabbia, le ricordate?… con tutti gli iracheni a soffocarci sotto, a migliaia E tutto pulito e spianato, senza visioni di morte.
Confessate! L’avevate dimenticato!
Ma niente paura, non disperate Cancellate pure, ché lo spettacolo continua… ce n’è sempre di nuovi ed in abbondanza, e la forza dello spettacolo mai visto mitiga, con la grandiosità dell’immagine. L’emozione!
Nel momento in cui l’aereo si infilava nella torre come un coltello in un pane di burro era l’immagine a tenere prepotentemente il campo, era secondario che vi stessero morendo atrocemente migliaia di esseri umani.
Vi ho assistito in diretta, e c’erano anche altre persone Tutti a parole preoccupatissimi… eppure…
“Corri, accendi la tele, non perderti lo spettacolo!”.
Si parla con leggerezza di guerre Si ammirano gli strumenti di morte E quanta indifferenza allo “spettacolo” della morte per fame, alla notizia della compra-vendita di organi; corpi degli annegati nel Mediterraneo in fila su una spiaggia coperti da un telo, il carabiniere tranquillo e annoiato di guardia che fuma una sigaretta.
Dovremmo vomitare di emozione, se non di sdegno… non mi riesce! Abbiamo ormai cervelli da coglioni! Il pensiero è impedito, non riesce a fare un giro, neanche nelle più crudeli condizioni riusciamo a raggiungere la temperatura sufficiente acché il burro si possa sciogliere.