E di una parola, un'espressione, un nome o un'idea cosa farsene se non scriverci una storia?
Inizierei con la storia del... c'era una volta, quella di quando da bambini ci leggevano le favole.
Ebbene, c'è sempre una volta, quella del principe e della regina, oggi c'è solo la volta dell' uomo e della donna qualunque, in ogni luogo e in un arco di tempo con inizio e fine. E se invece provassi a raccontare del c'era una volta di un niente? Sì, di quello lì che non ha un nome suo perché gli è stato dato, nemmeno identità perché niente ha a che fare con ciò che è, e nemmeno una razza, un colore o una religione, ebbene parlerei di ognuno e di nessuno in particolare, siamo tutti un “niente”. E per quanto ci affanniamo, lottiamo per ciò che non abbiamo, niente ci appartiene, nemmeno la nostra carne, le ossa, la pelle che ci ricopre e brucia sotto il sole.
C'era una volta un niente, nessuno sapeva se fosse uomo o donna, era così diverso e tuttavia ognuno guardandolo se ne sentiva un pezzo addosso, magari quando andava a passeggiare, o anche al mare mentre s'immergeva nell'acqua ancora fredda del mese di giugno. Il niente dilagava dappertutto indisturbato come fosse nei libri di fiaba, e d'improvviso gli altri se ne accorgevano solo sentendosi niente senza una spiegazione, non c'è un motivo sempre e comunque, certo è che quello s'infiltrava persino nei pori della pelle, nessuno lo vedeva, ma tutti lo sentivano e un bel giorno non si videro più tra loro. Sì proprio così, si sentivano soltanto, bastava quello senza una ragione, e nessun bisogno di spazio seduti alla poltrona.
Da niente si guadagnava ad essere, non c'erano problemi e neppure affanni, nessun bisogno e nemmeno aspettative. Come sospesi nell'aria, liberi e senza una catena, andare e non andare, volare e non poggiare...