C'è una frase che mi porto appresso appena esco di casa. E mi sembra quasi giusto quel senso unico di chi incontro per la via e non mi vede. Sento che mi si appiccica come una seconda pelle quella frase fatta poi solo di tre parole. Che saranno mai tre parole, mi dico, eppure sono pesanti e quando risuonano nelle orecchie ad esse fanno seguito la mia sequela di pensieri inutili.
Tutto è cominciato con la separazione da mio marito, mi sentivo forte e immune alle chiacchere, e invece mi sono ritrovata sensibile al giudizio che definisco pregiudizio solo per farmi forza. Mi sono chiusa dentro allora, e quando esco mi sento gli occhi addosso per poi scoprire, d'esserci solo io attorno a me stessa morta di paura. Non ricordo da quando ho cominciato a schivare quegli amici delle ore libere, forse proprio da quando ho iniziato a ripetere quella frase indagata di persecuzione a danno di me stessa. E quando poi ho visto chiaro evitarmi, ho subito pensato fosse giusto e oltremodo legittimo che si prendessero le distanze da me.
Oggi ne ho consapevolezza, proprio adesso in questo momento, ed è per questo che correrò in tal modo incontro al mio destino dicendogli e gridandolo anche, che il mio valore rimane sempre unico.
Me stessa è sempre quella, forse migliore adesso che di solo me posso nutrire la mia anima, e questo ancor di più quando con calma e un po' di tenerezza, accarezzo le guance per sorridere.
Il mio pensiero toglie così il peso alla mia scelta, e finalmente a quella frase che mi sono portata appresso, farò in modo che faccia un grande volo, si proprio così, lontano un miglio e ogni volta più lontano. Sono e sono e sono, e tutto ciò fino a questo punto, è solo frutto della mia natura. Chiudo i miei occhi adesso e non ripeto più quella filastrocca, e non lo farò finché avrò vita, sarà il contrario di ciò che ho presto detto, ma non mi spaventa più, ho solo un gran coraggio.
