Ogni settimana passo due giorni a casa, “il” uichent!... oppure è più corretto “lo uichent”… Boh! Ma ora c’è il ponte, venticinque aprile, e i giorni sono quattro, ma non mi dedico più al taglio dell’erba, che pure in altri tempi era un buon passatempo del uichent.
Non la taglio più l’erba! ché nel prato sono germogliati dei papaveri rossi che non se ne vedevano più da tempi immemorabili, i papaveri rossi che erano stati bruciati dai diserbanti portati dal vento. Non taglio più niente! Poi raccoglierò i semi dei papaveri e il prossimo anno avrò un prato con più “mille papaveri rossi... a far veglia”... chiazza di sangue sul lamento della terra...
E per quattro giorni guardo i miei papaveri e la parete di fronte allo scrittoio con un libro in mano fingendo di leggere, mentre penso ai soffioni di sabbia del terremoto che mi hanno portato i papaveri... il terremoto festa dei papaveri e la voglio dedicare ai morti, a tutti quelli che hanno sacrificato le loro giovani vite per farci recuperare dignità. I morti che non si commemorano con carri armati e frecce tricolori sulla via imperiale per via del regime di austerità! Ma la festa c’è stata qui da me,comunque e intima, guardando questa chiazza di papaveri rossi di sangue, mentre un vecchietto, internazionalista comunista, ma migliorista e festaiolo, poneva annoiato una corona Aveva altro a cui pensare, il vecchietto... eppure gli piacciono i carri armati (già dal’56) con i soldati italiani che si rifanno la dignità sui campi di battaglia, o mitragliando da una petroliera.
E di regola, dopo i uichent, il lunedì, mi dedico allo sport in voga Pedalo! Per mantenermi in forma Speranzoso e vivo Perbacco!
Sulla strada e faccio girare veloce i pedali. Ma non procedo!
Sono sempre lì!, eppure pedalo e sono in corsa perpetua Una gara! che mi si dice si svolge da sempre, dagli albori della storia… gara seria, altrettanto seria che una corsa nei sacchi.
Tramonti di fuoco sul ciclista in gara, sbuffante in bicicletta e senza avanzamento di un metro. Concreto vivente e reale! Purtroppo reale!... e pedalante! e partito insieme ad tantissimi altri concorrenti... giovani e anche meno giovani al segnale di via con colpo di pistola... alla tempia. E, infine?... ve lo voglio proprio da dire! che questo Paese è destinato a scomparire!, mi è stato assicurato!... anzi, questo Paese non c’è già più!
Intorno a me, davanti e dietro, altre biciclette in corsa... e non sono in grado di dire se al momento sono in testa... o ultimo... o chissà!... eppure mi affanno.
Numerosi passanti sulla strada non lasciano libero alcun varco, si muovono lenti e disinteressati, e anche attraversano sbadatamente fuori dei passaggi pedonali senza tuttavia essere di intralcio.
Strana o non strana, questa gara... Beh! in qualche modo è in svolgimento, e comunque bisogna continuare a pedalare. Ce la metto tutta!... Ma... PFUiiiiiiiiiii!... la gomma anteriore si è afflosciata Ineluttabile!
Il meccanico zoppo in camice bianco al lavoro sulla camera d’aria forata che è mica una foratura da poco!... tuttavia a suo parere riparabile.
Lavora con lena, parlando, o forse solo quasi mormorando fra sé e sé.
“... Non strafare e non cadere!... buona fortuna!”.
Uscito quasi in corsa, inseguito dallo sguardo degli altri in attesa con le gomme sgonfie, fiduciosi in chissà quale miracolo, pronti a continuare per chissà quale gara pur con gomme sgonfie.
Ma...BOoouum!... Plaff!... un’altra gomma è scoppiata che nemmeno lo zoppo potrebbe più riparare..
Niente più da fare!... La caduta irrimediabile! rovinosa!... Rassegnarsi!
Inutile!... Inutile fare altri tentativi!... Altre cadute!... Oramai... la sfiga?
Il sole è calato e nella penombra grigia si muovono solo ombre intorno a me che ancora assurdamente indosso e sfolgoro gli sgargianti colori della improbabile divisa di ciclista in gara Risalto come in rilievo su una fotografia in bianconero.
Devo togliermi da questa condizione... eclissarmi... da tutti... e che non se ne parli più! Tutti fuori... ci si imbottiglia!... piove come dio la manda... diluvia!... si alza il vento, l’acqua picchia... acqua, acqua, acqua!... Lampi accecanti perforano l’oscurità fitta affollata di ombre in cerca di riparo… Macché riparo!... qui gocciola tutto... gli alberi, i tetti, le grondaie... torrenti, fiumi... l’acciottolato divelto... Di quando in quando un albero si piega, cade, e via!, inghiottito anche lui dalla corrente… Sbarramenti, dighe, laghi... si nuota!... Brividi, tosse, catarro!... Sconquasso e melma e merda… Via profumi lucciole e farfalle… e
Volano via anche i miei papaveri rossi... Puzzo di fogna!
Morte!