La spiaggia di Mondello a Palermo.
Un tardo pomeriggio di un inverno che stava per cedere il posto ad una primavera, oramai incalzante e pronta per il risveglio della natura.
Come solo la natura della Sicilia sa essre: violenta nei suoi colori e odori e profumi.
Camminavo un po' melanconico e solo lungo la spiaggia, immaginandola come sarebbe stata di lì a qualche mese, piena di bagnanti vocianti, famiglie riunite intorno ai pranzi improbabili tipici delle spiagge e tanti bambini con i loro giochi festosi.
Guardavo il mare ed il suo incessante movimento...guardavo e mi perdevo nel contempo tra le braccia delle onde che avrei voluto che mi trasportassero in un luogo lontano, diverso forse ignoto.
Quando vidi una bottiglia ed il suo riflesso. La guardai meglio e vidi un foglio nella sua pancia: quasi fosse la balena di Pinocchio con Geppetto al suo interno.
La raccolsi dal bagnasciuga e, passando la mano sul dorso della bottiglia, notai che il foglio al suo interno era scritto.
Con una certa emozione lo recuperai e cominciai a leggere, ansioso, quelle poche righe, tracciate qualche tempo prima da una mano sconosciuta e speranzosa.
Capii immediatamente che più che un floglietto era una lettera, con tanto di intestazione.
Così la lessi:
""Genova, 5 maggio 2011. Mi trovo su uno dei moli del porto e mentre guardo l'orizzante ed il mare con le sue navi grandi e piccole, capisco quanto sono piccolo ed insignificante.
Questa mattina ho lasciato la mia casa per l'ultima volta, poichè non vi farò ritorno.
So di aver perduto mia moglie. So di aver perduto mio figlio. Ma, soprattutto, so di aver perso il mio Dio, dal giorno in cui ho smesso di pregare.
Affido questi miei pensieri al mare e alle sue genti, poichè ad altri non avrei il coraggio di conffessarli.
Misero è l'Uomo che perde la sua famiglia ed il suo Dio, perdendo anche se stesso. Massimiliano""
Quanta sofferenza Mio Dio, nell'animo di quell'uomo. Eppure, in quella lettera stava tutta la sua forza e la sua voglia di vivere. Confessando il suo dolore, del quale probabilmente ne era anche la causa, c'era tutta la sua voglia di ritrovare la forza di ricominciare. Forse, forse era così. O almeno questo pensiero mi alleviava la stretta di dolore fisico che sentivo al petto.
Allora, improvvisamente seppi cosa fare, tornai a casa ad abbracciare la mia Donna e mio figlio. Fui da quel momento consapevole della grande fortuna di averli accanto. E fui grato a Dio per il dono più grande che mi potesse fare: quello della Vita.