Tutti i parenti riuniti per l'occasione, la mamma e il papà ad accoglierli in massa , i nonni orgogliosi seduti in prima fila, la zia vedova di molto riguardo, e gli zii con le mogli e i cuginetti selvaggi, pronti a giocare e tirarsi la faccia. Chi con i tacchi e chi con le ciabatte, le scarpe più basse che risultano comode in un giorno all'impiedi. Chi bene vestito e con la gonna ad effetto, e gli uomini in circolo a parlar di calcetto. “Prego sedetevi, accomodatevi al tavolo”, i posti segnati e con i fiori a mazzetto, sguardi e parole tra loro a danzare e poi finalmente l'apertura alle danze: “oh che magnifica sfilza di antipasti, forza avanziamo altrimenti non arriviamo”, chi con il piatto e chi con le mani, e ai bambini un menù a parte. Ora quei volti che prima erano parole, cedono il posto all'espressione. “Buono, buonissimo, assaggia quello e anche questo, il salame ti prego e anche la caponata”. Poi quando piena si sente già la pancia, ecco che arrivano i primi e poi i secondi, e lì ricominciano senza fermarsi perché così tutto entra e niente si butta.
Poi si comincia ad alzarsi dal tavolo, ecco che già tutti gli uomini a fumare mentre le donne a parlar di vestiti, i bimbi ormai colorati di nero per tutta la terra che a grappoli hanno presa. Alle cinque del pomeriggio ancora il gelato e la torta a più strati, e poi lo spumante a finire la festa. Contenti e festanti ci si alza ondeggiando e a stento si avanza in balia delle onde. Un saluto veloce e un ultimo sguardo, alla sala, e ai restanti e a chi si trova davanti.