Di certo non posso dare la colpa alla vita perché non mi ha dato ciò che ancora desidero, credo invece d'averla io quella colpa io perché non mi sono mossa abbastanza, anzi non ci ho creduto affatto nelle mosse. Qualcosa mi ha bloccata e sono ferma lì, da qualche parte mentre i sogni continuano a scorrere. Mi sento come chi sta fermo al molo e vede la nave passare e non fa niente per fermarla nonostante abbia tutta la voglia di salire a bordo. Qualche pezzo di me è bloccato, un ingranaggio della mia mente è andato a male, chissà a quando risale il danno, adesso mi devo solo chiedere: sono ancora in tempo per fare qualcosa?
Questo è un pensiero pensato da una donna, come si chiama non ha importanza, gli anni nemmeno e della sua vita basta sapere che non ha realizzato niente, niente di ciò che sognava quando la sera ancora adolescente si stringeva il cuscino e piangeva per ciò che sentiva di voler essere. Non aveva coraggio abbastanza per fare il salto in quel vuoto, e nel momento del pensiero lo aveva compreso fino in fondo. Ora è seduta e sulle sue gambe tutto il suo sconforto, apre le mani e scorge i segni di un tempo e di un'età che non le ha portato niente. Parla ad un pubblico che si è inventata lei, perché ha timore di affrontare ciò che ci sta fuori, fuori dalla sua realtà fatta di tutto, per poi scoprire che non c'è proprio niente. Ecco è quel niente che le fa paura, quello di mettersi di fronte il volto di se stessa e scoprire di non sapere fare niente. Che male c'è, ci sarebbe stato, si dice, se avessi scoperto il niente? Così lascia da parte il confronto con se stessa, e prende di sé solo ciò che vede e la sua vita. Non vuol sapere nemmeno di cosa è fatta, sa che ha ben poco e tuttavia quel poco è caro e quello basta a sedersi su una sedia e sorseggiare l'acqua. Realizza che niente mai realizzerà, e forse questa è la sua missione nella vita, non essere comunque, ma fare pace con se stessa.