“Sabba”: questo nome è un'alterazione del termine ebraico
Shabat, la festa del riposo sabatico, che è celebrata ogni sabato dalla religione ebraica.
le candele dello shabbat
Il verbo ebraico shabat significa “smettere”, inteso come smettere di compiere alcune azioni, smettere di lavorare; per estensione di significato “riposo dal lavoro”.
Anche Dio “riposò” nel settimo giorno della creazione, secondo il libro della Genesi. Riposare ? E’ meglio dire che nel settimo giorno Dio smise di lavorare. Essendo onnipotente non ha la necessità di riposare.
La prima attestazione del sostantivo maschile “sabba” è nei documenti di un processo svoltosi a Todi nel 1428 che si concluse il 20 marzo dello stesso anno con il rogo di
Matteuccia da Todi, al secolo Matteuccia di Francesco di Ripabianca, (Todi, 1388 circa – Todi, 20 marzo 1428), una monaca accusata di stregoneria, conosciuta come la "Strega di Ripabianca", dal nome del villaggio in cui visse.
Matteuccia fu accusata di prostituzione, di profanazione e di commercio di filtri d'amore dal 1426. Fece confessioni sotto tortura e dopo queste fu giudicata colpevole di stregoneria e condannata a morte sul rogo.
Il suo fu uno dei primi processi alle streghe in Europa.
Matteuccia asserì che era necessaria questa formula per permettere alla strega di volare: “Unguento unguento, mandame a la noce de Benivento, supra agua et supra vento et supra at omne maltempo”.
Il sabba avveniva durante la notte tra sabato e domenica, ma le opinioni al riguardo non sono sempre concordi. Anche le notizie sulla loro frequenza sono diverse.
I sabba venivano distinti tra sabba "ordinari" (settimanali) e sabba "ecumenici" (trimestrali o quadrimestrali). Le streghe partecipanti alle loro adunanze variava da poche decine ai sabba con migliaia di streghe. Esse giungevano nel luogo prestabilito volando a cavallo di un animale, oppure sopra un bastone, una panca, una pentola o una scopa. Prima del volo, le streghe si ungevano il corpo con unguenti magici che consentivano loro di librarsi in aria e di trasformarsi, all'occasione, in creature mostruose o animali.
Ad attenderle nel luogo della riunione c’era il diavolo, che loro salutavano con l'osculum infame (nome del saluto rituale delle streghe al demonio nel corso del sabba: baciavano l'ano del diavolo, considerato l'altra sua bocca) oppure con un bacio sul piede sinistro o sui genitali, offrendogli candele nere.
Il Diavolo, metà uomo e metà capro, provvisto di corna, talora anche di artigli, presiedeva il sabba stando seduto su un trono di ebano.
Prima di iniziare la festa, Satana accoglieva le nuove adepte dopo la loro apostasia, la rinuncia alla loro religione, di solito quella cristiana. L’immaginario rito prevedeva il rinnegamento della religione cristiana e il compimento di atti nefandi quali la parodia della Messa, le bestemmie o il calpestamento di croci, ostie o altri oggetti sacri.
Seguiva poi il rito dell'adorazione: le streghe si mettevano in ginocchio davanti a Satana tenendo le mani tese dietro la schiena con le palme rivolte verso il basso.
Un altro rito del sabba prevedeva l'apposizione di un marchio da parte di Satana sul corpo delle/degli adepti, una sorta di nuovo battesimo nella fede diabolica. Durante i processi per stregoneria tale marchio veniva cercato dagli inquisitori e, in genere, individuato in una parte insensibile alle punture effettuate con degli spilloni sul corpo degli accusati.
Ma ci sono parti del corpo insensibili alle punture con gli spilloni ? L’ignoranza, la superstizione rendeva “matti” quegli inquisitori. Essi erano convinti della realtà del sabba, perciò seguitavano a cacciare, processare e condannare le cosiddette streghe, che invece erano povere donne.
Dopo la marchiatura il demonio dava il via all'orgia diabolica: i convitati si accoppiano tra di loro, senza distinzione di sesso e di parentela, però il coito satanico non suscitava il piacere sessuale.
Dopo l'orgia cominciava il banchetto, caratterizzato dalla presenza di carne di bambini non battezzati, di carne d'impiccati oppure di vivande succulente. I cibi ingeriti venivano magicamente rigenerati alla conclusione del pasto.
Al banchetto facevano seguito la danza ed il canto accompagnati da una musica stridente e dal ritmo ossessivo. Il ballo procedeva in cerchio e i partecipanti danzavano schiena contro schiena, così da non potersi guardare in viso. Al termine del sabba (che avveniva alla mezzanotte, o al canto del gallo) il diavolo distribuiva pozioni e polveri magiche per conferire poteri soprannaturali ai/ alle partecipanti, in modo da consentire loro di compiere malefici al ritorno nelle loro dimore.