Autore Topic: Nello spazio di una pagina  (Letto 225 volte)

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Nello spazio di una pagina
« il: Febbraio 11, 2013, 18:47:25 »
Nello spazio di una pagina si compie sempre una storia col suo inizio e la fine senza nemmeno accorgercene.
E io ho deciso di non accorgermi, di non sentire voci, ma dentro di lei il silenzio è forte, e mi fa una grande paura. Vedo me stessa e due parole. E mi trascino in questo spazio bianco volendolo riempire e  scivolo come su una pista di ghiaccio e le parole, quelle due mi rimbalzano in volto come il freddo brucia sulle guance. Sono verità, due lati della stessa medaglia che giro e rigiro tra le dita senza sapere e non volere.

La paura di esser lasciata sola con se stessa tratteneva lei dal compiere ogni gesto, si limitava a sussurrare, in punta di piedi ad entrare, come se parlare a tono o camminare avesse messo in gioco tutto. A se stessa diceva non voglio chiedere, non è giusto invadere, va bene tutto perché ognuno è. E quando all'occorrenza una spiegazione, una precisazione avrebbe dovuto affacciarsi all'orizzonte, lei l'affrontava ma sentendosi sbagliata, temeva sì che non sarebbe stata giusta, ma forse ancor di più che avrebbe perso tutto.
La paura di esser superficiale nel suo darsi, prendere fino a che bastava e poi lasciare andare senza lottare, senza sopportare se una difficoltà si presentava, accompagnava la sua vita di poco. Son io che non voglio, chiedeva a se stessa, e non voglio abbastanza per incapacità e incomprensione, o sono le situazioni a non andare per me che sono così, per me che anche non sono, o sono come tutti e nessuno in particolare?

In questa pagina la storia di queste due parole, terribili a vedersi, fredde a sentirsi. Decido di non accorgermi di loro, continuo a figurare una me stessa che scivola e poi si riprende, ma le due parole sono qua, vogliono se stesse e la dignità.
La loro storia è riconoscerle, semplicemente, senza alcun inganno o menzogna di sorta. Come facile sarebbe, e invece non lo è per nessuno sì, menzogneri noi siamo a noi stessi e per gli altri e così non riconosciamo quando è il momento di smettere per sempre. E' per questo che ho raccolto in una pagina una storia, la storia di due parole e di tanta gente.
Potrebbe non esserci una risposta a tutto, loro non vogliono, soltanto riconoscerle questo darebbe giustizia a questa storia fatta di  molto e di mancanze interne. Che male ad altro male aggiungeremmo se solo apertamente ammetteremmo paure e debolezze?