“Per giocare bene a scacchi prima di tutto devi saper come si muovono tutti i pezzi della scacchiera”
Alle 08.30 di sabato tutti i militari si sarebbero dovuti riunire nel piazzale della caserma, prima dell'appello ed il controllo finale di routine del materiale che avrebbero portato al seguito, per quei giorni di missione fuori dalla sede abituale di servizio. Lontano da Palermo.
Io ero stato nominato comandante e, quindi, responsabile del contingente di uomini in trasferimento da Palermo ad una cittadina della provincia messinese.
Diedi l'ordine di partenza alle ore 09.00 in punto.
Il Cacciamali (un bus capace di trasportare 30 persone, bagagli compresi) si mise lentamente in movimento e, superata la vecchia porta carraia della Legione, attraversò la città, in direzione nord, percorrendo viale Regione Siciliana, per immettersi nell'autostrada in direzione di Messina.
Ci attendeva un viaggio di trasferimento, tutto sommato, confortevole e breve.
Il Comandante di solito siede alla destra dell'autista, per impartire eventuali disposizioni o cambiamenti di programma/itinerario, oltre a dare una mano all'autista nelle manovre.
Eravamo in viaggio da circa un'ora e mezza, quando dai finestrini laterali alla mia sinistra cominciai a intravedere in lontananza le isole Eolie. Uno spettacolo di rara bellezza che si può apprezzare da Cefalù sino a Milazzo.
A guardarle dall'autostrada, sembra quasi di poterle toccare, immaginando i profumi ed i colori della vegetazione tipica dell'arcipelago.
Sono solo, mi fanno compagnia i miei pensieri e le mie riflessioni. Osservo i volti dei colleghi che presteranno servizio con me. Cerco di capire dalle loro espressioni cosa stanno pensando e intuisco l'ansia per il servizio che dovranno svolgere.
Sono effettivo alla Legione da pochi mesi ed i colleghi non mi conoscono così bene, al punto di entrare in confidenza con me. Ci tiene distanti il mio grado ma, soprattutto, il mio accento, la lingua, il dialetto palermitano che non parlo (ma che capisco molto bene, a loro insaputa, per via delle mie origini siciliane da parte di madre).
Comprendo la loro naturale diffidenza: ho un accento del nord e non condivido con loro le esperienze di lavoro che, da sempre, fanno stringere amicizie e aumentano la fiducia. In fondo le nostre storie relative al servizio sono molto simili, ma tuttavia distanti almeno 1500 chilometri, e con un mare di storia italica in mezzo. Insomma, mi sento come un’emigrante degli anni 60”, al contrario.
Patti, stupendo paesino dei Nebrodi, tra mare e collina, è la nostra prima destinazione.
Io proseguo, invece, con altri colleghi verso l’entroterra: San Piero Patti, paesino dei Nebrodi a 800 m.sul livello del mare.
Vieni accolto dai suoi colori e dalle stradine strette e ben tenute, che ti ricordano le mulattiere di quel mondo contadino fatto di duro lavoro e povertà dignitosa.
I noccioleti ed i castagneti, sparsi sulle colline che fanno da corona al paese, fanno intuire un'economia che è stata prospera sino a pochi anni fa. La sua storia vede la presenza dei greci, i romani, gli arabi ed i normanni. Oltre, naturalmente, agli Angioini, Aragonesi, Borboni e …garibaldini. Poi fu l’Italia (finalmente!).
Scendo dal pullmann, parlo con i colleghi impartendo qualche disposizione di massima per il pomeriggio, prima di iniziare il pranzo.
Mi dirigo in Compagnia per presentarmi al Comandante e ricevere le disposizioni del caso circa il servizio che andremo ad intraprendere di lì a poche ore.
Ci attendono un paio di giorni di impegno "full immersion", saremo sparpagliati nei territori dei comuni limitrofi, per assicurare che le votazioni ai seggi elettorali si svolgano nel modo più corretto possibile, evitando che si verifichino problemi in materia di pubblica sicurezza.
Un servizio che in apparenza può sembrare leggero e di routine, ma che in realtà è assai delicato e gravoso, per chiunque ne prenda parte attiva e lo svolga con professionalità.
Dopo il pranzo, prendo contatto con il Comandante della locale stazione e, come d'uso tra colleghi, in breve ci raccontiamo i nostri trascorsi, disavventure comprese. C'è tutto un mondo che scorre tra noi, attraverso le nostre parole. Esperienze vissute, aspettative disilluse e obiettivi mancati. Ma è sempre presente l'orgoglio di essere fedeli servitori dello Stato e delle Istituzioni democratiche.
Ore 16.00, della medesima giornata.
Prendo possesso del seggio elettorale, insieme ad un giovane appuntato del mio reparto di Palermo. Ci conosciamo e sappiamo quale tipo di servizio ci attende nelle prossime 48 ore. Dovremo condividere ogni cosa, a cominciare dalla condivisione degli spazi, ambienti, turni di lavoro, turni di riposo e dei pasti, che un ristorante locale ci fornirà, due volte al giorno.
Nel tardo pomeriggio, ricevo la visita del Sindaco del paese, venuto ad accertarsi sulle condizioni del plesso destinato a diventare da scuola elementare (dismessa) a seggio elettorale, per una parte dei suoi concittadini.
Dopo aver scambiato le frasi di rito, mi intrattengo con la Signora Sindaco per conoscere più da vicino la realtà della zona e della sua gente.
Mi è sempre piaciuto conoscere le culture locali, scambiando "quattro chiacchiere" con quelli che possono essere considerati i "protagonisti" della vita locale, anche in ragione degli incarichi ricoperti.
Naturalmente il seggio elettorale si compone di persone del luogo, che fanno la nostra conoscenza e, dopo aver superato la timidezza iniziale, ci fanno molte domande: circa la provenienza, il nostro servizio. Le domande riguardanti il nostro essere militari, ovviamente, sono le più numerose e si capisce la loro curiosità verso un mondo a molti sconosciuto.
Così le ore trascorrono…tante quante se ne possono contare in due giorni. Due giorni di turni di guardia; saluti e chiacchiere con le persone, che vengono al seggio per votare; pasti consumati in fretta ed al freddo (la stanza a noi riservata, così come anche il bagno, non è riscaldata in maniera soddisfacente); ispezioni del comandante della locale compagnia (un giovane e bravo ufficiale, alla sua prima esperienza di comando “territoriale”); telefonate improbabili: giriamo come rabdomanti in cerca, non dell’acqua, ma della linea telefonica (miracolosa, quando c’è!) E subito ti rendi conto del livello di dipendenza che tutti noi abbiamo raggiunto nei confronti dei cellulari, internet e mondo virtuale in genere.
A proposito, niente internet per oltre due giorni: niente ripetitori in cima ai Nebrodi. Mi sentivo un selvaggio, privo di mezzi di comunicazione. Ma almeno loro (i cosiddetti selvaggi) avrebbero saputo come comunicare con il loro territorio.
Ore 18.00 del terzo giorno
Ci congediamo da tutti: componenti del seggio elettorale; curiosi vari che lì si intrattenevano con noi per due chiacchiere; la signora del bar locale, che con i suoi caffè e ammazzacaffè è riuscita a farci ammazzare il tempo (che in questi casi sembra non dover passare. Ma è solo una sensazione, sbagliata.).
Sono in macchina, sto percorrendo la strada del ritorno, che mi ricongiungerà agli altri colleghi, che nel frattempo si saranno radunati al comando di compagnia. Osservo la strada, vedo i colori della primavera che timidamente si riaffaccia. Il giallo delle mimose, il rosa dei mandorli in fiore, il verde più intenso degli ulivi, dei noccioleti e castagneti che qui riempiono i versanti delle colline dei Nebrodi, prima di lasciare il posto alla costa e al mare Tirreno, che qui bagna la parte più settentrionale della Sicilia e, di fronte, l’arcipelago delle Eolie.
La primavera con la sua rinascita e la sua promessa di vita, mi riporta la mente al presente, che spesso vaga in cerca della bellezza e dell’armonia.
Nella notte ripercorriamo i viali di Palermo, pregevole città che nelle cronache del 500” veniva indicata come una delle metropoli più eleganti d’Europa, le cui dame venivano prese ad esempio per la loro eleganza.
Oggi Palermo è vittima di politici corrotti e affamati che l’hanno resa sporca, caotica e anarchica.
Dalle urne è emersa la chiara volontà di riscatto del popolo siciliano, stanco di essere vessato e illuso.
Forse, la prossima volta che rientrerò nella capitale della Sicilia, potrò godere della vista di una città elegante e armoniosa, amministrata da uomini di valore, desiderosi di fare per il bene dei loro concittadini.
Il pullman si ferma, finalmente, nel cortile della storica caserma che ospita la Legione, proprio alle spalle della Cattedrale di Palermo, mi sveglio e mi rendo conto che il sogno ha ceduto il passo alla realtà.
Sta albeggiando su Palermo, un nuovo giorno da affrontare insieme ai miei nuovi colleghi.