Aspettavo la neve.
La aspettavo, mentre i colori dell'autunno avanzavano ovunque. Il paesaggio, quello di Cesare Pavese, accompagnava la mia infanzia.
Ne ricordo ancora oggi gli odori e i suoni. La campagna della pianura Padana, con i suoi boschi di abeti a farle da corona. Loro stavano lì immobili e a volte ondeggianti, regalandoci d'estate momenti di frescura e di pace. Poi le foglie all'unisono, cambiavano il loro colore e, tutte insieme, cadevano. Allora sapevo che, presto, molto presto lei sarebbe arrivata, puntuale, come la nebbia d'autunno, come le castagne nei boschi.
Poi, una notte ti sentivi circondato da uno strano silenzio. Tutto pareva ovattato e bianco e magico. Ai miei occhi di bambino, quei fiocchi che scendevano giù, erano stati lanciati da una mano gigante, lassù nel cielo, fin dove potevo guardare...Poi, i nostri giochi di bambini spensierati, nella neve. Mi ricordo che tu portavi un cappello di lana in testa e una grande sciarpa ti avvolgeva. Il nostro primo grande pupazzo di neve, il nostro premio più grande!! Questi ricordi li dedico a mio fratello Maurizio, a Fabiana e Alessio...Amici mai dimenticati e sempre cercati...laggiù in mezzo a quelle montagne di neve, dove giacciono ancora i nostri sogni di bambini...Faber