Quello che mi colpisce mentre leggo, rallentando inevitabilmente la fretta degli occhi, e' come in poche righe sia concentrato tanto.
Sono righe che pesano, che comunicano benissimo uno scenario naturale, percepito e utilizzato pero', al contempo, per esprimere la mente e lo smarrimento esistenziale dell'uomo che avanza nella vita : nella grandezza mutevole, splendida e sottilmente inquietante del deserto, l'uomo e' piccolo, solo, pieno di domande, povero di risposte.
Si illude per un attimo di essere al " centro del mondo ", di un orizzonte che gli fa corona, ma poi comprende che si trova solo in un " luogo sconfinato " che, come il deserto, e' inafferrabile, mutevole, non circoscrivibile.
E mentre affonda il piede nell'instabilita' delle dune... sa di non lasciare orma.
L'inquietudine esistenziale appena lenita dalla poesia.