Autore Topic: Esercizio letterario n. 4 - Sulla morte  (Letto 718 volte)

presenza

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Esercizio letterario n. 4 - Sulla morte
« il: Novembre 12, 2012, 11:51:24 »
Quando si parla di lei, anzi quando non si parla di lei generalmente la paura ha preso il sopravvento. Il cuore batte all'impazzata, l'angoscia stringe la gola e si vorrebbe solo non vederla mai. Magari non si vede, ma sapere che esiste e trovarsela davanti quando chi amiamo sta per lasciarci, o anche noi stiamo per lasciare quella vita che abbiamo vissuto e forse vorremmo vivere ancora o forse no, ecco quello è il momento della paura. Se ripenso al volto di chi sta per morire e a quell'ultimo respiro violento che si porta via la vita, e se ripenso a come inaccettabile è per l'occhio umano vedere un corpo senza vita al punto che ci si aspetta da un momento all'altro che quello possa muovere una mano, o magari voltare la testa o aprire gli occhi, comprendo come siamo tanto attaccati alla vita. E magari sono parole al vento quando in piena vita riusciamo a dire che tutto scorre, lasciare andare è l'atteggiamento giusto di fronte alla perdita, alla fine. In verità non siamo niente, nessuno di noi lo è ed io per prima che sto qui a scrivere mentre la morte fa parte della vita e la vita fa parte della morte.
Perché si ha paura della morte? Forse perché è la fine della vita, forse perché è indissolubilmente legata al dolore della perdita, forse perché siamo attaccati come le patelle allo scoglio e detestiamo in cuor nostro dover lasciare tutto, tutto quello che abbiamo accumulato perché è troppo bello averlo? Eppure la vita ci regala così tanto tempo che quando abbiamo tempo di vivere non ci ricordiamo del tempo che scorre e quando siamo di fronte alla fine vorremmo accumularne ancora.
Mi guardo allo specchio la mattina, e perché no il pomeriggio o la sera prima di andare a letto e scopro sempre me stessa, così come sono. Ciò che cambia è quell'involucro al quale ci attacchiamo, il nostro corpo, e quando invecchia e diventiamo relitti è lì che ci accorgiamo di quanto il tempo passa.
Le cose, sì, tutto quello che abbiamo, facciamo, crediamo e lasciamo rimane, e non ci portiamo appresso niente, non ha senso, non potrebbe avere senso. Ed ecco che mentre stiamo lì in fondo ad un letto, magari con la malattia da compagna e con la morte vicina, è chi resta ad attaccarsi a quelle nostre cose. E quelle cose sono la storia di ognuno di noi. E chi ama quella storia non può disfarsene insieme con il corpo e così chiede alla vita di lasciare almeno quelle. La morte ci guarda da vicino e dice: “abbi cura di quelle cose, così come io avrò cura di lui, di questo corpo che hai amato”.
Amo la morte perché dà pace, e la vita perché dà la gioia. E amo entrambe perché si assomigliano, perché ci ricordano ogni istante che ogni cosa è un dono, perché ci ricordano che nulla è attaccamento, e nella libertà di essere troviamo, tutti, il niente.
Adesso è spuntato il sole, svegliati uomo, dice col suo calore e la sua luce, ogni momento è quello giusto. Nulla si ferma, nemmeno un corpo senza vita, nemmeno una vita senza corpo. Tutto cambia.
E allora, morte mia, compagna dei giorni senza giorno, comprendo adesso cosa vuol dire “vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo”, e mai come adesso vivo così.
Oh morte mia, nei tuoi occhi i miei occhi si perdono e lasciarsi andare è quanto di più dolce possa accadere. Sei quella pioggia sottile che si posa sulle cose, sei quel venticello leggero che soffia alla mattina e quel raggio di sole dopo una settimana di nuvole. Sei nella vita e della vita sei ogni cosa, in quella inevitabile fine che rende ogni cosa eterna.

Doxa

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Re:Esercizio letterario n. 4 - Sulla morte
« Risposta #1 il: Novembre 12, 2012, 15:05:41 »
Dall'orante del salmo 39, 6-7:

"In pochi palmi hai misurato i miei giorni,

e la mia durata davanti a te è un nulla.

Solo un soffio è ogni uomo che vive,

come un'ombra è l'uomo che passa."

Nuvolone

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Re:Esercizio letterario n. 4 - Sulla morte
« Risposta #2 il: Novembre 12, 2012, 20:09:15 »
Beh, Presenza, ho criticato tanto i tuoi interventi nei mesi scorsi, ma questo tuo post mi è invece piaciuto tantissimo !
« Ultima modifica: Novembre 12, 2012, 20:14:55 da Nuvolone »

ciro

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Re:Esercizio letterario n. 4 - Sulla morte
« Risposta #3 il: Novembre 13, 2012, 07:42:50 »
La morte scende con il suo silenzioso manto per tutti, indistintamente, donando assoluta giustizia in un mondo in cui la giustizia rimane solo un'utopia. Per gli uomini che invocano da sempre pace e giustizia tutto si realizza finalmente.
Un grande giornalista chiese ad un vecchio saggio in oriente se temesse la morte e questi rispose: perche mai dovrei temerla, è tutta la vita che l'aspetto.
Chi era l'uomo senza senso? L'intervistatore o l'intervistato?
Come sai, Presenza, l'intervistatore abbraccio la morte con una serenità superiore a quella mostrata da Socrate.
Molti credono che chi non ha paura della morte non ami la vita. Io credo che vita e morte siano da amare nello stesso modo, aspetti della stessa sotanza.

Buona vita a tutti e soprattutto buona morte.

Ciro

Claudia

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Re:Esercizio letterario n. 4 - Sulla morte
« Risposta #4 il: Novembre 19, 2012, 15:44:45 »
La morte intesa come l'unica cosa giusta della vita, come dice Ciro; la morte che non risparmia nessuno, che non bada se sei umile o potente, ricco o povero, felice o infelice.
Totò diceva che " la morte è una livella", infatti tutto si uguaglia di fronte alla silenziosa e imperiosa Signora che, in fondo, è la padrona assoluta della nostra vita perchè è lei a decidere quando reciderla, senza soffermarsi un attimo a pensare se stiamo vivendo nel pieno della giovinezza e delle speranze o se, ormai vecchi e stanchi, non ci fa quasi più paura.
Si potrebbe anche obiettare che c'è una grande differenza tra morire a vent'anni più che a ottanta.
Sembra allora che la morte tanto giusta non sia.
La verità è che siamo noi, calati nel nostro piccolo vivere, a dare un'importanza eccessiva al tempo che è solo un'illusione, una nostra invenzione.
Qualche decina d'anni, tempo che ci appare così lungo, nulla è di fronte alla voragine eterna e misteriosa che tutti ci accoglie, forse meno di un battito di ciglia.
Vita e morte sono le due facce di una stessa medaglia, ma noi ci ostiniamo a voler vedere e ad ostentare solo la faccia che parla di vita, perchè l'altra, pur attirandoci con il suo mistero, ci spaventa, come tutto ciò che non conosciamo.

                  Claudia
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ciro

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Re:Esercizio letterario n. 4 - Sulla morte
« Risposta #5 il: Dicembre 27, 2012, 08:26:11 »
Questo accade, cara Claudia, quando vogliamo misurare l'infinito con un metro da sarta.
Accorgerci e accettare i nostri limiti è solo il primo passo, ma il più importante.

Ciro

Claudia

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Re:Esercizio letterario n. 4 - Sulla morte
« Risposta #6 il: Gennaio 04, 2013, 16:45:33 »
Infatti, l'infinito è tale perchè non si può misurare; è tale perchè è senza tempo; è tale perchè non possiamo conoscerlo...noi piccoli esseri umani, ma solo intuirlo.....appena un poco, poi l'infinito sfugge dalla nostra mente...limitata e finita!


        Claudia
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ciro

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Re:Esercizio letterario n. 4 - Sulla morte
« Risposta #7 il: Gennaio 11, 2013, 09:22:24 »
 :rose: