Lei è araba, l'ho vista sempre col fazzoletto attorno al capo. Ne ha diversi, e tutti di vari colori o disegni. Lei sta sempre coperta e in pantaloni. Aspettiamo entrambe l'uscita dei figli dalla scuola. Un giorno ci siamo sedute vicine sulla panchina del cortile e abbiamo cominciato a parlare. Lei mi ha raccontato di se stessa, della sua religione, io le ho raccontato di me. Il suo nome non so pronunciarlo e perciò l'ho dimenticato.
Stamattina l'ho rivista dopo mesi, mi ha donato il suo sorriso e ci siamo abbracciate. Mi ha raccontato della sua preghiera ed io sono stata ad ascoltarla. I suoi grandi occhi castani e profondi, i suoi gesti delicati e la grazia delle sue parole, e io la guardavo. Per questo scrivo di lei. Continuerò domani però, oggi sono stanca.