A Padova, nella Cappella degli Scrovegni, le serie delle Virtù (parete destra) e dei Vizi (parete sinistra) decorano la fascia inferiore delle pareti.
L’affresco giottesco a monocromo dedicato alla Ingiustizia è di fronte a quello della Giustizia.
L’Ingiustizia è simboleggiata da un uomo anziano in posizione seduta, davanti le sue gambe ci sono degli arbusti. Nella mano sinistra regge una spada, nella mano destra sorregge un arpione. In basso, c’è il fregio con tre scene, in quella centrale si vede una donna che viene denudata da uomini, per stuprarla secondo gli studiosi.
Di questa violenta scena mi sono ricordato oggi, 25 novembre, in occasione della “
Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, voluta nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
La data del 25 novembre fu scelta per ricordare il brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal nella Repubblica Dominicana. Mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate e strangolate, poi furono gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Molte donne vengono uccise ogni anno anche in Italia, con modalità diverse.
Settanta volte su cento la mano che uccide è quella di un uomo da lei conosciuto: un familiare, il partner, un ex che confonde l’amore con il possesso. In questi casi alcuni esperti sostengono che sia più preciso parlare di “
femminicidio”.
Il vigente Codice civile italiano riconosce alle donne coniugate pari diritti e pari doveri rispetto ai mariti, ma fino al 1975 la legge assegnava al marito il ruolo di capofamiglia, garantendogli maggiore potere decisionale rispetto alla moglie, che era obbligata ad assumerne il cognome e ad accompagnarlo dovunque egli ritenesse opportuno fissare la residenza.
Anche la possibilità per una donna sposata di avere un lavoro fuori casa era considerata subordinata alle esigenze della famiglia, stabilite comunque dal marito.
Fino al 1981 in Italia nel Codice penale era previsto il "delitto d'onore", un tipo di reato perpetrato per tutelare il cosiddetto "onore" o la reputazione: ad esempio l'uccisione della moglie adultera o dell'amante di questa o di entrambi, era sanzionata con pene attenuate rispetto all'analogo delitto di diverso movente, poiché si riconosceva l'offesa all'onore arrecata da una condotta "disonorevole" e la "riparazione dell'onore" non causava riprovazione sociale.
Questo è il testo dell'abolito articolo 587 del Codice penale: "Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella."
Spesso il femminicidio è l’ultima tappa di una serie di vessazioni, maltrattamenti e violenze nell’ambito di un rapporto di coppia.
Il reato di stalking è in vigore dal 2009 per punire l’aggressione psicologica, realizzata con continue telefonate, tentativi di controllo, pedinamenti, A comportarsi in questo modo di solito sono gli uomini che non accettano il rifiuto femminile, pretendono con la forza ciò che viene loro negato.
Le persone non modificano i comportamenti solo perché una legge proibisce alcune cose. Per i molestatori non funziona da deterrente la minaccia dell’arresto, della detenzione.
Molte donne esitano, temono, non reagiscono. Serve loro molto tempo per capire le difficoltà in cui si trovano, perché sottovalutano i cosiddetti “campanelli d’allarme” che precedono le situazioni a rischio.
Segnali talora percepiti banali, come la gelosia esasperata od un atteggiamento possessivo, possono sconfinare in eccessi da non sottovalutare.
Occorre ricordare che fino al 1968 in Italia l’adulterio veniva di solito punito solo se l’infedele era la moglie, e che la violenza sessuale è considerata “un delitto contro la persona” da appena 16 anni: fino al 1996 era un reato contro la “moralità pubblica e il buon costume”, cioè contro dei concetti astratti anziché contro la donna che la subiva.
Gli uomini violenti reputano la donna sottomessa. Essi hanno scarso controllo degli impulsi e dell’emotività. Tendono a sentirsi dominanti, padroni rispetto alla donna, la quale, invece, negli ultimi decenni ha avuto un miglioramento nel ruolo sociale, perciò non accetta più tale subordinazione. Nell’interazione con gli uomini vuole la parità.