IO SRANIERA
Straniera, esclusa, emarginata, in una sola parola “diversa”.
E’ così che oggi considerano quelle come me, quelli che conservano ancora origini lontane, legate a un odore di mare che qui non si respira.
Siamo diversi dalla massa noi, diversi da coloro che non sanno far altro che appoggiarsi a sguardi furtivi, per capire che il nostro mondo non gli apparterrà mai. Eppure tutti percepiamo la stessa realtà da due occhi soltanto, e tutti possediamo due mani per afferrare, due gambe per specchiarci allo stesso destino e un solo cuore che ama, soffre, scalpita, esulta, vive.
Ma in questo lato del mondo i nostri occhi sono troppo scuri, le nostre mani ladre di un qualcosa che non ci appartiene, le nostre gambe troppo veloci, il nostro cuore troppo sporco e disonesto.
Siamo bersagli inermi per questa società malata, che osserva, mette alla prova, seleziona e alla fine elimina.
E alla fine è noi che elimina.
In certi giorni voglio pensare che non sia così, convincermi che il loro odio possa tacere di fronte a questa mia diversità.
Ma intanto continuo a cadere.
Cado, cado ancora, e mi sforzo di rialzarmi, ma non ce la faccio. Tento. Ancora una volta, ma tutto questo fa male, tanto, troppo male, e non resisto più.
Cado, e mi ritrovo a terra ora, le lacrime scendono, le parole soffocano. Ma accanto a me vedo loro adesso…perché quando si cade, ci si ritrova tutti nello stesso baratro…e non c’è diversità che salvi se stessa.