Mio padre ha scritto tre libri, e in ogni libro ci sono disegni. Sono i suoi, odorosi di un tempo ormai andato. E se mai tornasse quel tempo son sicura che lui lo vivrebbe.
Non ho mai letto quei libri, e non so nemmeno io il perché, forse non mi hanno mai interessato. Anche se un padre scrive libri, non vuol dire che debbano essere interessanti per forza. Oggi invece all'improvviso sono diventati interessanti. Ne ho preso uno, una romantica storia diceva il sottotitolo, andrà bene mi son detta e così l'ho portato da lui e sedendomi sulla sedia ho cominciato a leggerlo. La mente ha cominciato a vagare, e quando mi è parso che i suoi occhi s'inumidissero di lacrime, ho smesso di colpo mettendo via quel libro.
Il silenzio ha parlato e mi sono chiesta quali erano i suoi pensieri. Cosa importa sapere i pensieri non saprei, forse è un modo come un altro per tenersi impegnata la mente. E adesso d'improvviso mi viene in mente un sogno che ho fatto tempo addietro: un panificio, sì, stavo in un panificio e lì dentro c'era tanto pane, tantissimo e tutto buono a vederlo. C'erano ciambelle e mafaldine con i semi, e poi gemellini e trecce, filoni e sfilatini con olive e semplici... qualcuno di quelli che spiegano i sogni così a buon mercato, mi disse un giorno che il pane vuol dire pazienza. E' se è vero o no poco importa, perché in fondo la pazienza se non si ha prima o poi arriva. Secondo me non si può non averla, e dopo un momento di sbandamento tutti alla fine ci adattiamo e con pazienza. E se non facessimo così non avremmo vita lunga. Certo ci sono quelli che si ostinano a non accettare le cose così come sono, e dopo? E così ho posato quel libro e ho parlato di altro, e un attimo dopo era già tutto dimenticato, sepolto da qualche parte nella mente. Certo che è strana la mente, che se ne farà di tutti i pensieri e ricordi, e soprattutto quanti cassetti avrà, e menomale che non è soggetta al cambio di stagione, altrimenti chissà che passatempo.
Quando sono uscita dalla sua stanza c'era Giuseppe che beveva il té, e mi ha cantato una canzone, lui le sa tutte e compreso l'anno. Poi mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: ci vediamo e rivediamo presto. Ho annuito e poi mi sono detta: sì è così, fino a che è così. Ci vediamo e rivediamo presto.