Era già settembre, lo ricordo perfettamente, saranno ormai trascorsi vent'anni da allora e malgrado io non ricordi più le date, settembre, quel settembre me lo ricordo ancora. Mi chiamò al telefono e come un animale inferocito mi accusò d'averlo tradito, ingannato e preso in giro. Ricordo il mio vano tentativo di spiegare, dire con semplici parole che il mio non era stato tradimento, ma niente, la sua rabbia era infinita, e quando mi chiuse in faccia il telefono nelle orecchie ronzavano ancora come uno schiaffo in pieno viso, quegli insulti che poi nel tempo mi cucinarono il cuore.
Non passò molto che mi richiamò per dirmi in quello stesso giorno: “mia madre è morta, lo capisci? Adesso, in questo momento, l'unica mia famiglia, lei se ne è andata laciandomi solo, qui, in questa vita senza più alcun valore per me”.
Fu immenso lo scoraggiamento che mi prese, tentai di aiutarlo e mi rispose soltanto: “tu non conti niente, non sei famiglia, non puoi fare niente”. E così non feci niente, solo accolsi il dolore. Nulla si può di fronte ai fatti della vita e anch'io come altri mi tenni il silenzio e da quel momento cominciai a crescere.