Allora ero una " trimestrale " alle mie prime esperienze. Dell'ufficio non avevo capito neanche il
nome. L'ambiente era comunque improntato al timore : si doveva lavorare e alzare poco la
testa, ossia fare poche chiacchiere, i colleghi piu' anziani ti facevano sentire poco piu' di un vermetto e non ci si sentiva molto rilassati.
Ma il meglio era lui : grasso, basso, testa semipelata e untuosa, occhiali spessi come uno della
" Banda Bassotti ", labbra carnose che producevano ribrezzo sulle quali aleggiava perennemente,
manco ci fosse parcheggiato, un sorrisetto malevolo e insinuante, che faceva il paio con gli occhi acquosi e ipovedenti cui pero' non sfuggiva nulla. Lo si sentiva sulle spalle, sulla nuca ( o altrove ) il suo sguardo cattivo e per alcune di voglia repressa.
Si sapeva che andava a puttane, perche' chi sarebbe mai stata con lui?
Tu passavi, intenta a un compito o all'altro, e sentivi letteralmente il sibilo, proprio come di una vipera, che ti seguiva.
La maldicenza, la frasetta ironica e velenosa, l'imitazione storpiata della voce, la caricatura del modo di fare.
Le appoggiava li', rivolte un po' all'aria un po' al collega vicino, quelle sue frasi che, se udite dalla malcapitata, la pungevano e la ferivano anche se non lo mostrava.
No, la poveretta, specie se adeguatamente provvista di amor proprio, " non gli dava la soddisfazione " di far capire di aver sentito o, peggio, di prendersela. Ma poi, una volta sola.....
" Quella l'ho fatta piangere ! " si vantava lui soddisfatto, anzi interiormente gongolante.
Ma lo faceva a mezza bocca e a mezza voce, nel suo stile untuoso di vipera vigliacca.
Lanciava le sue frecciate, ma sempre alla schiena.
Davanti pareva neutro, assente, di gomma, isolato in quel suo strano " io " di essere consapevole della propria poca attrattiva fisica.
Ripugnanza, per la verita', e ritengo lo percepisse.
Tutti lo chiamavano per cognome, non solo perche' usava cosi' ma perche' avventurarsi sul suo nome avrebbe dato l'idea di una volonta' fraterna che non era proprio immaginabile.
Lui d'altra parte voleva esser nelle grazie o quantomeno accetto solo dai superiori o da chi temeva, ma per tutti c'era sempre in serbo un'oncia di cattiveria non appena avesse visto uno spiraglio di debolezza.
Solo una collega non piu' giovane ma ancora piacente, con l'astuzia della sua terra e il savoir-faire e i sorrisi dolcemente falsi, aveva il coraggio di prenderlo sotto braccio, quando lui imperversava e brontolava troppo, portarselo in giro e ammansirlo con carinerie che, dato il soggetto, apparivano grottesche e allucinanti.
Si sentivano gli ultimi brontolii malevoli, poi lo si vedeva piegare le labbra in un certo sorriso untuoso e compiaciuto, come di chi sa di non essere amato ma ugualmente si compiace degli effetti visibili del suo potere.
" Toro ! " gli sorrideva lei con falsa lusinga e storpiando con voluta ambiguita' il suo cognome.
E lui, tenuto confidenzialmente a braccetto, non si sottraeva, e sorrideva sgradevolmente di rimando.
Tanto sgradevole, quel sorriso poco felice e cosi' raro, che veniva di guardare da un'altra parte per il disagio.
" Brr !! " ti dicevi " Ma come fara'? "
" Come fara' senza dare di stomaco? " : il pensiero era di tutte e pareva quasi aleggiare nell'aria.
Si faceva finta di niente, mentre lei moltiplicava i falsi sorrisi altrettanto falsamente provocanti, e lui la guardava con occhio porcino e poi si girava a guardare tutt'attorno il suo pubblico di odiate donnette.
" Vedete? " pareva dire " Vedete?!? " " Sono un uomo, e c'e' chi lo capisce! " " E che uomo, brutte puttane smorfiose ! "
Anni duri, tempi duri, quelli di Foro/Toro.
Anni in cui si poteva licenziare senza troppa difficolta', ed era meglio ingoiare e sopportare.
O cosi' mi era stato riferito, io per fortuna non ho avuto esperienza diretta, ero arrivata che i tempi stavano un po' cambiando.
Pero'.....
L'essere malevololo per eccellenza aveva vari guai di salute, oltre alla forte ipovedenza.
Solo pochi intimi pero' ricevevano le sue rare confidenze.
Non si fidava di nessuno, la fiducia non poteva proprio concepirla.
Un bel giorno, passati tanti anni e andato lui ( credo ) gia' in pensione, si seppe che era morto.
Qualcuno chiese come, ma c'era piu' che la curiosita' e l'istinto del pettegolezzo una punta di...
Soddisfazione?
Gli uomini non so, ma per le donne non ci fu amarezza alcuna, anzi.
Qualcuna, che da lui piu' aveva patito, ebbe la faccia di dire che ben gli stava, che lei certo non avrebbe pianto o commiserato il suo destino.
Perche', si seppe, era morto solo e pressoche' cieco.
Solo la collega che l'aveva tenuto a braccetto ando' al suo funerale.
E pote' cosi' riferire, con falsa pieta', che non c'era quasi nessuno.
" Una parente.., forse una sorella, ma non so chi fosse "