Vado in bagno a liberarmi dell'ultimo litro di birra. La tazza del cesso è gialla e incrostata di macchie di urina, sedimentate da più di un mese. Tiro lo sciacquone e con un pugno faccio tornare il bottone della vasca di scarico al suo posto. S'incastra sempre!
Lo specchio mi restituisce la faccia sudaticcia, alcuni peli bianchi brillano sul pizzo storto come mosche bianche sul pube di una zoccola del barrio De Diaz Ruiz. Il rubinetto sputacchia un fiotto d'acqua rugginosa. Mi sciacquo la faccia. Nonostante le borse sotto gli occhi e le guance ormai cadenti, gli occhi azzurri mantengono la limpidezza glaciale di un tempo. Mi sistemo il colletto della camicia, inghiotto due compresse di Atarax e mi chiudo la bottega aperta dei pantaloni.
Sprofondo nella poltrona in salotto, chiudo gli occhi e aspetto che l'Atarax faccia effetto mentre penso al modo per seminare i due angioletti della Biostar che controllano l'ingresso di casa.