Mezzanotte. Versai il latte nei cereali pensando alle telefonata di venti minuti prima.
«Stasera farò un po' tardi. Niente, ho pensato di avvisarti, per fartelo sapere, voglio dire. "Ora la chiamo così sa che faccio tardi", ho pensato. Ho clienti, tutti i tavoli pieni! Che roba, eh?» tutta allegra, lei.
«Ho pensato di avvisarti», la scimmiottai mentre prendevo il cucchiaio e tornavo in camera. Non mi era chiaro come facesse a lavorare "così tanto" e a presentarsi ben truccata e con i tacchi.
Il bambino dormiva, per fortuna. Mi misi a sedere vicino a lui, con la gamba incrociata, il libro perfettamente in equilibrio e la tazza di latte in mano. Feci qualche rapido calcolo. Se l'orario solito era l'una di notte, "un po' tardi" significava le due.
Pensai a mio fratello. Perchè diavolo era ancora fuori? Ma non ci pensava che magari il proprietario del locale aveva dei figli?
E magari i figli erano con la baby sitter.
E magari lui era la causa per il quale il proprietario avrebbe fatto tardi a casa, lasciando sveglia la povera disgraziata?
Decisi di chiamarlo.
«Ehilà» rispose al quinto squillo.
«Ehi Antò. Sei in panineria?» domandai.
«Sì» mio fratello è il classico tipo da rispondere solo "sì".
«Pensi di tornare prima delle due?»
«Uhm. Bhà. Penso verso l'una e qualcosa» due versi e una frase, dovevo ritenermi fortunata.
«Okay. Senti fratellone caro, me lo porti un panino würstel, patatine, insalata, ketchup e maionese?»
«D'accordo. A dopo.»
Ecco cosa mi piaceva di lui. Niente domande stupide sul perchè all'una di notte volessi un paninazzo simile.
Continuai a leggere. Adesso avevo un motivo in più per stare sveglia: il panino.