Autore Topic: effetto Dunning-Kruger  (Letto 1357 volte)

Doxa

  • Muhuhuhu
  • *
  • Post: 2734
  • Karma: +38/-15
    • Mostra profilo
effetto Dunning-Kruger
« il: Maggio 15, 2018, 17:24:36 »


effetto Dunning-Kruger


Gli psicologi David Dunning e Justin Kruger, docenti all’università statunitense Cornell University (è ad Ithaca, nello Stato di New York), hanno  studiato una forma di distorsione cognitiva, a causa della quale individui poco esperti in un settore tendono ad iper-valutare le proprie abilità, perché  non sono in grado di giudicare oggettivamente se stessi, e non si rendono conto della superiorità delle abilità altrui.
Questa distorsione viene attribuita all'incapacità metacognitiva.

Per  metacognizione (= oltre la conoscenza) s’intende il livello di conoscenza  dei  propri processi cognitivi (memoria, attenzione, percezione e pensiero); implica l’abilità di controllare questi processi e anche di valutarli, al fine di modificare il proprio modo di apprendimento.

Il termine di metacognizione viene spesso associato al concetto di “Imparare ad imparare”: significa riconoscere ed in seguito applicare comportamenti, abitudini e strategie utili per un efficace processo di apprendimento che sia anche sufficientemente consapevole.

All’incapacità metacognitiva si contrappone il possesso di una reale competenza, che può produrre la distorsione inversa. Infatti ci sono persone più esperte di altre nella loro attività professionale che tendono a sottovalutare la propria abilità, credono che ciò che fanno sia semplice e che le loro doti siano comuni.

Gli psicologi David Dunning e Justin Kruger hanno tratto la conclusione che “l'errore di valutazione dell'incompetente deriva da un giudizio errato sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri”.

I due ricercatori hanno osservato considerazioni simili alla loro in altre affermazioni di noti personaggi del passato: 

Charles Darwin: “L'ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza”;

Bertrand Russell: “Una delle cose più dolorose del nostro tempo è che coloro che hanno certezze sono stupidi, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni”;

William Shakespeare si esprime in modo analogo nella sua commedia titolata “Come vi piace”: Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio”. Nella stessa commedia, atto secondo, scena settima, Shakespeare fa dire al personaggio che si chiama Jacques: Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne solamente degli attori. Essi hanno le loro uscite e le loro entrate. Ognuno nella sua vita recita molte parti, e i suoi atti sono sette età”.

Risalendo ancora più indietro nel tempo, s'incontra la celebre frase del filosofo greco Socrate, attribuitagli dal discepolo Platone nella sua "Apologia di Socrate": “Dovetti concludere  con me stesso che veramente di cotest'uomo ero più sapiente io: [...] costui credeva di sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo di sapere".

Alla base del pensiero socratico c’è la convinzione di "sapere di non sapere", intesa come consapevolezza di non conoscenza definitiva, che motiva al desiderio di conoscere: più ci si addentra nello studio e nella conoscenza, più ci si rende conto delle infinite ramificazioni del sapere. La conoscenza diviene pertanto un processo in divenire e mai del tutto esaurito.