Strinse il suo petto affondandovi le unghie, lui si svegliò di soprassalto. La udì. Il respiro strozzato e ansimante lasciava spazio a parole poco definite, quasi gridate. Cercò nell'oscurità il suo volto e le accarezzò la fronte. Sudava. Strinse il suo corpo al suo e la chiamò piano. "Amore, Amore svegliati". Lei per tutta risposta si aggrappò alle sue gambe come un koala. Le scosse le spalle, lei aprì gli occhi ancora pervasi d'ansia e soffocò un urlo cercando di liberarsi dalla stretta di lui. Mettendosi a sedere tentò di riappropriarsi del proprio respiro. "Vieni qui" sussurrò lui. Lei con diffidenza si lasciò avvolgere dalle sue braccia. "Cos'era?" "Niente" mentì lei trattenendo le lacrime, "te lo dirò domani mattina. Scusami, torna a dormire".
Rimase a fissare l'oscurità con occhi vuoti per un tempo illimitato. Sfiorando il torace del suo ragazzo cercava disperatamente di separare la realtà dal sogno. Ma il buio le rendeva impossibile l'impresa.
Un uomo andava mostrandole pezzi di gente morta pendenti dal soffitto di una stanza. La loro stanza. Quell'uomo era lui e quei corpi li avevano ammazzati insieme.