Autore Topic: Quelli che ne sanno  (Letto 453 volte)

presenza

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Quelli che ne sanno
« il: Agosto 28, 2012, 00:49:19 »
Vado alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, mi aggiro ogni mattina tra i bidoni dell'immondizia, e adesso che raccolgono l'umido solo tre volte la settimana raccatto ancora meno. Qualche volta decido d'andare a quella mensa dei poveri, lì in piazza dell'ospizio, ma c'è un barbone che mi fa la corte e non lo sopporto, come non sopporto quelle ragazzine tutte pulite e fresche di doccia che non guardandomi nemmeno mi riempiono il piatto.
Che ne sanno loro, chi sono stata. Ma chi sono stata veramente? Non me lo ricordo più.
Che importa ormai, tanto non sono più. Sto qui fissa a spiare il momento in cui l'infermiere esce da quella porta sul retro delle cucine e mi fa cenno con la mano. E così mi vengono i pensieri. Non posso certo impedire alla mia mente di fare il suo lavoro, eppure se potessi me li toglierei di mezzo questi pensieri. M'ingombrano un cervello che ha ancora e solo posto per il cibo. Ah finalmente eccolo lì. Ehi, uomo, ti guardo e tu non alzi nemmeno gli occhi? Che fa adesso, torna indietro? Ehi tu, sto qua sotto quest'albero! Ah ecco, mi fa cenno.
- Non ti avevo vista.
- Fa niente, adesso sto qui, hai cosa per me?
- Sì, ma vedi di non ritornare più, qui non gradiscono la tua presenza.
- Non vado certo a toccar le pentole e poi che fastidio darei?
- Nulla, nulla, ma sbrigati che è meglio prima che passo i guai.
- E tu dammi quel piatto allora, vado a mangiare alla villa se qui ti offendo.
- Ecco tieni, e non farti vedere per alcuni giorni.
- Uh quante storie per un piatto!
Ci voleva pure questa adesso, e così sono costretta a cercarmi un altro ospedale. Spero che non si passino la voce. E adesso perché mi viene in mente mia madre? E perché non dovrebbe venirmi in mrente lei così seria e rigida. Se sapesse come sono finita, mi ha fatto studiare perfino il pianoforte e poi l'ho venduto quel coso, meno male, ci ho guadagnato il pranzo per qualche mese. E adesso perché queste lacrime, forse è piccante questa pasta. Sì proprio, la pasta dell'ospedale è piccante. Che scusa del cavolo per non dirmi quanto sto male a fare la barbona, non c'ero certo abituata. Ma forse è meglio così. Una casa, una macchina, il televisore, i mobili a che mi son giovati? A venderli, mi son giovati, perché altrimenti chissà da quando che facevo la vita. E invece adesso che sono vecchia mi rimane solo di mangiar cibo senza nulla in cambio. Tanto chi la vuole una come me, a parte il vecchio della mensa. E adesso si sono messi a perseguitarmi pure le assistenti sociali. Disgraziate, allora dovevate aiutarmi, quando v'ho implorato che non riuscivo più a farcela con le spese. Adesso a che mi servite? Ve lo dico io, non mi servite più a niente ed è inutile che venite a cercarmi, a farmi la predica. Ormai le prediche non le sento più nemmeno in chiesa. Però, è buona questa pasta di ospedale, quasi quasi domani ci ritorno, chissà che non c'è l'altro infermiere di turno, quello più buono. A volte oltre alla pasta mi dà qualche pezzo di pane, e una volta mi ha portato perfino una fetta di carne rosicchiata solo di pochissimo. Mi ha detto di star tranquilla, che non mi sarebbe accaduto niente, era di un bimbo che faceva solo i capricci.
Ora, dico io, vabbé che sono una barbona, ma quel rosicchio di bimbo poteva pure toglierlo via prima di darmi la bistecca, non sono poi così scarto io da rifilarmi uno scarto.
Ma che mi lamento a fare, qui siamo tutti così, anche io ho dato il mio scarto ad Angelina perché dimenticasse il suo amato. Quella sera m'è toccato d'andare a dormire senza l'ombra di un pasto decente. E poi che ho concluso? Angelina l'indomani è morta lo stesso, a saperlo me lo mangiavo io il mio scarto e invece se ne è andata lasciandomi il debito. Ora a me chi mi ripaga del digiuno di un pranzo? Certo dovrei chiederlo all'amato, ma quello è così fresco con la sua bottiglia che trovarlo sobrio ormai è l'eccezione.
Che caldo che fa oggi, se mi spogliassi per andare al mare, le mie cose non le troverei più, qui si fregano tutto questi ladri barboni. E così sono costretta a tenermi tutto addosso, e li sento i commenti della gente che farebbe meglio  a farsi i fatti suoi. Sento che mi dicono alle spalle, mi dicono che sono una poveretta perché non capisco più il caldo e il freddo. Che ne sanno della vita, che ne sanno che ogni giorno è una lotta!