Autore Topic: La villa  (Letto 677 volte)

ninag

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La villa
« il: Agosto 31, 2012, 13:54:55 »
Era da parecchi anni che nessuno ricordava un’estate così lunga e calda,  tutti ormai erano stanchi di mare e di spiaggia.
Le ragazze si attardavano per le vie del centro, a guardare annoiate le stesse vetrine, le rondini sfrecciavano veloci, nel cielo. L’atmosfera era ancora tersa e luminosa per quanto una leggera velatura ogni tanto indicasse l’imminente autunno, i bar erano affollati. I cittadini adoravano mangiare il gelato seduti ai tavolini che molti locali ormai ponevano all’esterno, intorno alla piazza di Carlo Felice, ferveva una grand’attività e alla consuetudine di un buon gelato sembrava non voler rinunciare nessuno.
Come spesso accade la pioggia arrivò ai primi d’ottobre, scrosciante e fastidiosa accompagnata da un turbolento maestrale che non la lasciava cadere mai nella stessa direzione ora obliqua ,ora da un lato, ora torrenziale.
I tavolini furono posti al riparo nell’attesa di giornate più propizie, nessuno credeva realmente che l’autunno fosse gia arrivato, le nuvole riversarono il loro respiro sulla terra per diversi giorni, e la città perdette quell’aspetto vagamente vacanziero con cui si era addobbata per molti mesi.
Il caldo in ogni caso resistette, dando alla città un’aria lievemente tropicale, intanto era caduta dal cielo insieme alla pioggia una finissima sabbia rossa che aveva ricoperto indistintamente case, auto, strade.
La pioggia aveva cessato di cadere e il rumore delle auto sull’asfalto sembrava essersi fermato, la casa al primo piano gli era sembrata comoda dopo aver vissuto per tre anni in una mansarda, ma non aveva mai pensato che sarebbe stato così fastidioso lo sfrecciare delle auto sull’asfalto quando era bagnato.
Un ronzio lo svegliò all’improvviso era la suoneria della sveglia,doveva aver di nuovo sbagliato nell’impostazione. Un’imprecazione gli sibilò tra i denti,cercò di bloccarla senza accendere la luce, ma il bicchiere posto sul comodino si rovesciò e cadde   andando in frantumi.Una luce fioca passava dalla tapparella abbassata, che ormai non sollevava più da giorni.
Il pensiero di Sandra lo raggiunse, come una frustata in petto, era lei che sollevava sempre le tapparelle, affermava che il buio non lo sopportava.Il suo telefonino incominciò a vibrare, emettendo piccole lucette, lo prese almeno quello si vedeva e rispose
“Pronto”,la sua voce sembrava provenire da lontano tanto era profonda, pensò che aveva fumato una sigaretta di troppo. Dall’altro capo del telefono proveniva un fastidioso ronzio, ma non si udiva nessuna voce, stava per riattaccare quando percepì una parola.
“Capitano, sono Rosato, mi sente”?Chiese con fare agitato.
“Parla, ti sento”,egli rispose mentre con una mano si toccava la barba che non si radeva da tre giorni.
“C’è stato un omicidio”, disse frettolosamente il suo interlocutore.
“Allora”? Chiese interrogativo, “ mi vuoi spiegare”.
“E’ una donna, pare sia la proprietaria di una casa di riposo chiamata Casa Smeralda, o forse è meglio dire era”
“ Va bene e dove si trova Casa Smeralda”continuò egli cercando di stare calmo.perché si rese conto che si stava spazientendo, in effetti la sua sveglia segnava le sei meno un quarto.
“In viale Morello, cioè una traversa mi pare via dei … accidenti non mi viene.
“Ho capito, ora vado, avete già mandato la volante “? Chiese come per confermare i suoi pensieri.
“Ma certo è partita adesso”.Rispose l’uomo all’altro capo del telefono.
“Bene, vado”. Rispose mentre appoggiava il telefono sul letto, bene un cazzo pensò, quando si ricordò che quella notte era di turno Girali, è pensare che gli avevano assicurato che era l’uomo più efficiente che fosse arrivato nel loro commissariato.
Intanto aveva trovato l’abatjour e una luce pallida si allungò sulla camera, guardandosi attorno si rese conto che erano due giorni, che Elisa non si vedeva, qualcuno doveva pur rimettere in ordine la casa.
Era riuscito ad evitare miracolosamente il bicchiere rotto, sul pavimento, certo una doccia sarebbe stata una cosa buona, e magari un caffè, perché aveva cenato con una birra e due fette di formaggio.
Si avviò verso l’uscita. Appena fu fuori del portone vide che la città era ancora addormentata, solo poche auto circolavano sulle strade, che ormai erano quasi asciutte. Salì sul suo vecchio maggiolone nero, l’aveva appena fatto riverniciare, e guardarlo così con quelle gocce d’acqua non ancora asciugatesi gli fece pensare a quella volta che si era messo piovere all’improvviso, mentre con Roberta mangiavano il gelato a Marina piccola, era una bella serata di fine estate, c’era solo una leggera brezza, in quel periodo andava spesso da quelle parti, era stata un’estate fantastica, era uscito spesso in barca, con Pino e Matteo, Pino amava andare di bolina, e una volta stavano per scuffiare.
La barca di cinque metri e mezzo, forse era troppo leggera,perché avevano eliminato alcune parti degli interni per fare una regata, che poi non si era fatta, poiché era calata la bonaccia, e così avevano dovuto rinunciare. Fu quel giorno che conobbe Roberta, bionda gambe lunghissime e robuste, magra ma forte insomma una surfista.Erano usciti insieme diverse di volte, poi lui non l’aveva più cercata, del resto neppure lei aveva fatto molto e nonostante ci fossero delle buone premesse le cose non avevano funzionato, di lei gli era rimasto il ricordo di un lieve profumo, piuttosto dolce, l’aveva sentito mentre la baciava sul collo.
L’aveva incontrata solo una volta da quando avevano smesso di frequentarsi, e lui era rimasto stupito dal fatto che lei fosse così affettuosa nei suoi confronti, in fondo non si era comportato così bene, ma certo neppure male.
Cercò di concentrarsi e dimenticare quella storia, anche se non voleva ammetterlo con se stesso inconsciamente cercava di prepararsi a quanto avrebbe visto, e aveva cercato nelle sua memoria ricordi rassicuranti. Entrato nell’auto si accorse di non aver preso le sigarette, girò la chiavetta e l’auto partì. Alcuni autobus uscivano dai depositi, i semafori lampeggiavano senza sosta. Un ragazzino con un motorino gli attraversò la strada, desiderò scendere e dargli due calci nel sedere.Via Roma era quasi irreale, le navi in porto avevano le luci spente, i parcheggi del largo erano quasi tutti liberi, imboccò il corso, due cinesi avevano gia aperto il negozio.
Attraversò quasi tutta viale Morello, i ficus erano stati potati di recente, e sembravano inermi mentre protendevano i loro rami verso il cielo.In pochi minuti si trovò davanti all’edificio, parcheggiò e scese dall’auto. La volante era ferma con le luci accese proprio davanti all’ingresso, dell’edificio e un poliziotto sembrava controllare l’ingresso.Un gruppo di curiosi guardava cercando di capire cosa fosse accaduto.
“Alberto”!disse  mentre l’uomo accanto al portone si girava nella sua direzione.
“Si  dottor Valla, è tutto sotto controllo, siamo arrivati da dieci minuti ”! Esclamò l’uomo in divisa mettendosi sull’attenti.
“Va bene ma vedi di spegnere quelle luci”.Gli disse prima di infilarsi le mani in tasca, indicando la volante.
“Subito”,rispose l’uomo mentre si portava la mano verso il cappello in segno di saluto.
“Riposo, riposo”, gli intimò “dentro chi c’è “?
“ Dairi, Massa e Pintus , e io”
“Lo vedo”.Disse Valla ironicamente.

presenza

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Re:La villa
« Risposta #1 il: Agosto 31, 2012, 22:43:01 »
Un incipit abbondandemente descrittivo dall'inizio alla fine. Curato nei particolari e nelle immagini che rimanda. La domanda sorge spontanea e nemmeno tanto originale: cosa troverà il comandante?

ninag

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Re:La villa
« Risposta #2 il: Settembre 01, 2012, 13:20:32 »
 Grazie Giusi, l'incit è l'inizio di un giallo, che ha ben 150 pag, che  userò solo su zam, perchè dopo averlo scritto ho visto in un film una storia simile ahahah, per cui torturerò solo gli zammiani ahahah
« Ultima modifica: Settembre 10, 2012, 23:33:02 da ninag »

presenza

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Re:La villa
« Risposta #3 il: Settembre 02, 2012, 15:21:10 »
Allora sarà una "tortura" alla quale io per prima mi sottoporrò volontariamente. Continua, ti prego...

ninag

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Re:La villa
« Risposta #4 il: Settembre 03, 2012, 18:42:55 »
 :rose: :rose: :rose: :redd: