Stava riordinando la sua cucina, un'impresa quasi disperata : troppa roba si era accumulata
nel tempo e lei di tempo, per contro, ne aveva sempre cosi' poco!
Il tavolo ormai era ingombro di tante cose, stava svuotando i pensili, che parevano un pozzo
senza fondo, per fare poi una cernita ed eliminare la roba inutile, ma non sapeva piu' dove
appoggiare.
Allora, per prendersi una pausa e riposarsi gli occhi e la testa, guardo' un poco fuori dalla fine-
stra : da li' si vedeva tutta la via, tutto il viavai, ma anche questo le parve eccessivo in quel mo-
mento. Sposto' dunque gli occhi sul verde, sull'esplosione della primavera che faceva capolino
persino in quell'abitato di periferia : i tigli, le siepi, le rose, quei cespugli nuovi di cui ignorava il
nome, il solitario cespuglio di agrifoglio nella piccola aiuola d'angolo..., un sempreverde.
" Sempreverde " : quella parola le piaceva e le rimase nel cervello, mentre, meccanicamente,
aveva ripreso a lavorare, a spostare, ricollocare.
Mentre depositava l'ennesimo barattolo, senti' le dita appiccicose, guardo' cosa fosse e fece
una smorfia : miele!, peuh!, non le era mai piaciuto il miele, che schifo, come era finito li'?
Si ripuli' con stizza, no, del miele non le piaceva proprio nulla, proprio come non sopportava le
persone mielose, mai sopportate. La dolcezza eccessiva, per lei autentica stucchevolezza...
In quel momento, a tradimento, come una beffa, le parve di risentire nitide le parole di lui:
" A volte sei dolce come un barattolo di miele, e a volte sembra quasi che tu voglia togliere a
uno anche l'aria che gli serve per respirare! "
Ma di chi erano?
Si rese conto che erano ancora vive, quelle parole, sempreverdi, penso' sorridendo. Anche loro..
Eppure non riusciva a districare i ricordi, ad attribuire a ciascuno il suo, e le parve cosi' ingiusto.
" No, io non la sopporto la dolcezza - aveva ribattuto, pur sapendo di possederla in un angolo
di se' - , perche' mi annoia. Preferisco un rapporto piu' vivo, piu' stimolante, fatto di fioretto... "
Gli aveva spiegato che la troppa dolcezza, proprio come le troppe certezze, l'annoiavano e che
lei...
Lui aveva sorriso, con uno strano sorriso imperturbato da Giocondo, e le aveva predetto tran-
quillo, serafico in un modo che l'indispettiva : " Oggi. Oggi sei cosi'. Per vincere con te bisogna
negarti l'accesso al porto e preferisci la schermaglia alla dolcezza. Ma arrivera' il momento che
apprezzerai la dolcezza, anche in un uomo. "
" Impossibile ! " aveva affermato lei di rimando, senza pensarci un attimo.
Possibile che non la capisse in quel senso proprio lui che la capiva tanto, persino quando resta-
va muta? Lui intelligente e fine?
Oggi....oggi erano passati secoli. Secoli da allora.
Guardo' amara l'impudente barattolo di miele, che pareva distinguersi fra gli altri e aver fatto da
tramite col suo passato, riallacciando quel dialogo.
" Avevi ragione" si scopri' a mormorare " Fortuna che non lo sai, perche' ti faresti beffe di me,
ma, sai...oggi vorrei tanto la dolcezza. Oggi non la disprezzo piu'. Oggi che non l'ho piu' e non
la posso neanche sperare "
" E' la faccenda del pane e dei denti, ricordi?, lo dicevi anche tu "
E mentre le sue mani operavano ancora perche' oggi, a differenza di ieri, non poteva piu'
permettersi il lusso dei pensieri, ebbe come un flash e ricordo' con certezza :
quelle parole erano state del suo primo amore.
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