Ma com'è che l'uomo non impara mai? Vive la sua vita ogni giorno a volte in silenzio e a volte arrabbiato, a volte triste a volte allegro. E spesso indifferente o interessato secondo i tipi, secondo i mezzi. Tutto scorre come le stagioni, il caldo e il freddo, la pioggia e il vento, sole e neve e poi d'improvviso qualcosa scuote il torpore e da lì una valanga di congetture sempre più catastrofiche. Forse ciò gli deriva dalla paura. Ma sì, è sicuramente così. L'uomo pensa sempre d'esser capace di controllare tutto e quando qualcosa sfugge al controllo ecco che tenta di rifarsi attraverso le previsioni future dopo che la vita lo ha sorpreso nel bel mezzo della sua inconsapevolezza.
E così da nord a sud, da est ad ovest un trapasso di notizie e concezioni, supposizioni e pensieri. Per non parlare poi di chi in tutto questo gioca al rimbalzo. Un passaggio di responsabilità presunte o mancate: è colpa tua, no è colpa tua. A che serve dopo che il danno è fatto.
Uno dei precetti buddhisti afferma: adotta la pratica di proteggere la vita.
“La nostra vita sulla terra non è solo un evento casuale fra altri miliardi di eventi casuali nell'universo destinati a scomparire senza lasciare traccia... E' una parte, un anello essenziale, per quanto minuscolo, del grande e misterioso ordine dell'Essere, un ordine in cui tutto ha il suo posto, in cui nulla di ciò che è stato fatto può essere disfatto”.
(Vàclav Havel, The Art of the Impossible )