Primo caldo, Catania affollata, tavolini all'aperto di Spinella, il bar storico di via Etnea. Ore 17.30. Io sorseggio un doppio caffè macchiato, Angelo un the freddo con granita di limone. Ad un certo punto lui tira fuori la sua teoria sui tre tipi di amore, come fosse un prestigiatore con il cappello a cilindro.
Ci sono tre tipi di amore: il primo amore, il grande amore e il vero amore. Allora, il primo amore è quello adolescenziale, spensierato.
Il grande amore è quello che rimane tale perché difficile, invivibile per un qualche motivo e assolutamente passionale, emozionante e coinvolgente, tipico dell'età di mezzo.
Infine c'è il vero amore, quello che ti accompagna per il resto della vita, quello che va oltre la passione, l'emozione. Quello che realmente lega due persone nel loro percorso verso la fine.
Ognuno di questi amori viene vissuto in stagioni diverse della vita e tra loro non esiste differenza di intensità o importanza.
Guardo Angelo seria e riconosco la sua teoria, mi piace. Poi penso un attimo e nell'attimo successivo gli dico: a me, adesso, manca di vivere solo il vero amore e poi sto apposto con la vita. Due francesi che frattanto si erano seduti accanto al nostro tavolo, un po' avanti con l'età, insomma “quelli del vero amore”, ci guardano sorridenti e ordinano vino bianco ghiacciato.