Sai, Nihil, la faccenda e' complessa. E io non farei teorie sui vari stadi e se sia peggio il prima,
quale prima, o il dopo.
Io penso sia tutto cosi' soggettivo, cosi' legato alle particolari vicende della persona, al suo
carattere, al modo in cui se ne deve andare.
Davvero credi che chi e' " li' per li' per " non se ne accorga, non capisca?
Dipende.
Mi verrebbe di farti degli esempi, ma non li faro', forse a qualcuno potrebbe disturbare perche'
c'e' chi esorcizza non volendoci pensare e non volendo sapere.
Ti diro' solo un ricordo, quello della prima persona che ho visto andarsene e non ero preparata
: il papa' del mio ex-moroso storico, a cui ero affezionata e che, anche lui, aveva affetto per
me. Un livornese, professore stimato di matematica.
Avevo raggiunto il mio lui all'Ospedale, dove era accorso presso il padre, e mi ero avvicinata
anch'io al letto, dove sembrava alla fine; debolissimo, Giulio ( si chiamava cosi' ) ha aperto gli
occhi, mi ha inquadrato, e ha mormorato : " C'e' anche la Sgiuliana.. Brava, figliola, grazie "
Mi ha commosso. Capiva, eccome, lucido fino a che e' stato rapito indietro, ossia neanche
un'ora dopo, quando se ne e' andato.
Io credo che certo sia molto duro per chi resta, ma poi la vita, con la sua forza inesorabile,
prendera' il sopravvento, che lo vogliamo o no.
Noi rimaniamo sempre un po' piu' poveri, e' vero, ma abbiamo poi magari qualcuno con cui
condividere, qualcuno che almeno un po' ci sottragga alla solitudine, anche solo ascoltan-
doci. Non e' detto, ma puo' essere.
Invece chi se ne va, chi sta partendo per l'ultimo viaggio.. , se quel che gli accade non l'ha
estraniato o fiaccato abbastanza, temo provi una terribile solitudine : quella di chi nessuno
puo' aiutare ; quella di chi nessuno potra' accompagnare nel salto nel buio ; quella di chi e'
inerme di fronte al suo destino che si sta compiendo.
La casistica e' tanto varia, non farei graduatorie.
Io penso solo una cosa, ne ho la convinzione dentro di me : che il massimo che possiamo
fare per qualcun altro che amiamo e' non lasciarlo solo.
All'ultimo momento lo sara', ma ormai il passo sara' breve.
Fino a quel momento il piu' grande regalo, credo, e' la generosita' di se'.
Ossia il regalo che tendenzialmente la maggior parte della gente si rifiuta di fare.
Mica e' facile condividere !!
E' piu' facile dir due scemenze trite e ritrite, che evidenziano in modo agghiacciante come
chi le pronuncia non vede l'ora di andar via, tornare alla sua vita normale, ancora fortunata
e non toccata dal dolore vero. E il poveraccio che ascolta lo sa, eppure deve farsi bastare
quelle frasi idiote, di sostanziale menfreghismo.
E' piu' facile portar due fiori, dare incoraggiamenti poco credibili, piuttosto che sostare davvero,
ascoltare davvero, farsi carico, almeno un poco, del dolore di un altro.
Come in ogni cosa, consapevole anche dei miei limiti, mi auguro di aver la forza, quando
occorre, di non esser vigliacca o troppo egoista.
La morte e' la fine di una parabola, della nostra parabola umana, e non dovremmo esser soli.
Penso infatti che la solitudine finale sia la cosa peggiore di tutte : dolore intimo che si aggiunge
alla pena fisica. La coscienza della nostra nullita'.