Visitazione di un’opera d’arte
S. Dalì. “Io a sei anni, quando credevo di essere una bambina mentre sollevo con molta cautela
la pelle del mare per osservare un cane che dorme all'ombra dell'acqua (1950)”. ...Dev’essere notte; lentamente un’immagine sembra emergere dal buio. Seduto sulla mia sedia mi arrotolo i baffi. La tela è quasi vuota, ma poco alla volta la luce avanza e le mie mani seguono un irresistibile impulso. Rapide pennellate fissano un orizzonte tra terra e cielo. L’aria è calda e montagne appena abbozzate appaiono tremolanti. Da qualche parte in uno spazio indefinito si fanno avanti altre immagini, alcune più prepotenti, forse è un sogno, ma io comincio ad immaginare la scena, che pian piano si fa sempre più chiara. L’orizzonte lontano, il sole alto nel cielo, la sabbia rovente si estende dalla riva di un mare immobile.
Si affrettano gli addetti, come un regista studio la scena, qualche pennellata al fondale, nuvole ocra si attardano verso est dove il cielo è più cupo. A tratti la luce si fa accecante, presto dobbiamo sistemare le rocce là sulla sinistra. Quella più piccola deve rimanere sospesa! Così non va… E poi le increspature non sono centrate attorno al masso. Diamoci da fare fra poco la luce sarà perfetta. Bisogna stabilizzare la pietra all’altezza giusta! Forza con il telo azzurro dovete stenderlo sulla sabbia. Dov’è la bambina? E il cane cosa aspettate a sistemarlo? Insomma sto perdendo la pazienza! Ah, eccolo
(il cane) su, vieni, mettiti qui. Devi rimanere accucciato in questa maniera, ecco così, perfetto. Il telo
(l’acqua) deve lambire appena il dorso lasciandolo completamente all’ombra della pelle del mare. Solo la bimba
(ah, eccola) sollevando delicatamente la pelle del mare scoprirà leggermente il cane, che sarà così illuminato dal sole. Manca la conchiglia, dov’è finita? Deve tenerla con la mano sinistra appoggiata al fianco e deve stare sospesa mentre afferra il telo. Ecco ora l’ombra è giusta! Per Dio toglietevi da davanti. Bau, bau! Fermo tu, cuccia e chiudi gli occhi e tu guarda il cane voltando leggermente la testa verso il basso. Di là le rocce devono arrivare fino al cielo e il mare è quasi uno specchio, ma quando viene sollevato si deve percepire la morbidezza liquida e sensuale. Qualcosa forse sta per arrivare da dietro le rocce o dal deserto, ma l’istante è magico, il tempo sospeso, il sole quasi allo zenit, da calore ad un’immagine altrimenti spettrale. La bimba è tranquilla, ma sicura, sa che deve fare attenzione. Tutto deve rimanere immobile. La luce ha ora fissato le immagini nei miei occhi. Una cornice impedirà a forme e colori di sfuggire. Domani i miei gesti seguiranno il vento del deserto e le pennellate obbediranno docili ai fili invisibili del sogno.