Fisso il monitor da circa un paio d'ore. Nulla. Miriadi di idee attraversano il mio cervello cercando un punto d'incontro. Nulla. Mi butto sui tasti in maniera frenetica quando, per un istante, credo d'aver trovato la via giusta, la storia perfetta. Dopo una cinquantina di righe rialzo la testa dolente, seleziono il tutto...cancello. Nulla. Ma non demordo, domani è domenica, la sveglia resterà muta e la voglia di scrivere è impellente, quasi arrogante direi, è lei che comanda il gioco. Stasera non ho nemmeno cenato, sono arrivato a casa quasi in stato di trance, nemmeno il tempo di togliere il giubbotto che il computer già emetteva i suoi ronzii...Il cibo? Un'appendice, un surrogato. Riparto frenetico sui tasti, altre cinquanta righe e cancello. Nulla. I palmi delle mani raschiano le guance ruvide di barba non fatta. Il mal di testa aumenta di pari passo alla mia frustrazione. Sono le cinque del mattino e la suoneria del cellulare mi fa sussultare. Guardo il numero e metto il silenzioso. Non ho voglia di nessuno in questo momento, siamo soli, io e il mio computer, è una sfida. Nulla. Ha vinto lui. Trascinandomi su gambe insensibili mi avvio verso il letto sfatto dalla notte prima. Appoggio la testa sul cuscino e la stanza sembra girare, dapprima lentamente poi, come un vortice, sempre più veloce. Chiudo gli occhi e la storia, come per incanto, mi appare nitida e chiara. Faccio per alzarmi ma le gambe non rispondono. Più aumenta lo sforzo più la storia prende forma, ma è inutile, la spossatezza ha il sopravvento e mi lascio andare. Domani, mi dico, sarà per domani...Nulla.