Un antico ritornello giocherellò con insistenza nella mia testa, mi ricordò una vecchia canzone che canticchiava mia madre. Non ricordo chiaramente le parole, come potrei del resto, ma era piacevolissimo riascoltarla. Mi scrollai dalla testa quei pensieri e ripresi il mio cammino, mi diressi verso Port'Alba, nei pressi di Piazza Dante. I vicoletti brulicavano di gente a quell'ora, in gran parte erano turisti alle prese con le loro sofisticate macchine fotografiche e ragazzini che correvano ed urlavano come forsennati. L'aroma di caffè avvolgeva ogni cosa, come un manto invisibile, t'accarezzava le narici con delicatezza fino ad inebriarti. I tocchi del vecchio campanile di San Gregorio Armeno mi misero di buon umore, le urla dei venditori ambulanti si alternavano al suono delle campane come se temessero un impatto. Quasi senza accorgermene raggiunsi port'alba, come ormai mi succedeva da anni, sentii i miei battiti bussare al cuore ed un rivolo di emozione attraversò tutta la mia schiena. La porta è incastonata nell'edificio del convitto nazionale di piazza Dante, l'antico Foro Carolino. Nata in periodo vicereale come porta ''abusiva'', aperta dagli abitanti delle zone circostanti, nel 1624 fu risistemata e resa uno degli ingressi ufficiali di Napoli per opera del vicerè Duca D'alba. Oggi questa zona è caratterizzata dalla presenza esclusiva di negozi e bancarelle di libri nuovi ed usati, alcuni antichissimi. Un ragazzo dalle larghe spalle e la barba incolta, intonava accompagnandosi con la chitarra, la celebre ''regginella''. Un folto gruppo di passanti si fermò ad ascoltarlo, mentre qualcuno lasciava cadere delle monete all'interno di un vecchio cappello ai suoi piedi. Iniziai la mia immersione nei libri, sentendomi un pò come Daniel, il protagonista del romanzo di Carlos ruiz zafòn ''l'ombra del vento'', come lui mi ero lasciato rapire dall'aura magica che avvolgeva il cimitero dei libri. M'isolai completamente dal mondo, ero approdato su un'isola rivestita da pagine ingiallite senza tempo, le virgole erano gabbiani che volteggiavano in un cielo di parole. Migliaia di libri accarezzati dalla luce del sole, non aspettavano che il tocco morbido delle mie dita. Ne presi uno a caso, forse attirato dalle sue pagine giallognole e dalla copertina finemente rilegata, era un libro del 1923, '' Storie e leggende napoletane'' di ''Benedetto Croce''stampato da Giuseppe Laterza & figli. Lo sfogliai con delicatezza, delle immagini molto suggestive decoravano le pagine rendendolo ai miei occhi ancora più prezioso. Non so se fui io a sceglierlo, o lui a scegliere me, entrai all'interno del negozio con l'intenzione di comperarlo, e l'avrei fatto a qualsiasi costo. Una donnona dai lunghi capeli bianchi e gli occhialini tondi, sedeva su di uno sgabello di legno e visionava con attenzione alcune vecchie riviste. Appoggiai con fierezza il volume sul bancone ed attesi l'arrivo della proprietaria, << ottima scelta, ragazzo! >>, disse la donna scrutandomi di sottecchi, << l'autore lo scrisse con il cuore, nel leggerlo te ne accorgerai >>, annuii con convinzione mentre pagavo senza rimpianto alcuno il volumetto che avevo appena acquistato. Uscii dal negozio, il ragazzo con la chitarra era ancora lì, intento a contare le monete all'interno del cappello, l'ultimo raggio di sole stava per svanire tra i piedi dei passanti. Affrettai il passo, guardando di tanto in tanto nell'interno della busta, fiero di me, come un cacciatore lo è della sua preda. Attraversai il lungo vicoletto che sembrava spaccare in due la città, raggiunsi l'auto , quasi contenta di rivedermi e appoggiai sul sedile anteriore il mio trofeo. Le luci delle vetrine illuminavano i marciapiedi, colorando con strani riflessi le buste dei passanti, il giorno stava per cedere il posto alla notte.
Arrivai sotto casa, un cane randagio girovagava nella stradina in cerca di qualche avanzo, rovistai tra le tasche con la speranza di trovarvi qualcosa di commestibile, ma invano. Salii le scale con un energia che non
conoscevo e in men che non si dica ero davanti la porta di casa in attesa che si aprisse. Mia moglie non tardò ad arrivare, il luccichio che danzava sui miei occhi non lasciava dubbi...la magia di Port'Alba mi aveva rapito l'anima, ed ora aleggiava tra le pagine ancestrali del tempo.