Il mio bambolotto si chiamava gilberto. E poi avevo un coniglietto, azzurro; la mia bambola preferita aveva un gonnellino di paglia ed era scura. Alle altre, quelle coi vestiti belli e la testa di porcellana, cavavo gli occhi la prima volta che le avevo in mano, poi dicevo a mia mamma che erano rotte, così la smetteva di chiedermi come mai non ci volessi giocare. Di solito me le regalava nonna Nana quelle bambole. La odiavo e odiavo le sue pupette con i merletti e i boccoli e i fiocchetti.
Mi piaceva invece giocare con la fionda a colpire i barattoli; mi piaceva lavorare l’argilla e soccorrere le lumache con la ‘casetta’ rotta; mi piaceva giocare ai moschettieri con le spade di legno, mi piacevano i miei amichetti della strada e detestavo le figlie delle amiche di mia madre.
Mi piaceva sentire la musica col giradischi di papà e mi piaceva la sua macchina fotografica, mi piacevano i suoi giornali e quando arrivavano i pacchi coi libri nuovi. Mi piacevano i suoi scacchi di legno e l’odore del tabacco della sua pipa.
Mi piaceva l’autunno e il mare d’inverno; mi piacevano i tuffi dagli scogli e guardare i fondali con la maschera; mi piaceva il ricoperto alla panna e cioccolato amaro, il dolce moka e la crema coi savoiardi. Mi piacevano i cunini e il pane cotto con l’alloro, le arance col miele e la ricotta con la cannella.
Mi piaceva la mia macchinina rossa e i gatti nel cortile, le figurine del detersivo e i pesci rossi; mi piacevano le calle e i mandorli in fiore, le foglie degli ulivi e il profumo di gelsomini, i capelli corti e le scarpe di vernice.
Portavo ogni giorno un pezzetto di formaggio a scuola e lo lasciavo sotto il banco per il topolino che dicevano viveva lì; mi piacevano i gessetti colorati e i pastelli a olio, le pagine bianche e le penne a pennino, la carta assorbente e i quaderni pigna, le matite faber n.2 e le gomme steadler. mi piacevano le poesie che la mia maestra ci leggeva: Tagore e Rodari, Hughes e Luther King. Mi piacevano i numeri e le parole, la lavagna nera e la cartella di cuoio.
Qua dentro non si sta male, se non fosse che è tutto buio e quasi non mi ricordo più dei colori. Non fa neanche freddo, ma mi manca il sole; non fa neanche caldo, ma mi manca il vento; non ho fame, ma mi manca il pane; non ho sete, ma mi manca la pioggia. Se potessi tornare, mi piacerebbe imparare a pattinare.