Affondò i denti in un cioccolatino a forma di fiore e si immaginò il negozio dei suoi sogni: piccolo, con le pareti tappezzate di seta rosa chiaro, il pavimento di parquet; i mobili sarebbero stati in legno di ciliegio, con le ante di cristallo, piene di scatole di cartone dorato o ricoperte di stoffa fiorita. Si sarebbe occupata personalmente della vetrina e l’avrebbe decorata con una stoffa cangiante - raso o seta – e sopra, in un apparente disordine, avrebbe disposto praline, torroni, recipienti di porcellana color pastello ricolmi di crema alla nocciola e al latte. Sul retro, ci sarebbe stato un minuscolo laboratorio dove avrebbe preparato ogni sorta di delizie; oh, lei aveva delle bellissime idee! Per esempio, avrebbe preparato dei dolcetti squisiti mescolando il cioccolato fuso con vaniglia e nocciole, oppure con pistacchi e cannella; avrebbe aggiunto il liquore all’amaretto, ma poco, il sapore non doveva essere troppo dolce. Ancora si immaginò a tuffare nella crema scura e profumata amarene e canditi; o mentre ricopriva uno strato di cioccolato scuro posto a raffreddare su un piano di marmo con quello bianco fuso mescolato con il miele. Avrebbe preparato deliziosi fiori di marzapane pieni di cioccolato gianduia; e i suoi coni di sfoglia sottilissima colmi di crema e panna sarebbero diventati famosi. Immaginò la sua chocolaterie piena di clienti e fotografata sui giornali; avrebbe comprato negozi in molte città, sarebbe diventata famosa per i suoi dolci prelibati.
Invece doveva sposare Giorgio, un avvocato con una solida posizione e di bel aspetto – alto, robusto, con i capelli chiari; avrebbe avuto il figlio che già aspettava e vissuto agiatamente. Le passò davanti agli occhi il suo futuro: eccola circondata da marito e figli, nella sua bella casa col giardino. I bambini sarebbero cresciuti, si sarebbero sposati e lei avrebbe avuto dei nipotini; una vita vuota e banale…
Ma poteva ancora cambiare idea. Si immaginò, mentre apriva la porta, scendeva le scale con il vestito lungo - no, si sarebbe cambiata; avrebbe indossato il tailleur blu, più adatto all’occasione. Sarebbe scesa e avrebbe detto agli ospiti allibiti: “Non mi sposo più”. Dapprima avrebbero pensato che scherzasse; poi sua madre avrebbe avuto una crisi di nervi, ne era sicura, già la immaginava con la faccia incipriata e i capelli giallo oro mentre la scongiurava e la minacciava. Mangiò una conchiglia piena di crema al pistacchio…che piacere infinito! Suo padre l’avrebbe presa in disparte per rassicurarla, certo che avesse un attacco di panico. Giorgio si sarebbe arrabbiato; non le avrebbe più parlato, non avrebbe superato quello che avrebbe vissuto come un affronto, un’umiliazione. Di certo prima o poi si sarebbe sposato con un’altra e lei l’avrebbe saputo dai conoscenti comuni. Avrebbe vissuto con la moglie nella casa che avevano scelto insieme, passeggiato nel giardino, dormito insieme… Lei intanto avrebbe contratto debiti per comprare il suo negozio e lavorato duramente per anni prima di affermarsi. Il suo bambino non avrebbe avuto il papà e lei avrebbe avuto poco tempo da dedicargli. Lo immaginò col viso malinconico, mentre giocava da solo.
Si specchiò. Gli occhi erano grandi e lucidi; ma non era mai stata così bella: i capelli folti e scuri erano fermati con un pettine decorato con roselline bianche, il viso era luminoso e il vestito di raso candido era splendido e valorizzava la sua figura snella…stonavano solo i baffi di cioccolato! Sarebbe davvero stato un peccato trascorrere i migliori anni della sua vita in un laboratorio a sfornare dolci, anche se di una chocolaterie raffinata come la sua.
Mangiò avidamente un’altra praline; poi si pulì la bocca, la ripassò con il rossetto e le lucidò con un lucidalabbra come predicavano i truccatori famosi sui giornali femminili; Fece una riverenza alla sua immagine gioiosa e scese.