e in un mondo
estraneo al possesso
nell'eclissi di vita
vestaglia del mio peregrinare
nell'infinito, tanto
ho potuto avvicinarti
che la tua sofferenza
banchettò con le mie viscere e
l'ombra del tuo pianto scorticò
le carni mollemente
adagiate ebbre
nell'inaspettata consapevolezza
dell'esistere.
Poi l'alba
e di nuovo nell'attesa.