Autore Topic: Woolf, Virginia - Londra in scena  (Letto 653 volte)

MCF

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Woolf, Virginia - Londra in scena
« il: Gennaio 12, 2012, 18:41:53 »
L’autrice, in queste pagine, ci prende per mano e ci mostra la sua amata Londra, invitandoci ad ascoltare la voce di ogni luogo e ad osservare ogni particolare per ricostruirne la storia e comprenderne l’essenza. Così vediamo il porto, pieno di navi “quelle grandi e quelle piccole, quelle malconce e quelle magnifiche che, venendo dal silenzio, dal pericolo, dalla solitudine, ci passano davanti e arrivano finalmente a casa, al porto.” Poi lo sguardo scivola sui magazzini sporchi e squallidi, sulle fabbriche, insomma sulla triste realtà della periferia cittadina. Ma man mano che ci avviciniamo a Londra, il paesaggio comincia a cambiare; incontriamo una casa di pietra circondata da un campo e da alberi, una chiesa, una locanda che “emana a tutt’oggi una strana aria di dissipazione e vizi e piaceri.”
Proseguiamo fino a Oxford Street che non è certamente la via più elegante della città, ma di sicuro la più vivace; qui infatti “ci sono troppi affari, troppi saldi e tutto luccica e scintilla … Autobus, furgoni, macchine, carretti scorrono via come i frammenti di un puzzle che non si compone mai.” Ma le righe più belle riguardano la fragilità dei palazzi costruiti non per durare, come in passato quando si identificava il prestigio con la solidità materiale, ma "per essere demoliti e ricostruiti con facilità, come vorremmo esserlo noi stessi." Insieme a Virginia Woolf, ascoltiamo la voce della via, composta dal rumore del traffico e dalle tante voci delle persone, dal venditore di tartarughe, alla modesta casalinga alla prostituta. "Questa strada sgargiante, vivace, volgare ci ricorda che la vita è una lotta; che ogni costruzione è caduca; che ogni esibizione vanità. Dal che possiamo concludere che è vano persino cercare di arrivare a una qualunque conclusione in Oxford Street."
A questo punto, la nostra guida ci porta a visitare le dimore dei grandi personaggi; entriamo in quella dei Carlyle, che ci racconterà più di quanto raccontano le biografie dei suoi proprietari. Infatti, quando entriamo in cucina, ci rendiamo subito conto che non avevano l’acqua corrente; nel seminterrato, c’è ancora il pozzo dal quale la domestica doveva pompare a mano l’acqua, riempire i secchi, salire le scale e portarla nelle varie stanze per pulirle. “La vecchia casa imponente … doveva essere stata un campo di battaglia dove lei e la padrona di casa combattevano quotidianamente contro la sporcizia e il freddo”. Qui, la voce della casa è il fruscio dello straccio sul pavimento e il rumore dell’acqua che veniva pompata. Così, come la scrittrice D. Du Maurier, ricostruisce la personalità dei proprietari sulla base di dettagli e oggetti che gli erano appartenuti. “Come si vede nel ritratto, la signora Carlyle sedeva con il suo bel vestito di seta nella sedia accanto al fuoco scoppiettante e intorno a lei tutto appariva decoroso e solido; ma a quale prezzo l’aveva conquistato! Le sue guance sono scavate, nei suoi occhi si mescolano amarezza e sofferenza. Ecco l’effetto di una pompa nel seminterrato.”
La visita non può prescindere dalle abbazie e dalle cattedrali londinesi; cominciamo da St. Paul che domina la città. Quello che subito colpisce è la sua immensità; come in ogni dimora, anche qui si sente la voce del luogo, pacificata, serena. “E’ qui che si ritirano per l’ultimo riposo i grandi statisti e i grandi condottieri, avvolti in tutto il loro splendore, per ricevere la gratitudine e il plauso dei loro concittadini.” Non è così l’abbazia di Westminster “stretta e puntuta, stremata, animata, inquieta.” Si ha l’impressione che sia in corso un conclave cui partecipano tutti i personaggi qui sepolti – re, regine, duchi e poeti illustri - con la fronte aggrottata e ben decisi a recitare ancora il ruolo che avevano in vita. Persino le statue distese sembrano attente, come se da un momento all’altro potessero alzarsi. “Gli unici posti tranquilli sono i vecchi cimiteri che sono divenuti giardini e parchi d’infanzia. Qui i morti dormono in pace, e non provano nulla ... di buon grado hanno rinunciato ai loro umani diritti di avere nomi distinti o virtù particolari."
La Camera dei Comuni è esattamente come ci si aspetta che sia un edificio pubblico: brutto, con le finestre decorate da brutti stemmi nobiliari, il pavimento attraversato da guide di moquette rossa, gente che entra e esce di continuo. Virginia Woolf ci descrive una riunione di ministri cui ha assistito per caso. Questi signori “ricordano uno stormo di passeri che schiamazzano, pigolano e si disputano un seme o un verme…Irriverenti, ordinari, il naso camuso, le guance rosse, gentiluomini di campagna, avvocati, uomini d’affari – le loro qualità primarie, le loro enormi virtù consistono certamente nel fatto che non si potrebbe trovare un gruppo di esseri umani più normali, comuni, rispettabili, almeno all’apparenza.” Ascoltando l’intervento del Ministro degli Esteri, chiaro e conciso, però, si rende conto che questi uomini pratici e ordinari sono responsabili dell’ordine e del destino della nazione; l’effetto delle loro delibere condiziona la vita quotidiana dei cittadini sia presente che futura a dispetto dell’informalità del convegno.
La nostra guida ha riservato la parte più piacevole alla fine della passeggiata. Ci presenta una vera cockney, cioè una tipica signora londinese; ne descrive le abitudini e la mentalità conservatrice.
È un libro molto breve che va letto e riletto per cogliere ed apprezzare le descrizioni e la sorridente ironia dell’autrice.
« Ultima modifica: Gennaio 13, 2012, 10:44:58 da MCF »