Un giorno Ziaci ed io discorrevamo tra il serio e il faceto di tutto e di niente. E così parlando di parole mi disse: registrati a quel sito, e ogni giorno il tuo buongiorno te lo darà "la parola del giorno". E così feci. E' interessante scoprire come nel tempo abbiamo fatto nostro il significato di una parola dimenticando le sfumature, o come la stessa parola in origine possa avere un significato e nel tempo assumerne altri. Ne ho scelta tra le tante una a caso alla quale sono legata particolarmente...
[pre-giu-dì-zio]
SIGN: Valutazione preventiva ad una conoscenza diretta
dal latino: [praeiudicium] sentenza anticipata, composto di [prae-] prima e [iudicium] giudizio.
È una parola difficile. Vive in un'accezione fondamentalmente negativa: il pregiudizio, nel nostro uso, non può non essere un'opinione sbagliata, che deve essere rivista quando si confronta con una realtà più ampia - un giudizio convinto ed errato prima della conoscenza effettiva di qualcosa.
In questo senso è un concetto tanto importante, nel nostro mondo: la portata del fenomeno, la sua sovrapposizione coi fronti caldi dei diritti civili e della pacifica convivenza rendono cardinale la sua delicata e sprezzante individuazione.
Ma è anche una parola pericolosa, i cui confini vanno tracciati con esattezza: non si possono bollare come pregiudizi tutte le opinioni negative - e il limite fra pregiudizio e giudizio è piuttosto labile: il giudizio (che si spinge fino alla predizione) che risulti da una riflessione seria nell'incontro serve a conoscere la realtà, ma la naturale limitatezza dell'esperienza impone di riconsiderare continuamente i propri giudizi stessi. La realtà è che tutti viviamo di pregiudizi, e la loro decostruzione è una lotta che dura una vita.