L'uomo la squadrò dalla testa ai piedi e annuì soddisfatto. Le si avvicinò e fece scorrere un dito sulle labbra gonfie. -Ti fa molto male? - La voce era pacata, quasi gentile. Sentì di nuovo le lacrime scorrere lungo il viso, cercò di parlare, ma si accorse di avere la gola riarsa e in fiamme. Deglutì un paio di volte e con un fil di voce riuscì a mormorare solo poche parole. - Acqua...per favore... - Con una mano si massaggiò la gola indolenzita, mentre l'uomo si voltò e sparì dietro una porticina che non aveva notato in precedenza. Abituata la vista grazie alla flebile luce proveniente da una candela, fece scorrere lo sguardo per la piccola stanza in cerca d'una via di fuga, ma quello che vide, oltre la porta sprangata, fu una minuscola finestrella protetta da solide sbarre in ferro. Al posto dei vetri erano inchiodate delle massicce assi in legno all'apparenza indistruttibili. Fece per avvicinarsi ma venne trattenuta dal rumore dei passi dell'uomo che tornava. Nella mano destra teneva una borraccia da campeggio, nella sinistra un sacchetto di carta. Egli notò immediatamente la direzione del suo sguardo e abbozzò un sorriso benevolo. - Non riusciresti mai a passare da lì, anche ammesso che tu riesca a rompere le solide assi e procurarti una lima per segare le sbarre, ti sarebbe impossibile oltrepassarle...troppo strette...rimarresti incastrata - Una risata che le fece accapponare la pelle accompagnò quelle parole, ma durò soltanto lo spazio di qualche secondo. - Siediti! - Fu un ordine più che un invito. Quindi le lanciò la borraccia e il sacchetto che atterrarono in prossimità dei suoi piedi. - Ti consiglio di mangiare, mia cara, e ti conviene non fare troppo la schizzinosa per il contenuto, sino a domani a quest'ora non avrai più nulla - Le si avvicinò, quindi, con fare minaccioso inducendola a rannicchiarsi sul lercio materasso e s'irrigidì quando l'uomo infilò una mano sotto la tunica che l'aveva costretta a indossare, arrivando in pochissimo tempo al perizoma. Quando accennò una timida reazione, le afferrò un seno stringendo all'inverosimile. Il dolore lancinante e la paura fecero scattare in avanti la sua mano. Le unghie lunghe e affilate incontrarono il viso dell'uomo graffiando fino in profondità la guancia dall'altezza dell'occhio fino alla mandibola. Il sangue schizzò violento imbrattandole il volto e la tunica, sangue caldissimo che le bruciò il viso come cera bollente. L'uomo emise un vero e proprio ruggito e la guardò con il furore negli occhi. La afferrò quindi per i capelli trascinandola di peso verso la porticina che celava la stanza a lei sconosciuta. Sentì la schiena lacerarsi al contatto col pavimento in pietra. Quando varcarono la soglia il tanfo che non aveva saputo riconoscere al momento del suo arrivo in quella casa dell'orrore si fece più acuto. Era odore di morte, di putrefazione. L'uomo la sollevò quindi di peso come se fosse stata una bambola di pezza - Puttana! Maledetta puttana! Mi hai fatto male...molto male... - Il tono di voce fu simile a quello di un bambino lamentoso e con orrore comprese d'aver di fronte un pazzo scatenato. Per la prima volta ebbe l'occasione di osservarlo bene nonostante la situazione. Ciò che vide fu un viso imberbe, un ragazzo col volto trasfigurato dalla rabbia e dalla follia. Non ebbe tempo di pensare ad altro, una violenta testata le frantumò il naso...sentì chiaramente le ossa sbriciolarsi prima d'accasciarsi svenuta sul freddo pavimento...-