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Pensieri, riflessioni, saggi / Re:Ignoranza
« Ultimo post da Doxa il Dicembre 21, 2024, 17:45:47 »
Bene ! Proseguiamo.  ;D

Gnosis = conoscenza = sapienza = sapere ?

Conoscenza = sapienza ?

Nella lingua inglese knowledge deriva da To Know, in italiano è tradotto con il vocabolo conoscenza e non con sapienza.

La conoscenza è un primo livello del percorso verso la sapienza.

Il sostantivo sapienza, dal latino “sapientia”,  allude al sapiente che ha ampia conoscenza e dottrina, derivanti dallo studio, dalla ricerca.

La sapienza  permette di comprendere, discernere, giudicare con saggezza e di agire con prudenza. Questa è la definizione più diffusa della sapienza, ma ha anche altri significati dipendenti dal contesto.

Ad esempio, in ambito filosofico e teologico, la sapienza è una virtù che permette di conoscere e amare Dio, e di vivere in conformità alla sua volontà.

Nella teologia cattolica la sapienza è uno dei sette doni dello Spirito Santo ed anche uno degli attributi di Dio.

Messer Dante nella “Commedia”, terzo canto dell’Inferno, seconda terzina,  scrisse:

“Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e ’l primo amore”
(vv 4 – 6).

(= Il mio alto fattore (Dio) fu mosso dalla giustizia:
mi creò la potenza divina (il padre)
la somma sapienza (il figlio) e il primo amore (lo Spirito Santo).

La sapienza è distinta dal sapere: questo verbo deriva dal latino “sàpere” (= aver sapore). Dall’ambito gustativo è giunto in quello culturale  con riferimento alle conoscenze o informazioni  acquisite tramite lo studio,  la pratica e l’esperienza. Il sapere non contempla la perfezione morale dell’individuo.

Un aforisma attribuito a Martin Lutero dice: “La medicina crea persone malate, la matematica persone tristi e la teologia peccatori”. Pur col paradosso tipico dei motti sintetici, c'è in esso un'importante verità. Il sapere non è di per sé principio di certezza.

C'è chi s'ammala per colpa di terapie non adatte; c'è chi si mette a studiare le scienze per capire, e c'è il teologo che traligna e crea sensi di colpa in altri o li fa sbandare lungo percorsi impervi. Proprio per questo, ferma restando la necessità della razionalità contro ogni irrazionalismo magico, contro cure da stregoni e contro devozionalismi visionari, è importante distinguere tra sapere e sapienza.
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Pensieri, riflessioni, saggi / Ignoranza
« Ultimo post da Doxa il Dicembre 20, 2024, 22:22:32 »
Ignoranza: questo sostantivo deriva  dal latino “ignorantia”, parola composta dal privativo “in” + la radice del verbo “(g)noscere” = conoscere.

L’ignorante non conosce la “verità”, che invece potrebbe sapere se potesse o volesse.

L’ignoranza allude  sia alla mancanza di conoscenza di determinate cose,  sia all’individuo che è ignorante perché privo di istruzione o di bon ton.

Vi ricordate il film “Miseria e nobiltà” ? C’è la scena di Totò scrivano e la lettera che deve scrivere per un “cafone”, ignorante, perché non sa scrivere né leggere

Cliccate sul link

https://youtu.be/PL1rngwZ4z4

Il rapporto Censis informa che troppi studenti arrivano al termine degli studi sapendo a mala pena leggere e far di conto.

Il rapporto Ocse certifica che in Italia un terzo degli adulti è analfabeta funzionale: sa leggere e scrivere ma non capisce il significato in un articolo di giornale.

L’ignoranza è un problema sociale: facile dare la colpa ai social, più difficile parlare di fallimento della scuola, ecc..

Nell’antica lingua greca la parola  “conoscenza”  si traduceva con “gnosis”.

La conoscenza gnostica si basa su quattro pilastri: scienza, arte, filosofia e religione.

La gnoseologia è una branca della filosofia che studia la natura della conoscenza.

Nell’ambito religioso la gnosi indica una forma speciale di conoscenza, che non procede da contenuti di fede ma si realizza con accesso diretto al divino mediante una sorta di “illuminazione” interiore” che permette il raggiungimento della salvezza spirituale. 

Nel Qohelet o Ecclesiaste c’è la frase: “Qui auget scientiam, auget et dolorem” (= Chi accresce la propria sapienza, aumenta le proprie sofferenze).

Commentando questa frase il filosofo Arthur  Schopenhauer conferma che la conoscenza, da non confondere con il sapere astratto,  quando perviene alla chiarezza e la “conscienza” si eleva , cresce nell’individuo anche il tormento.

Invece per il filosofo olandese Baruch Spinoza il detto dell’Ecclesiaste è sbagliato: non è vero che “Chi aumenta la propria sapienza, aumenta anche le proprie sofferenze”, ma, al contrario, “Chi aumenta il proprio sapere accresce anche la gioia di vivere”.
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Anch'io Scrivo poesia! / Il solitario
« Ultimo post da presenzadiritorno il Dicembre 20, 2024, 20:01:34 »
E certo che di strada se ne intende
chi cammina e non gli importa niente
del freddo, della neve e neanche del pensiero imminente.
Cammina, perché è solo questo ciò che
gli riesce meglio e vive all'aperto annusando
 il tempo come fa un cane in mezzo
 al suo Universo.
Di battiti sul lastricato come del cuore in mezzo al selciato ne ha piene le borse che porta al mercato e ogni tanto alza gli occhi e si ferma
per poi ricominciare tutto daccapo sulla nuda terra.


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Anch'io Scrivo poesia! / Re:E tu?? Sarai mica uno che spara ??!!
« Ultimo post da Totale il Dicembre 20, 2024, 19:09:13 »
Se mi dovevo presentare chiedo scusa ma non lo sapevo....
poi comunque non saprei proprio cosa dire di me!!!!
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Anch'io Scrivo poesia! / Re:E tu?? Sarai mica uno che spara ??!!
« Ultimo post da Totale il Dicembre 19, 2024, 06:43:31 »
Sono Marco Lauriere ....
qual'è il tuo problema????
Scusami ma non so quale sia la sezione che intendi....
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Anch'io Scrivo poesia! / Re:E tu?? Sarai mica uno che spara ??!!
« Ultimo post da piccolofi il Dicembre 16, 2024, 16:31:00 »
 E tu? Sarai mica uno totalmente impresentato??  C'è una sezione per far sapere chi si è.
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Anch'io Scrivo poesia! / E' solo una strada
« Ultimo post da presenzadiritorno il Dicembre 15, 2024, 19:18:36 »
E’ solo una strada, ma quanti ricordi.
Rivedo i ragazzi seduti a suonare
qualcuno a scherzare di santa ragione
su quei gradini di pietra e di sole.

E le botteghe dai portoni di legno
aprivano presto, vendevano colori
mentre una ragazzina vestita di blu
passava di là con tutti i suoi sogni.

Oggi solo le chiese sono rimaste a guardare
le voci e quei volti che sono cambiati.
E’ solo una strada, ma risuona di passi
e di tanti pensieri sbiaditi nel tempo
che oggi non suonano più.

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Anch'io Scrivo poesia! / Un altro giro di boa
« Ultimo post da presenzadiritorno il Dicembre 15, 2024, 16:12:37 »
Un altro giro di boa con lettere e suoni
che se ne vanno via
cambia la pagina, c’è bisogno di altri colori
forse un’immagine e tanti fiori.
Così è quando mi sono vista addosso
qualche capello bianco ed una ruga
a fare da contorno.

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Anch'io Scrivo poesia! / Basta poco
« Ultimo post da presenzadiritorno il Dicembre 14, 2024, 19:00:59 »
A volte basta poco, due mandorle tostate
le luci per le strade, un orologio a ore
e un prato senza nome.
Sono solo due cose, silenziose
senza bisogno di tante parole
per ricominciare, ripartendo da zero.

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Arte / Arte a Ferrara
« Ultimo post da Doxa il Dicembre 14, 2024, 18:49:55 »

Benvenuto Tisi da Garofalo, detto il Garofalo, Sacra Famiglia, olio su tavola,  1525-30 circa,  Francoforte sul Meno, Städel Museum

A Ferrara, nel Palazzo dei Diamanti, fino al 16 febbraio c’è la mostra “Il Cinquecento a Ferrara”, a cura di Vittorio Sgarbi ed altri.

L’esposizione racconta le vicende della pittura ferrarese del primo Cinquecento, con gli Este al potere nella prima metà del XVI secolo. 

Il Cinquecento a Ferrara fu una stagione pittorica dove antico e moderno, sacro e profano, storia e fiaba si fusero in un mondo figurativo.

Nel 1496 la scelta del duca Ercole I  d’Este di ingaggiare Boccaccio Boccaccino (figlio del ricamatore di corte, Antonio de Bochacis) indica l’apertura della corte estense ai nuovi  linguaggi pittorici.

All’inizio del ‘500  a Ferrara si sviluppa una nuova scuola, che ha come protagonisti quattro maestri di pittura: Ludovico Mazzolino, Giovan Battista Benvenuti detto Ortolano, Benvenuto Tisi detto Garofalo e soprattutto Giovanni Luteri detto Dosso Dossi. Erano pittori che accettavano gli influssi pittorici di altre artisti  rinascimentali.

Benvenuto Tisi, detto Garofalo (1476 circa – 1559) lavorò alla corte degli Este. Il soprannome Garofalo deriva dal nome del paese in cui forse nacque e lui stesso occasionalmente firmava i suoi quadri con  il disegno di un garofano. Nel 1495 lavorò a Cremona sotto la direzione di Boccaccio Boccaccino, che gli fece conoscere lo stile cromatico veneziano. Per committenti ecclesiastici o confraternite realizzò numerosi dipinti, in particolare ispirati dalla “Sacra famiglia”.

Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi (1486 – 1542).   Il soprannome Dosso,  forse gli deriva dal nome di una piccola proprietà di famiglia nel territorio mantovano, Dosso Scaffa (ora nota come San Giovanni del Dosso), situato tra Mirandola, Quistello e Revere.
Dipingeva temi religiosi, allegorici, epici, mitologici, per esempio “Maga Circe”, dipinta nel 1525, il duca Ercole II d’Este, ritratto da Dosso come Ercole tra i pigmei nel 1535, un anno dopo la sua elezione a quarto duca di Ferrara Modena e Reggio:  i pigmei  sono vestiti come lanzichenecchi, quasi a simboleggiare la sua ascesa politica.

Ludovico Mazzolino (1480-1528) orientò il suo linguaggio in senso anticlassico, guardando alla pittura di Ercole de’ Roberti e alle incisioni tedesche, di Martin Schongauer e di Albrecht Dürer.
Pur conoscendo la pittura veneziana e quella di Raffaello Sanzio, la sua arte era animata da accenti visionari. Realizzò numerosi dipinti destinati al collezionismo privato:  raffigurano scene profane, gremite di personaggi dai tratti fisionomici anche grotteschi. 

Giovan Battista Benvenuti, detto l’Ortolano (1480 circa – 1525 circa), il soprannome gli derivò dal mestiere del padre, curatore di “orti” (= di giardini, forse). Del Benvenuti si sa poco, né la data di nascita, né quella di morte, né il luogo in cui visse o si formò. Questo pittore è conosciuto solo tramite le sue opere, caratterizzate  dalla resa del paesaggio, ispirate dal Giorgione. Realizzò numerose pale d’altare e quadri destinati alla devozione privata d’ispirazione raffaellesca.

Il suo capolavoro è la “Pala dei tre Santi”


San Sebastiano legato al palo della tortura; ai lati  san Rocco e san Demetrio. Questa pala d’altare fu realizzata nel 1520. Era nella parrocchiale di Bondeno (prov. di Ferrara) oggi  è a Londra  nella National Gallery.

Prima di concludere  vi voglio segnalare l’ultimo libro pubblicato da Vittorio Sgarbi: “Natività. Madre e figlio nell’arte”, edito da “La nave di Teseo”, pp. 372, euro 24.

L’autore racconta l’antica rappresentazione del legame tra la Madonna e un Gesù più o meno Bambino, includendo nel racconto il prima (l’Annunciazione e la Concezione) e il dopo (la Passione).

Mettendo in scena la Natività gli artisti hanno saputo rendere evidente la presenza del divino nella realtà umana: “la semplicità degli affetti tra la Madre e il Bambino, in Giotto come in Pietro Lorenzetti, come in Vitale da Bologna, come in Giovanni Bellini, come in Bronzino, come in Caravaggio”, ha scritto Sgarbi.

Il soggetto è la vita, e la maternità è la più umana delle condizioni, che nella Natività diventa un fatto religioso e determina il destino di quel bambino e dell’umanità che trova la sua salvezza in quel neonato.

“Maria nell’atto della maternità non è una maestà lontana, in trono, che tiene in braccio un bambino che è già divino: è semplicemente, nella maggior parte delle rappresentazioni, una mamma con il figlio. Per questo la maternità di Maria non è un tema religioso ma un tema umano”.
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