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… ma poi penso alla terra, quella che calpesto e mi dà il senso, e a tutto il tempo perso. Ed è per questo forse che pago ogni centesimo, per dare avanti ciò che ho sottratto al tempo quasi rubando e solo per la fretta, quell’impazienza di arrivare ad un traguardo appena, a quello che da lontano pareva un orizzonte fatto di cielo e terra. E invece era solo il canto d’amore dell’assiolo nelle sere autunnali.
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Cogito ergo Zam / Re:Imago
« Ultimo post da Doxa il Ottobre 18, 2024, 11:30:21 »
Il noto filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788 – 1860) nel primo tomo di "Parerga e paralipomena" scrisse anche un breve saggio titolato: "Aforismi sulla saggezza della vita", fatto diventare un testo autonomo col titolo “L’arte di ignorare il giudizio degli altri”.

Schopenhauer dice che diamo troppa importanza alle opinioni degli altri su di noi e che i loro giudizi condizionano i nostri comportamenti. Consiglia di imparare a vivere pensando al nostro benessere e alla nostra serenità.
"Chi è consapevole di non meritarsi un’accusa può tranquillamente ignorarla”.

L’economista ed imprenditore  statunitense Warren Edward Buffett scrisse: “Ci vogliono vent’anni per costruirsi una buona reputazione e cinque minuti per rovinarla. Se pensi a questo, farai le cose in modo diverso”.

La reputazione è condizionata dal gruppo di riferimento, il quale usa valori e criteri di giudizio propri, che possono essere differenti da quelli di altri gruppi. Per esempio, in un gruppo di delinquenti un criminale può avere un’ottima reputazione, il rispetto, l’ammirazione, e continuamente giudicato degno di apprezzamento.

Da questo punto di vista la reputazione è uno strumento di controllo sociale. Esprime il valore che un gruppo attribuisce ai comportamenti desiderabili.

Nell’ambito lavorativo le persone desiderano essere considerate  competenti, attive, però è impossibile  sapere veramente cosa gli altri pensano di noi o come ci descrivono.



Tra auto-percezione e reputazione (che può essere positiva o negativa) c’è un necessario rapporto che coinvolge l’autostima e l’identità personale da un lato, e l’opinione degli altri su di noi, dall’altro.
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Letteratura che passione / Re:"Aver cura di sé"
« Ultimo post da ninag il Ottobre 17, 2024, 17:28:20 »
Avere cura di sé, è la base del vivere.
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Arte / Re:"Cristo e l'adultera"
« Ultimo post da ninag il Ottobre 16, 2024, 17:13:41 »
Buon pomeriggio, ho rimosso alcuni commenti che non erano pertinenti.
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Pensieri, riflessioni, saggi / Con l'età a ...
« Ultimo post da Platino il Ottobre 16, 2024, 13:48:17 »
Con l'età a salire, sempre più buoni propositi del matti, arrivano fino a sera restando sulla carta....
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Anch'io Scrivo poesia! / Re:Perdere
« Ultimo post da presenzadiritorno il Ottobre 13, 2024, 18:53:19 »
Analisi che coglie il senso. Grazie
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Cogito ergo Zam / Re:Imago
« Ultimo post da Doxa il Ottobre 13, 2024, 15:10:11 »
L’immaginazione è una funzione cognitiva indispensabile in ogni ambito delle nostre attività mentali, per esempio quando attraversiamo la strada è utile capire  (immaginare)  la velocità delle automobili in arrivo.

Nell’interazione interpersonale usiamo l’immaginazione per comprendere meglio i comportamenti degli altri ma anche per usare migliori strategie nel rapportarci con loro. Questa abilità è denominata “perspective taking”.

Per quanto riguarda l’immagine corporea,  la rappresentazione che ci formiamo nella mente del nostro aspetto fisico deriva dalle informazioni provenienti dai diversi tipi di recettori sensoriali che dalla periferia del corpo raggiungono la corteccia cerebrale e vengono sintetizzati dal sistema nervoso centrale. Ma le  informazioni sensoriali non bastano. Vengono integrate da altre: i fattori socio-ambientali, le esperienze, l’autostima ecc..

La costruzione mentale della propria immagine corporea comincia fin dai primi mesi di vita. Poi, negli  anni dell’adolescenza l’immagine viene modificata dai cambiamenti fisici.

L'adolescente costruisce una sua immagine ideale osservando il proprio corpo con quello dei pari, confrontandosi con persone che egli fisicamente ammira, segue le indicazioni che il suo ambiente culturale dà sulla bellezza e la prestanza fisica.

Anche l’influenza di amici e conoscenti ha un peso importante, soprattutto nel periodo dell’adolescenza, quando essere considerati attraenti significa maggiore accettazione dagli altri.

Le crisi adolescenziali sono fisiologiche e spesso basate sull’insoddisfazione del proprio aspetto fisico, da cui scaturisce la conflittualità tra l'immagine corporea e quella ideale, connessa con i valori sociali e le influenze culturali.



E’ notevole l’influenza dei mass media sullo sviluppo  dei disturbi dell’immagine corporea. I mezzi di comunicazione di massa  mostrano ideali di bellezza che si discostano dalla media della popolazione e generano l’insoddisfazione di sé. La consideriamo inadeguata rispetto ai modelli  socialmente proposti. Ci vediamo con dei difetti e, se si può, tentiamo di eliminarli o nasconderli tramite diete, esercizi ginnici, la cosmesi od interventi di chirurgia estetica.
Nella maggior parte dei casi questa conflittualità termina quando l'adolescente accetta la sua identità, anche sessuale,  e c'è la fusione dei due tipi di immagine.

Se  il contrasto tra immagine corporea e l’immagine ideale persiste il conflitto diventa problematico.

Tutti, giovani e meno giovani, vorrebbero essere belli, fisicamente perfetti, ma la natura è indifferente ai nostri desideri.

L’immagine corporea femminile subisce modifiche anche durante la gravidanza. Per nove mesi l’organismo si adatta alla gestazione, e di solito c’è l’accettazione del cambiamento nella forma fisica.

La non accettazione della propria immagine corporea può creare conseguenze psicosomatiche e gravi problemi con l’alimentazione, come la bulimia  e l’anoressia. L’anoressica usa il corpo come campo di battaglia tra psiche e soma, considera il suo corpo o una parte di esso come un persecutore da controllare.

I disturbi dell’immagine corporea  coinvolgono la percezione, le emozioni, la parte cognitiva, il comportamento, possono assumere forme differenti.

Dal punto di vista cognitivo i disturbi dell’immagine di sé compaiono quando si hanno aspettative irrealistiche. La difficoltà ad accettare la propria immagine può generare sfiducia, vergogna, tristezza, ansia, sottovalutazione delle proprie potenzialità e progressivo isolamento sociale per evitare l’evitamento delle situazioni in cui il proprio aspetto  può essere sottoposto allo sguardo ed al giudizio altrui.

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Cogito ergo Zam / Re:Imago
« Ultimo post da Doxa il Ottobre 12, 2024, 17:41:08 »

Di solito siamo convinti che ciò che noi percepiamo corrisponda esattamente alla realtà, non è così.

Le altre persone non ci vedono nello stesso modo in cui ci vediamo noi.

La teoria dell'Io riflesso, elaborata nei primi anni del ‘900 dal sociologo Charles Cooley ed esposta nel libro titolato: “Human Nature and the Social Order”, evidenzia che la nostra identità oggettiva  e soggettiva si fondono per creare l’immagine  di come ci percepiamo. Simbolicamente, tale fusione può essere rappresentata con l’immagine riflessa in uno specchio, che ci permette di guardare il nostro viso, il nostro corpo ed è l’immagine  che ognuno ha di sé stesso: ci vediamo sempre come siamo abituati a vederci, ma  la nostra immagine riflessa nello specchio non corrisponde esattamente a come gli altri ci vedono.

Spesso ci sorprendiamo quando ci vediamo in una foto: quella è l’immagine che gli altri vedono di noi, però il giudizio estetico può variare da persona a persona.

Non è possibile avere accesso diretto ai pensieri degli altri, ma possiamo fare affidamento sul feedback che riceviamo. Le reazioni delle persone, i loro sguardi, i loro commenti possono darci un’idea di come veniamo percepiti.

Di solito è basso il livello di concordanza tra il giudizio che diamo del nostro aspetto estetico e quello che ne danno gli altri. Non ci vediamo come gli altri ci vedono.

La nostra immagine corporea viene elaborata nel cervello: è un processo di integrazione fra percezioni,  cognizioni,  emozioni e sentimenti.

La rappresentazione mentale sia della forma e dimensione del nostro corpo  sia i sentimenti che proviamo per tali caratteristiche o per le singole parti può influire sull’autostima e causare problemi psicologici anche gravi, come l’anoressia e  la bulimia, innescate dall’eccessiva preoccupazione  per la propria esteriorità.



In particolare fra le donne è  diffusa la tendenza di guardarsi allo specchio e vedersi brutte, grasse e fuori forma.  Spesso  sono severe con sé stesse nel giudicarsi  e vedono difetti nel proprio corpo anche dove non ci sono.

Vari sondaggi tra le donne tra i 18 ed i 55 anni hanno rilevato che il 93 per cento di esse si considera brutta.

Non considerarsi bella/o viene definita: “Body Image Disturbing” (= disturbo dell’immagine corporea), che può causare problemi psicologici.

L’importanza che l’individuo attribuisce alla propria apparenza fisica e la discrepanza tra corpo percepito e corpo reale o ideale può creare problemi di autostima e, come sopra detto,  disturbi collegati all’alimentazione, come la bulimia e l’anoressia.

La distorsione della visione di sé, frequente nei casi di anoressia, è spesso il risultato della ricerca di magrezza, come indicata dalla moda e dai mass media per valorizzare la propria bellezza e l’aspetto esteriore.

Le persone affette da anoressia sono di solito insoddisfatte del proprio peso e aspetto fisico, in particolare sovrastimano alcune parti del loro corpo (seni, pancia, addome, glutei, gambe). La perdita di peso, nel tentativo di raggiungere l’immagine corporea ideale, le aiuta nell’autocontrollo, invece l’aumento ponderale determina in loro frustrazione e disistima.

Tra le adolescenti è diffusa l’insoddisfazione per il proprio corpo.
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Cogito ergo Zam / Re:Imago
« Ultimo post da Doxa il Ottobre 11, 2024, 08:45:22 »
Oggi per colazione vi offro "self image e reputazione". Vi garba ? Pensate che al mattino è difficile da digerire? 

Nel precedente post ho citato le frasi  “sé sociale” e “giudizio altrui”: quando quest’ultimo è negativo può essere deleterio per l’individuo con bassa autostima.

La reputazione è la considerazione che gli altri hanno di una persona: il giudizio sociale, incentrato sull’immagine sociale dell’individuo; questa è  basata sull’esteriorità e sul comportamento.  Mostrarsi è il punto cardine di raccontare sé stesso.

La lesione della reputazione può avvenire in molteplici modi: non solo attraverso pettegolezzi o maldicenze, ma anche mediante l’insinuazione.

La diffamazione offende la reputazione altrui ed è un reato che prevede la punibilità dal Codice penale. Idem per l’ingiuria.

L’ingiuria tende ad offendere l’onore o il decoro di una persona, invece la diffamazione lede la reputazione.

Nell’ambiente sociale in cui viviamo, in particolare in quello lavorativo, gli altri osservano continuamente i nostri comportamenti ed esprimono opinioni sulle nostre competenze, la personalità, l’impegno, ed esprimono il loro giudizio. Il processo di costruzione della propria reputazione necessita di tempo.

L’antico filosofo greco Socrate diceva che “il modo per ottenere una buona reputazione sta nell’agire per essere ciò che desideri apparire”.

La buona reputazione è il capitale sociale di un individuo o di un’organizzazione, ed assicura credibilità e affidabilità.

Per evitare di restare paralizzati dal giudizio degli altri riguardo la propria reputazione, è importante verificare, se è possibile, sulla base di quali parametri si forma la loro opinione. Quante vite spezzate, quanti sogni e progetti naufragati a causa della malvagia reputazione da parte di altri e ritenuta insopportabile!

Charlie Chaplin, a questo proposito, raccomandava: “Preoccupati più della tua coscienza che della reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è problema loro”.
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Anch'io Scrivo poesia! / Re:Uomo
« Ultimo post da piccolofi il Ottobre 10, 2024, 18:06:46 »
 Molto bella ed efficace, nella sua essenzialità.
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