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Anch'io Scrivo poesia! / NATALE D'ALTRI TEMPI
« il: Gennaio 07, 2014, 21:16:35 »
Scendevo per una stradina di campagna,
come viandante ricolmo di speranze.
Sentii vagire; guardai intorno.
Per la mia via solo freddo e fruscio di vento,
sussultare di foglie nel maltempo.
Una voce nel cuore riecheggiava,
quasi come invito assai ammaliante.
Con il cuore disorientato appena,
corsi alla ricerca di quel struggente suono,
che, a compassione, inteneriva il cuore.
In quel paesaggio, muto nel silenzio,
al riecheggiare di quel pianto di bambino,
i miei desideri, scarni di certezze,
mi spronavano invitandomi a cercare.
Cercare chi in quella notte?
Dove cercare in quella via?
Risentii quel suono, sussultò il cuore: ero vicino.
Ed intravidi tra lo scoppiettare di un fuocherello,
una mangiatoia povera di paglia, ma ricca nel contempo:
un bimbo vi giaceva dentro!
Mi accostai, gli baciai il piedino e, alzando gli occhi,
vidi il sorriso d’una donna, la madre del bambino.
Cantava una ninna nanna assai dolce;
la sua melodia, che mai intese uman udito,
le incertezze del mio cuore spazzava, come cenere nel vento.
Un uomo osservava l’accaduto, dalla foltezza del suo barbone.
Non disse nulla, guardò teneramente.
Capii allora che quelle tre persone,
al freddo di quella misera capanna,
non erano una semplice famigliola.
E quel bambino, dalle tenere guanciotte,
non era un semplice infante.
Era il Cristo, il Messia Signore,
con il padre e la madre del Salvatore!
Alla vista paradisiaca fui preso da spiacere:
non avevo nulla di che donare.
E, come pastore d’altri tempi, gli offrii il cuore.
Ed Egli, che non per niente era nato,
sorrise, con la manina mi accarezzò il viso e
ricambiò quel mio misero presente
ricolmandomi del Suo grande Amore.
come viandante ricolmo di speranze.
Sentii vagire; guardai intorno.
Per la mia via solo freddo e fruscio di vento,
sussultare di foglie nel maltempo.
Una voce nel cuore riecheggiava,
quasi come invito assai ammaliante.
Con il cuore disorientato appena,
corsi alla ricerca di quel struggente suono,
che, a compassione, inteneriva il cuore.
In quel paesaggio, muto nel silenzio,
al riecheggiare di quel pianto di bambino,
i miei desideri, scarni di certezze,
mi spronavano invitandomi a cercare.
Cercare chi in quella notte?
Dove cercare in quella via?
Risentii quel suono, sussultò il cuore: ero vicino.
Ed intravidi tra lo scoppiettare di un fuocherello,
una mangiatoia povera di paglia, ma ricca nel contempo:
un bimbo vi giaceva dentro!
Mi accostai, gli baciai il piedino e, alzando gli occhi,
vidi il sorriso d’una donna, la madre del bambino.
Cantava una ninna nanna assai dolce;
la sua melodia, che mai intese uman udito,
le incertezze del mio cuore spazzava, come cenere nel vento.
Un uomo osservava l’accaduto, dalla foltezza del suo barbone.
Non disse nulla, guardò teneramente.
Capii allora che quelle tre persone,
al freddo di quella misera capanna,
non erano una semplice famigliola.
E quel bambino, dalle tenere guanciotte,
non era un semplice infante.
Era il Cristo, il Messia Signore,
con il padre e la madre del Salvatore!
Alla vista paradisiaca fui preso da spiacere:
non avevo nulla di che donare.
E, come pastore d’altri tempi, gli offrii il cuore.
Ed Egli, che non per niente era nato,
sorrise, con la manina mi accarezzò il viso e
ricambiò quel mio misero presente
ricolmandomi del Suo grande Amore.