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Altro / Re:I fiori dei nostri giorni
« il: Marzo 26, 2013, 17:39:31 »
Grazie per i commenti,cercherò di mantenere un andamento costante. Grazie per i costruttivo commenti infatti avete proprio ragione alcune parti son troppo legate al parlato,avrei dovuto rileggerla ma è un capitolo scritto qualche giorno fa e lasciato. Grazie per i commenti.
Capitolo 2
L'edificio di un marrone sbiadito spiccava per altezza nella piazzola in cui ci eravamo fermati. La prima a scendere dall'auto fu Miss Teulvill che con passo spedito lo raggiunse per prima. Io e il signor Hopenflor decidemmo di seguirla-come se vi fossero state altre alternative- solo dopo esserci scambiati un'occhiata che esprimeva insicurezza. Era il secondo giorno che vi entravo eppure provavo ancora una sensazione , indice che non mi sarei mai trovata del tutto a mio agio: malinconia. Non solo per la struttura abbastanza fatiscente. Il signor Hopenflor dietro di me era una presenza molto incoraggiante: conosceva il luogo e condivideva la mia impressione. Rientrai nella classe della mia ormai guida e come da norma fummo accolti da un sincronizzato saluto: tutti gli alunni si alzarono in piedi con una compostezza di gran lunga più consona ad un età magari piu maturata. Senza entusiasmo alcuno. Non che quei bambini rifiutassero di esserlo, doveva trattasi sempre di una regola.
'Seduti, seduti.'li invitó una volta dato lei l' esempio.
Dal canto mio mi sistemai sulla sedia accanto alla cattedra. Nel frattempo Hopenflor doveva aver raggiunto la sua classe ordinaria. Miss Teulvill , concluso l'appello,cominciò a dar seguito alla sua- forse fin troppo pedante- lezione sulle antiche origini della lingua latina. Nella mia mente una similitudine riassunse con spicciole parole il concetto di fondo: la lingua latina dopo essere sbocciata come un fiore si è a poco a poco piegata su se stessa , ma curata dal ricordo e aiutata a rifiorire se ne sta lì , in attesa di ricevere acqua. Un fiore che non morirà mai.
I volti di quei bambini fissavano attenti la loro maestra, assorti nella rielaborazione- nelle loro testoline- di tutto...o forse occupati a pensare ad altro. Qualcuno almeno penserà agli amici lasciati fuori dalla scuola? Se vogliono essere altruisti i bambini lo sono, a patto che la loro fertile mente non venga resa troppo dura e modellata da influenze esterne che li rendono passivi. E forse loro...ahimè! Sospirai lievemente in silenzio. Al termine di quella lunga giornata trascorsa ad ascoltare sermoni e forbiti discorsi di cui io stessa non sempre capii il punto,mi ritrovai a passeggiare nel cortile sul retro in compagnia del signor Hopenflor .
'Ancora sei dello stesso parere di prima?'mi chiese infilandosi le mani nelle tasche alzando il viso al cielo grigiastro che le nuvole avevano imposto nascondendo il sole.
'Si e ancora più convinta!'affermai.
'Quì non si muove mai nessuno a dare un andamento diverso.'osservò sprezzante.
' è un vero peccato. Servirebbe per esempio cominciare con l'allargare le braccia della scuola e integrare tutti i bambini nelle vie che ad essa non conducono, chi è per le strade...'
'Sono d'accordo ma quella scuola ha al suo interno teste dure.non è facile! Molte volte ho proposto ciò che ora mi stai dicendo ma ho ricevuto solo sguardi contrariati e rischiato di essere licenziato.'
'Accidenti che...testoni!'
Lo sentii ridere al mio fianco.' Esatto!'
Liberai anche io una risata. Tornai poi seria e mi saltò in testa una domanda che dovevo rivolgere assolutamente. 'Signor Hopenflor vorrei chiederle una cortesia.'
'Se posso perché no. Ma chiamami pure Emanuel. Diamoci del tu.'mi disse fermandoci.
Fui molto grata di aver raggiunto una tale confidenza perciò accettai. 'Dicevo dunque- porla mi imbarazzava alquanto- posso chiederle se per caso lei conosce un negozio di fiori quì vicino?'
Con mia sorpresa non vidi segni di stupore o ironia, cordialmente mi prese sotto braccio e mi accompagnò.
'Sei fortunata! Ne conosco si.'
E il bello è che proprio li dentro sarebbe germogliato qualcosa...
Capitolo 2
L'edificio di un marrone sbiadito spiccava per altezza nella piazzola in cui ci eravamo fermati. La prima a scendere dall'auto fu Miss Teulvill che con passo spedito lo raggiunse per prima. Io e il signor Hopenflor decidemmo di seguirla-come se vi fossero state altre alternative- solo dopo esserci scambiati un'occhiata che esprimeva insicurezza. Era il secondo giorno che vi entravo eppure provavo ancora una sensazione , indice che non mi sarei mai trovata del tutto a mio agio: malinconia. Non solo per la struttura abbastanza fatiscente. Il signor Hopenflor dietro di me era una presenza molto incoraggiante: conosceva il luogo e condivideva la mia impressione. Rientrai nella classe della mia ormai guida e come da norma fummo accolti da un sincronizzato saluto: tutti gli alunni si alzarono in piedi con una compostezza di gran lunga più consona ad un età magari piu maturata. Senza entusiasmo alcuno. Non che quei bambini rifiutassero di esserlo, doveva trattasi sempre di una regola.
'Seduti, seduti.'li invitó una volta dato lei l' esempio.
Dal canto mio mi sistemai sulla sedia accanto alla cattedra. Nel frattempo Hopenflor doveva aver raggiunto la sua classe ordinaria. Miss Teulvill , concluso l'appello,cominciò a dar seguito alla sua- forse fin troppo pedante- lezione sulle antiche origini della lingua latina. Nella mia mente una similitudine riassunse con spicciole parole il concetto di fondo: la lingua latina dopo essere sbocciata come un fiore si è a poco a poco piegata su se stessa , ma curata dal ricordo e aiutata a rifiorire se ne sta lì , in attesa di ricevere acqua. Un fiore che non morirà mai.
I volti di quei bambini fissavano attenti la loro maestra, assorti nella rielaborazione- nelle loro testoline- di tutto...o forse occupati a pensare ad altro. Qualcuno almeno penserà agli amici lasciati fuori dalla scuola? Se vogliono essere altruisti i bambini lo sono, a patto che la loro fertile mente non venga resa troppo dura e modellata da influenze esterne che li rendono passivi. E forse loro...ahimè! Sospirai lievemente in silenzio. Al termine di quella lunga giornata trascorsa ad ascoltare sermoni e forbiti discorsi di cui io stessa non sempre capii il punto,mi ritrovai a passeggiare nel cortile sul retro in compagnia del signor Hopenflor .
'Ancora sei dello stesso parere di prima?'mi chiese infilandosi le mani nelle tasche alzando il viso al cielo grigiastro che le nuvole avevano imposto nascondendo il sole.
'Si e ancora più convinta!'affermai.
'Quì non si muove mai nessuno a dare un andamento diverso.'osservò sprezzante.
' è un vero peccato. Servirebbe per esempio cominciare con l'allargare le braccia della scuola e integrare tutti i bambini nelle vie che ad essa non conducono, chi è per le strade...'
'Sono d'accordo ma quella scuola ha al suo interno teste dure.non è facile! Molte volte ho proposto ciò che ora mi stai dicendo ma ho ricevuto solo sguardi contrariati e rischiato di essere licenziato.'
'Accidenti che...testoni!'
Lo sentii ridere al mio fianco.' Esatto!'
Liberai anche io una risata. Tornai poi seria e mi saltò in testa una domanda che dovevo rivolgere assolutamente. 'Signor Hopenflor vorrei chiederle una cortesia.'
'Se posso perché no. Ma chiamami pure Emanuel. Diamoci del tu.'mi disse fermandoci.
Fui molto grata di aver raggiunto una tale confidenza perciò accettai. 'Dicevo dunque- porla mi imbarazzava alquanto- posso chiederle se per caso lei conosce un negozio di fiori quì vicino?'
Con mia sorpresa non vidi segni di stupore o ironia, cordialmente mi prese sotto braccio e mi accompagnò.
'Sei fortunata! Ne conosco si.'
E il bello è che proprio li dentro sarebbe germogliato qualcosa...