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Fantasy / Oblivion ( Intro )
« il: Agosto 19, 2011, 19:49:18 »
"...l'arco e' lo strumento dei vigliacchi. Coloro che avanzano tra i cespugli, si nascondono dietro le rocce o si arrampicano sui tetti per cogliere di sorpresa il nemico. Costoro non possono definirsi guerrieri ne sono migliori dei ratti che strisciano nelle fogne della Citta' Imperiale. L'arco si puo pero usare contro gli abomini degli dei come i goblin, i troll e gli elfi selvaggi.
A ben vedere e' cosa giusta ed onorevole oltremodo in codesti casi."
(Manuale della Gilda dei Guerrieri)
Le celle delle prigioni imperiali non sembravano diverse dal solito. Erano sporche e maleodoranti come sempre e , come sempre un elfo supremo rinchiuso nella cella 3 si prendeva la briga di deridere il suo vicino di cella
"Un elfo dei boschi? Deve essere il mio giorno fortunato.Due mesi passati a parlare da solo e ora guarda cosa mi tocca, un elfo dei boschi morto di fame. Hanno dovuto prenderti a sassate per tirarti giu dall' albero sul quale vivevi o ti hanno convinto a scendere con un biscottino?"
Gli elfi supremi non smentivano mai il nome che si erano modestamente scelti. Il termine elfo supremo veniva usato solo dagli elfi supremi, mentre le altre etnie di elfi e le altre razze che abitavano Cyrodill usavano il termine "Altmer". Solo gli orchi , allergici ai dialetti elfici li definivano piu semplicemente "elfi alti". Perche alla fine era solo questo che erano: Elfi piu alti degli altri.
"Cosa hai fatto, hai rubato il borsello a qualche vecchia o per atti osceni al tempio? Parla elfo dei boschi, vedrai che ti fa bene sfogarti."
Gli elfi dei boschi non avevano mai completamente abbandonato la vita tribale ed erano guardati con disprezzo dagli Altmer e con acredine dai "Dunmer" , ovvero, gli elfi oscuri , per i quali non sprechero' inchiostro se non e' indispensabile.
Dewer era abituato a questo comportamento e se lo lasciava scivolare addosso facilmente.
"Dovrebbero esserci carceri speciali per voi elfi selvatici perche' per voi questa cella rivoltante perfino per i gli scarafaggi, e troppo lussuosa. Praticamente una reggia."
Chiudendo gli occhi nella speranza di riuscire a dormire nonostante gli insulti dell' elfo alto, Dewer cercava di immaginare la piccola casa della sua famiglia lontana.Sentiva l'odore dei fiori e delle foglie del bosco che nascondeva il suo piccolo villaggio dalla rutilante vita delle citta', con tutti i loro cavalli e ruote e libri. Diavolerie moderne secondo il suo popolo che viveva di caccia , agricultura e pesca.Immagino' il suono del ruscello che passeggiava placido sotto la finestra della sua cameretta che aveva i muri ingombri da disegni di piantine con i nomi e le possibili applicazioni in alchimia .Sentiva il coro di risate dei suoi amici e ricordava le cene all'aperto nelle sere d'estate quando tutti gli abitanti del villaggio mangiavano insieme sotto le stelle.Pensava a loro, al suo villaggio dove tutti si rispettavano e si chiamavano per nome gentilmente e non ti strillavano:" Svegliati elfo lurido"!
Dewer apri gli occhi e istintivamente si protesse il viso con le braccia emettendo un gridolino da ragazzina.
"Ah!"
Il rumore di passi pesanti e metallici voleva dire uomini della guardia imperiale. Almeno dieci tutti armati e corazzati da battaglia.
"Eccoli! Vengono a scannarti come la bestia che sei!"
Grido' l'elfo supremo da dietro il muro di guardie che si erano piantate davanti alla cella di Dewer.
"Alzati e mettiti con le spalle al muro in fondo e non ti muovere o ti trafiggo"
Ordino la voce che lo aveva svegliato. Proveniva da un uomo enorme in armatura argentea e lo sguardo di chi non ci pensa due volte a passare dalle parole ai fatti.
Dewer si alzo' di scatto e si sbatte' con tale velocita sul muro che quasi fece un rimbalzo. Tale era il terrore di essere stato tolto dal suo stato di dormiveglia in quel modo che non riusciva quasi a respirare.
"Co...cosa succede"
Biascico'
"Zitto verme, non te lo avviso un altra volta!"
Il cavaliere d'argento si rivolse poi a un suo soldato corazzato di pesante ferro ruvido
"Apri la porta" ordine secco
Poi giro' di nuovo lo sguardo verso Dewer "Adesso apro questa porta. Se muovi anche solo un muscolo sei morto intesi?"
"Basta cosi Lexer!" La voce profonda e roca di un anziano proveniva dal centro della mandria di bestioni di ferro ruvido alle spalle del capitano delle guardie imperiali Lexer Alexios.
"Aprite la cella e lasciatemi entrare a parlare con lui" Dewer non sapeva cosa stava succedendo e non sapeva se stavano per ammazzarlo per chissa' quale motivo.
Il suo reato non giustificava certo un esecuzione sommaria in carcere. Doveva scontare cinquanta giorni.
A fatica il vecchio si fece largo tra i soldati pressati nello stretto corridoio di celle e quando fu illuminato dalla torcia di Lexer si mostro' a Dewer.
Sorridendo entro' nella cella e porse la mano inanellata d'oro e pietre luccicanti rosse. Gli occhi pacifici , azzurri e sbiaditi , i capelli lunghi bianchi come le nuvole, La veste preziosa viola e un grosso amuleto a rombo con una pietra rosso fuoco incastrata in centro.
Dewer non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie
"Mi chiamo Uriel Septim e sono il tuo imperatore"
A ben vedere e' cosa giusta ed onorevole oltremodo in codesti casi."
(Manuale della Gilda dei Guerrieri)
Le celle delle prigioni imperiali non sembravano diverse dal solito. Erano sporche e maleodoranti come sempre e , come sempre un elfo supremo rinchiuso nella cella 3 si prendeva la briga di deridere il suo vicino di cella
"Un elfo dei boschi? Deve essere il mio giorno fortunato.Due mesi passati a parlare da solo e ora guarda cosa mi tocca, un elfo dei boschi morto di fame. Hanno dovuto prenderti a sassate per tirarti giu dall' albero sul quale vivevi o ti hanno convinto a scendere con un biscottino?"
Gli elfi supremi non smentivano mai il nome che si erano modestamente scelti. Il termine elfo supremo veniva usato solo dagli elfi supremi, mentre le altre etnie di elfi e le altre razze che abitavano Cyrodill usavano il termine "Altmer". Solo gli orchi , allergici ai dialetti elfici li definivano piu semplicemente "elfi alti". Perche alla fine era solo questo che erano: Elfi piu alti degli altri.
"Cosa hai fatto, hai rubato il borsello a qualche vecchia o per atti osceni al tempio? Parla elfo dei boschi, vedrai che ti fa bene sfogarti."
Gli elfi dei boschi non avevano mai completamente abbandonato la vita tribale ed erano guardati con disprezzo dagli Altmer e con acredine dai "Dunmer" , ovvero, gli elfi oscuri , per i quali non sprechero' inchiostro se non e' indispensabile.
Dewer era abituato a questo comportamento e se lo lasciava scivolare addosso facilmente.
"Dovrebbero esserci carceri speciali per voi elfi selvatici perche' per voi questa cella rivoltante perfino per i gli scarafaggi, e troppo lussuosa. Praticamente una reggia."
Chiudendo gli occhi nella speranza di riuscire a dormire nonostante gli insulti dell' elfo alto, Dewer cercava di immaginare la piccola casa della sua famiglia lontana.Sentiva l'odore dei fiori e delle foglie del bosco che nascondeva il suo piccolo villaggio dalla rutilante vita delle citta', con tutti i loro cavalli e ruote e libri. Diavolerie moderne secondo il suo popolo che viveva di caccia , agricultura e pesca.Immagino' il suono del ruscello che passeggiava placido sotto la finestra della sua cameretta che aveva i muri ingombri da disegni di piantine con i nomi e le possibili applicazioni in alchimia .Sentiva il coro di risate dei suoi amici e ricordava le cene all'aperto nelle sere d'estate quando tutti gli abitanti del villaggio mangiavano insieme sotto le stelle.Pensava a loro, al suo villaggio dove tutti si rispettavano e si chiamavano per nome gentilmente e non ti strillavano:" Svegliati elfo lurido"!
Dewer apri gli occhi e istintivamente si protesse il viso con le braccia emettendo un gridolino da ragazzina.
"Ah!"
Il rumore di passi pesanti e metallici voleva dire uomini della guardia imperiale. Almeno dieci tutti armati e corazzati da battaglia.
"Eccoli! Vengono a scannarti come la bestia che sei!"
Grido' l'elfo supremo da dietro il muro di guardie che si erano piantate davanti alla cella di Dewer.
"Alzati e mettiti con le spalle al muro in fondo e non ti muovere o ti trafiggo"
Ordino la voce che lo aveva svegliato. Proveniva da un uomo enorme in armatura argentea e lo sguardo di chi non ci pensa due volte a passare dalle parole ai fatti.
Dewer si alzo' di scatto e si sbatte' con tale velocita sul muro che quasi fece un rimbalzo. Tale era il terrore di essere stato tolto dal suo stato di dormiveglia in quel modo che non riusciva quasi a respirare.
"Co...cosa succede"
Biascico'
"Zitto verme, non te lo avviso un altra volta!"
Il cavaliere d'argento si rivolse poi a un suo soldato corazzato di pesante ferro ruvido
"Apri la porta" ordine secco
Poi giro' di nuovo lo sguardo verso Dewer "Adesso apro questa porta. Se muovi anche solo un muscolo sei morto intesi?"
"Basta cosi Lexer!" La voce profonda e roca di un anziano proveniva dal centro della mandria di bestioni di ferro ruvido alle spalle del capitano delle guardie imperiali Lexer Alexios.
"Aprite la cella e lasciatemi entrare a parlare con lui" Dewer non sapeva cosa stava succedendo e non sapeva se stavano per ammazzarlo per chissa' quale motivo.
Il suo reato non giustificava certo un esecuzione sommaria in carcere. Doveva scontare cinquanta giorni.
A fatica il vecchio si fece largo tra i soldati pressati nello stretto corridoio di celle e quando fu illuminato dalla torcia di Lexer si mostro' a Dewer.
Sorridendo entro' nella cella e porse la mano inanellata d'oro e pietre luccicanti rosse. Gli occhi pacifici , azzurri e sbiaditi , i capelli lunghi bianchi come le nuvole, La veste preziosa viola e un grosso amuleto a rombo con una pietra rosso fuoco incastrata in centro.
Dewer non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie
"Mi chiamo Uriel Septim e sono il tuo imperatore"