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Post - peroni

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L'ispirazione l'ho tratta da un film degli anni ottanta: "Miracle mile"

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Sentimentale / Re: Cento
« il: Dicembre 14, 2011, 10:33:49 »
E, aggiungerei, di disperazione e malinconia.

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Horror / Re: Vogliamo te, Mario Rossi
« il: Dicembre 14, 2011, 10:30:36 »
Non sappiamo quale fosse il loro vero aspetto. Il protagonista, una volta assunte le sembianze di Mario Rossi (il perfetto sconosciuto, l'uomo qualunque) si era talmente abituato al suo aspetto e alla vita terrena da dimenticare perchè si trovava qui. Magari ne aveva preso possesso mentre Mario Rossi era nella culla, chissà. E quando vede per la prima volta il suo vero volto...immagina cosa faresti tu se la mattina, ancora assonnato/a vai in bagno, accendi la luce e lo specchio ti rimandasse un'altra immagine.

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Introspettivo / Messaggi anonimi
« il: Dicembre 06, 2011, 10:02:50 »

Il cigolio del carrello metallico lungo il corridoio annunciava la fine di un nuovo mese.
“ C’è posta per te. “ disse l’uomo del carrello e una mano senza volto depositò una cartolina aldilà delle sbarre.
La figura nella penombra aspettò a raccoglierla.
Lo fece solo la sera, al momento in cui spegnevano le luci.
L’oscurità non gli creava problemi. Aveva imparato a conviverci; soffriva di insonnia.
Ormai da anni trascorreva le notti a fissare il buio del soffitto. Non aveva mai protestato per la dura condanna che gli era stata inflitta; in tanti avevano cercato di comunicare con lui in diversi modi ma senza successo.
Poi avevano desistito, dimenticandolo.
Raccolse la cartolina e stringendola al petto si distese. Gli sembrava come ogni giorno di non avere le palpebre e gli occhi erano accecati dalla luce del buio. Tre ore più tardi rinunciò alla possibilità di addormentarsi anche quella notte. Aveva paura. Paura di fare ancora quel sogno di tanti anni prima. Quanti? Non lo ricordava più. E fu allora che il ricordo del sogno lo assalì come un ladro nella notte. Sullo schermo buio del soffitto vide le immagini del suo corpo che dormiva serenamente nel suo letto. Poi quella che sembrava la sua figura si sedette nel letto mentre il corpo continuava a dormire. Quella cosa scivolò giù dalle coperte e uscì dalla stanza. Non tornò più.
E lui non dormì più. E non sognò più. E la sua vita non fu più la stessa. E fece tutte quelle azioni che sapete. Il ricordo svanì. Nonostante l’oscurità osservò la cartolina. Francobollo degli Stati Uniti, immagine di un museo di New York. Senza testo. Sorrise. Allungò la mano sotto il letto e prese una scatola di cartone. Dentro c’erano altre cartoline, senza testo ricevute da quando era in prigione: una montagna innevata, persone abbronzate intente ad una gara di limbo, un uomo ed una donna felici che salutano in cima ad una scaletta di un aereo, un gatto da strada che dorme sul cofano di un auto. Aggiunse la nuova cartolina alle altre e chiuse gli occhi.
La mattina seguente la cella era vuota.

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Altro / Re: Una donna da salvare
« il: Dicembre 06, 2011, 09:58:17 »
Per Marcus: caffè pagato. E anche primo, secondo, contorno, frutta, dolce....

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Altro / Re: Tempo per leggere
« il: Dicembre 06, 2011, 09:56:08 »
Per Marcus: cercherò di far tesoro della tua considerazione che trovo pertinente. Grazie.

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Altro / Re: Una donna da salvare
« il: Novembre 29, 2011, 11:30:23 »
Grazie ancora, a quanto pare sei la mia lettrice più fedele.
E unica, aggiungo.
Ho inserito altri contributi. Alcuni si leggono d'un fiato nella speranza che ti lascino senza.

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Altro / Frenetico
« il: Novembre 29, 2011, 11:27:47 »
A pagina 25 del quotidiano leggo la notizia del concorso: Una storia in meno di 100 parole.” Ad avercela un’idea! Sono le 16. Con il 250 percorro 8 km, arrivo in via Orlando 78/81 da Feltrinelli e piglio una cartolina del concorso. Torno a casa, recupero la vecchia Lettera 65 ma 4 tasti sono rotti. Peccato, volevo scrivere della riscossa dei caratteri di un tempo. Sono ormai le 23 e faccio 0-0 con il pc. Tanti numeri nella testa ma poche parole. Ci vuole un finale. Apro il cassetto e la calibro 9 me ne suggerisce uno pulp. BANG!


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Altro / Tempo per leggere
« il: Novembre 29, 2011, 11:26:45 »
Era la prima volta che entravo nella libreria. Immediatamente quell’atmosfera intrisa di cultura mi rapì. La gente intenta a sfogliare libri e riviste, l’odore delle pagine, le infinite emozioni che tutte quelle parole sapevano trasmettere.
Mi ritrovai a curiosare tra opere di arte, narrativa, poesia, cinema e, con mia sorpresa, ricette di cucina. Mi appassionai a quella della crema pasticcera, quel nettare giallo che rubavo con il dito  quando avevo i calzoni corti. La gente sussurrava scambiandosi sguardi complici e io non riuscivo più a smettere di leggere e di deliziarmi alla vista delle foto delle torte con la scritta “Auguri” fatta con il cioccolato. Ecco perché dimenticai che avevo impostato il timer su 20 minuti. L’ultimo pensiero fu che anche il mio nome sarebbe stato stampato su una pagina il giorno dopo.

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Altro / Amore tra le pagine
« il: Novembre 29, 2011, 11:26:17 »
Erano uno di fronte all’altra, separati da un gruppo di persone in fila alla cassa cariche di libri e riviste. Stranieri appassionati di cultura. Lui, un tipo navigato, pieno di risorse, amante dei viaggi, barba incolta e che profumava di mare. Lei leggera, chic, francese che si faceva guardare e toccare ma che incuteva rispetto per la sua classe. Fu subito colpo di fulmine. Dopo un’ora giacevano uno sull’altra, separati da un leggero strato di plastica.
Interruppi l’idillio con discrezione. Buon Anniversario nonno, per te “l’Odissea”,per te nonna l'abbonamento a “Vogue”. Avrebbero trascorso insieme il tempo che gli restava sopra un divano.

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Altro / Magiche riflessioni
« il: Novembre 29, 2011, 11:24:46 »


Scendendo le scale della Stazione Termini si entra in un mondo colorato, quello commerciale del Forum. Fuori può piovere, splendere il sole, o essere notte; qui sotto lo shopping va avanti 24 ore su 24 sotto una luce artificiale perenne che sospende il tempo.
Incastrata tra una libreria affollata da una comitiva di adolescenti armati di zaini e sacchi a pelo intenta a sfogliare guide turistiche per assaporare sulla carta un antipasto del loro prossimo viaggio e una cafeteria che profuma di toast e caffè, c’è una buffa scatolona. Un parallelepipedo che ha per facce tante foto colorate che compongono un album di volti anonimi, all’interno uno specchio, uno sgabello girevole e una tendina per garantire un po' d’intimità. Le gambe che si intravedono suggersicono di aspettare di vedere tutto il resto. Sono affusolate, caviglia delicata, una mano compare a raddrizzare la cucitura posteriore delle calze, l’altra apre il sipario e compare una ragazza bruna, volto intrigante, non bello, anzi decisamente angoloso ma proprio per questo non anonimo, impreziosito da un taglio a caschetto all’altezza della mascella e sfumato gradatamente sul collo. Occhi grandi, distanti, trucco scarso.
Dopo il “cheese” ritira le sue 4 foto in 4 minuti che osserva compiaciuta e mentre le infila nel portafoglio ne cade una che teneva all’interno, tra la patente e la Master Card.
La raccoglie e con le dita affusolate dalle unghie smaltate toglie via la polvere che aveva invecchiato precocemente un ragazzo bruno, con la barba ed un sorriso cordiale.
Gli ricambia il sorriso anche se lui non lo sa, esce e prende un taxi.
L’auto bianca la porta all’Istituto. Lei entra, cerca di orientarsi, si sofferma su una bacheca in cui figurano orari, avvisi e messaggi.
“La dottoressa la riceverà tra 5 minuti, se intanto si vuole accomodare in questa sala.”
La voce è cordiale, accogliente, come la persona che la introduce nel salottino d’attesa.
La ragazza si rilassa, lasciandosi andare, come fa dal parrucchiere quando si abbandona alle sue sapienti mani per lo shampoo. Nell’aria c’è un’atmosfera di familiarità. Già “familiarità” o qualcosa di indecifrabile, come di già vissuto, di deja vu. Per distrarsi sfoglia di malavoglia una rivista. Uno stato di ansia la invade e sa che non è per via del colloquio. Si trasforma in panico. Istintivamente si dirige verso una porta che richiude dietro di sé, per isolarsi, come aveva fatto poco prima nel Forum, tirando una tendina. Stavolta il suo microcosmo ha l’aspetto di una toilette.
Fuori bussano, voci concitate :
“Signorina, signorina sta bene ?”
Lei si guarda intorno,sempre più smarrita. Come un disco rotto un interrogativo non fa che aumentare la sua angoscia : “Come facevi a sapere che dietro quella porta c’era un bagno?” Lei si guarda allo specchio, opaco, ambiguo, ingannevole che riflette qualcosa che non ti appartiene e che non vuoi vedere. Mentre i grandi occhi si riempiono di lacrime e qualcuno sta già forzando la serratura lei ricorda quello che aveva visto in passato riflesso in quello stesso specchio; qualcuno o qualcosa di diverso da sè che le fece paura, inaccettabile, da rimuovere, da nascondere, da dimenticare.
Come quel posto dall’atmosfera magica in cui era inconsapevolmente tornata per ricominciare, dopo l’intervento che le aveva permesso di accettare la sua vera natura.
Uscì dal bagno rassicurando tutti e mentre si avviava a sostenere il colloquio riconobbe tra le foto ingiallite dei corsisti degli anni precedenti appese al muro il ragazzo bruno con la barba. Gli sorrise e, forse per un riflesso del vetro, ebbe la sensazione che lui ricambiasse. Si chiese allora se un ricordo è qualcosa che hai o qualcosa che hai perduto. Per la prima volta, dopo tanto tempo, si sentì placata.










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Altro / Re: Un amore accecante
« il: Novembre 28, 2011, 14:38:57 »
Sono d'accordo con te che il personaggio è uno stereotipo, dei più beceri.
Avevo bisogno di visualizzarlo e di farne un "balordo".
Poteva vestire firmato e avere il SUV ma ho cercato un'immagine lontana dal protagonista che ha 45 anni. Grazie per i tuoi commenti lusinghieri.
Hai letto gli altri miei contributi anche in altre aree?
Fabio

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Umoristico / Ansia
« il: Novembre 25, 2011, 17:30:06 »
Il battito accelerato che posso sentire il mio cuore nelle tempie, lo stomaco per aria, il sudore freddo mentre cammino avanti e indietro come una sentinella meccanica da Luna Park. Ci siamo, ho atteso a lungo questo momento.
Nove mesi. Non devo deluderla ma mi sento svenire.
Mi appoggio con la testa al sostegno; è freddo,metallico, bianco.
Mi sento in una prigione tutta bianca.
Vorrei uscire ma non posso. Ci sono momenti nella vita in cui bisogna rimanere saldi, fermi con i piedi ben piantati al suolo.
L’altoparlante chiama il nome di un medico per due volte ma è come se non avessi l’audio. Adesso lo vedo. Avanza verso di me, la maglietta verde sudata ma lo sguardo è di ghiaccio con la sinistra accarezza qualcosa di tondo. Ora lo vedo meglio; è bianco, è proprio lui. Chissà se avrò la forza di prenderlo. Faccio tre respiri profondi e mi lancio verso di lui. Ho le mani fredde nonostante i guanti.
Che stress sta’ finale ai calci di rigore.

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Umoristico / Gli ultimi istanti
« il: Novembre 25, 2011, 17:28:28 »

Mi resta poco tempo ormai. Questione di attimi ed uscirò, spero spontaneamente, senza dolorosi interventi dall’esterno. Ho lottato, resistito, ma tutti i miei sforzi sono stati vani. La mia casa, il mio mondo stanno per trasformarsi in lacrime di una pioggia di ricordi. Peccato, stavo bene immerso in questo liquido che per me era il nettare della vita. Si dice che diamo la felicità a chi ci riceve ma so per certo che spesso siamo indesiderati.
Infatti molti di noi proiettati nel mondo esterno, senza averne fatto richiesta, una volta rifiutati cercano una via di fuga ma invano. Poiché rientrare, tornare indietro, è di fatto impossibile. Ci siamo, vorrei resistere ma la pressione è forte. Esprimo il mio ultimo desiderio: non contro il lampadario per favore. “Buon Anno.”

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Sentimentale / Cento
« il: Novembre 25, 2011, 17:27:36 »


Cento, cifra tonda. Come gli anni di solitudine, la velocità dell’automobile di mio padre nell’estate degli anni 60’, i passi che in quel tuo profondo Sud significavano morte.
Come i salti di gioia che ho fatto quando mi hai detto si. Cento come gli euro spesi per comprare i libri che desideravi per il tuo compleanno e che poi mi hai tirato in faccia quando il nostro amore ha scritto la parola fine. Come le tue foto che guardo sparse sul mio letto e il numero delle pillole che ho preso. Come i minuti che forse mi restano.

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