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Post - GiuliaS

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Romanzo breve. Per l'amazon award mi sembra siano sufficienti 24.

Ciao Mr. Blue, volevo ringraziarti per avermi fatto scoprire il contest di Amazon Storyteller! E ne approfitto per dirti che alla fine ho deciso di partecipare, e ho pubblicato proprio oggi il mio ebook! Se ti va di dargli un'occhiata sarei felice di lasciarti il link e di ricevere un tuo feedback. A presto!  :)

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Potresti presentare il libro al premio Amazon Storyteller https://www.amazon.it/b?ie=UTF8&node=20633958031
La scadenza è il 31 di agosto.

In bocca al lupo.

Ciao mr.blue, grazie per il suggerimento. Non so se riuscirò effettivamente a finire e ad essere soddisfatta del mio lavoro entro il 31 agosto  :blank: ma lo terrò sicuramente in considerazione.
Per quanto riguarda il discorso cartelle, 66 sono un giusto numero per poter parlare di "romanzo"?

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Grazie, presenzadiritorno! Il libro è narrativa e seguendo alcune guide ho messo queste impostazioni:
- pagina A4
- margine superiore e inferiore di 3 cm
- margine destro e sinistro di 2,4 cm
- allineamento giustificato
- interlinea esatta con valore 22
- carattere calibri 12
Le pagine che Word conteggia attualmente sono 57 e i caratteri 121.024.
Mi domando, i libri che troviamo in libreria con 200 e passa pagine, quanti caratteri contengono?  :D :blank:

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Buongiorno a tutti!
E' da un bel po' che non scrivo sul forum, ma sono rimasta sempre aggiornata sulle belle cose che condividete ogni giorno. Mi sono dedicata alla stesura di quello che potrei definire un "romanzo", ma adesso ho un dubbio di tipo prettamente tecnico: il mio documento word contiene 120.024 parole (spazi inclusi) e sto cercando di capire a quante pagine corrisponderebbero se il mio libro dovesse mai essere pubblicato. Ho cercato sul web e ho trovato il discorso delle cartelle, ma non sono comunque riuscita a darmi una risposta.
Qualcuno può aiutarmi?
Grazie in anticipo e una buona giornata a tutti  :rose:

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Giochi letterari / Re:Il gioco della torre
« il: Dicembre 10, 2020, 00:29:39 »
Getto la carbonara e mi tengo l'ottima amatriciana.
 Pranzo al sacco o degustazione in baita?

Io getto la degustazione e mi tengo un bel pranzo a sacco, magari in mezzo ai boschi  ;D
Lasagne o tiramisù?

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15 minuti per creare / Facciamo un gioco?
« il: Novembre 24, 2020, 18:49:57 »
Buonasera popolo di Zam! Girando un po' online ho trovato alcuni spunti per scrivere brevi racconti, diciamo un piccolo input...e mi sono imbattuta in questo: "Inizia la tua storia con due personaggi che guardano un'alba e terminala con loro due che vedono la luna che si riflette su un lago". Così ho pensato di buttare giù qualcosina e farvela leggere. Volete unirvi a questo gioco e lasciarvi ispirare da questo input?  :)

I tetti sotto di loro iniziavano a colorarsi di un rosa chiaro, mentre Giada e Luca osservavano i raggi del sole iniziare a comparire all’orizzonte.
«Preferisci l’alba o il tramonto?» chiese Luca.
«E’ una domanda difficile…ma probabilmente il tramonto», rispose Giada dopo una lunga attesa. «Io preferisco l’alba. Ha qualcosa di speciale, l’inizio di un nuovo giorno».
Luca era sempre più profondo nei discorsi. La sua mente funzionava in modo diverso da quella delle altre persone.
Si trovavano sul tetto della casa, stesi su una coperta di pile a scacchi rossi e bianchi e due cuscini sotto la testa. Erano le 5.30 di una fredda mattina di febbraio, e il mondo sotto di loro non accennava a volersi svegliare. Nelle strade non passavano auto, né tantomeno persone; la casa di trovava su una collina e da lì era possibile vedere tutto ciò che li circondava. Quando stavano lassù, Giada si sentiva la padrona del mondo. «È vero, però il tramonto ti fa fare i conti con la giornata che hai appena trascorso, e se non è stata una bella giornata, puoi dimenticartene e andare avanti». Luca si girò ad osservarla, con le sopracciglia aggrottate. «Beh? Che guardi?», gli rispose spingendogli la spalla con un piede. Luca ridacchiò e si mise a sedere. «Cosa pensi che succederà oggi?» le chiese, guardando i tetti delle case che diventavano sempre più nitidi. Giada sospirò. Avrebbe voluto essere più forte per suo fratello, ma non ci riusciva. «Non lo so», ammise con amarezza, «Ma qualunque cosa decidano di fare mamma e papà noi resteremo insieme. Te lo prometto». Si abbassò verso Luca e lo abbracciò dalle spalle e rimasero in silenzio a osservare il sole alzarsi sempre più in alto nel cielo.
«Giada! Luca! È ora di alzarsi!» la madre dei due ragazzi li stava chiamando dal piano di sotto. Non aveva idea che i suoi figli erano svegli ormai da ore.
«La colazione è pronta» annunciò, quando li vide finalmente scendere in cucina. Luca non aprì bocca e Giada si limitò ad aprire il frigorifero e prendere il succo d’arancia. «L’appuntamento dall’avvocato è alle sei oggi pomeriggio. Per favore, non fate tardi», li baciò entrambi sulla fronte e uscì di corsa per andare al lavoro.
La giornata passò lenta come tutte le altre: i due fratelli andarono a scuola, seguirono le lezioni, pranzarono con gli amici. Alle quattro del pomeriggio erano già a casa a fare i compiti, seduti al tavolo della cucina. «Mio Dio, odio la matematica!» imprecò Giada improvvisamente. Luca alzò lo sguardo dal suo libro di biologia e le chiese quale fosse il problema. «Ho provato a rifare questo esercizio tre volte! Non risulta mai!». Si innervosiva sempre quando non riusciva a portare a termine qualcosa. Il fratello le prese il quaderno e osservò l’esercizio: le segnò l’errore in pochi secondi e glielo restituì. Giada rimase a bocca aperta. Aveva sbagliato il segno di uno dei numeri e non ci aveva fatto caso dopo tutti quei tentativi. Si innervosì ancora di più con sé stessa, ma poi si mise a ridere. «Non dirmi che hai già finito tutti gli esercizi di matematica» chiese a Luca. «Sì, erano semplici. Ma se vuoi ti posso aiutare», le rispose lui. Anche se frequentavano la stessa classe, a volte Giada pensava di essere la sorella più piccola di Luca, piuttosto che la sua gemella. Luca aveva una mente brillante per tutto ciò che riguardava la matematica, la fisica o le scienze. Mentre Giada odiava tutte quelle materie e avrebbe preferito studiare arte e musica per il resto della vita.
Il pomeriggio passò in fretta e l’incontro con l’avvocato arrivò fin troppo presto. Mentre erano fuori dalla porta dello studio videro arrivare il padre, che li salutò affettuosamente con un bacio sulla guancia.
«Molto bene» annunciò il mediatore quando tutti entrarono nella stanza «Oggi siamo qui per metterci d’accordo sull’affidamento dei gemelli, Giada e Luca». I ragazzi erano seduti in fondo, lo sguardo basso. «Data l’età, siete ormai prossimi alla maturità, voglio chiedere prima a voi se siete d’accordo con questa separazione e se volete esprimere una preferenza, prima di prendere qualsiasi decisione», continuò. Giada alzò lo sguardo e poi osservò suo fratello. Nessuno dei due sapeva cosa rispondere. Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Luca fece spallucce e Giada si decise a parlare. «Non abbiamo niente da dire», annunciò con tono deciso. Il mediatore annuì e proseguì dicendo qualcosa di incomprensibile ai gemelli.
La decisione era stata presa. Il divorzio dei loro genitori era ormai ufficiale e la custodia era andata alla madre, come ci si poteva aspettare. Luca e Giada avrebbero potuto vedere loro padre solo nei fine settimana e si sarebbero dovuti mettere d’accordo su come passare le vacanze, quando e con chi. L’incubo di ogni giovane adolescente si era fatto reale, per i due fratelli. Giada sentiva di dover proteggere suo fratello da quell’immenso dolore che i loro genitori gli stavano causando, ma non sapeva come fare. Non sapeva nemmeno come proteggere sé stessa.
Quella sera decisero di andare a fare una passeggiata e si ritrovarono sulle sponde del piccolo lago che costeggiava il villaggio in cui erano nati e cresciuti. I raggi della luna illuminavano l’acqua del lago, facendola diventare di un colore giallo pallido. «D’ora in poi sarà tutto diverso», disse Luca fermandosi. Giada annuì e gli prese la mano. «L’importante è che noi resteremo sempre insieme» continuò il ragazzo «Non dobbiamo permettere mai a niente e nessuno di separarci. Me lo prometti?». Giada lo guardò negli occhi e gli rispose: «Te lo prometto».

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Laboratorio di scrittura creativa / Re:Marie e il mare
« il: Novembre 17, 2020, 17:27:58 »
Marie è evasa con il sogno, ma poi deve ritornare indietro. E'la vita di tutti. E  come per ogni autore, nel testo c'è una parte che riflette se stessi. O no?   ;)
Eh si...ma quanto sarebbe bello poter rimanere a sognare?  neniess

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Sentimentale / Re:Alice 3
« il: Novembre 09, 2020, 23:46:55 »
Molto interessante...sono davvero curiosa di sapere se Alice tornerà da Michele oppure no mmmm

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Laboratorio di scrittura creativa / Re:Marie e il mare
« il: Novembre 09, 2020, 23:34:46 »
Ecco... doveva arrivare Jake a rompere le scatole nel sogno più bello dell'anno.
La pace e la serenità che dona il mare ha qualcosa di magico.

Non potrei essere più d'accordo  :)

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Laboratorio di scrittura creativa / Re:Marie e il mare
« il: Novembre 08, 2020, 17:23:34 »
Grazie mille!!  :laugh:

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Laboratorio di scrittura creativa / Marie e il mare
« il: Novembre 07, 2020, 21:25:54 »
Ciao! Pubblico per la prima volta uno dei miei brevi racconti...aspetto con ansia i vostri feedback :D

Marie affondava i piedi nella sabbia e osservava l’oceano. Le onde fresche del mare la accarezzavano dolcemente e il suono era così rilassante che il tempo sembrava essersi fermato.
Quel pomeriggio la spiaggia era semi deserta e le uniche persone che Marie poteva vedere erano lontane e sembravano tanti piccoli puntini indistinti.
La sua giornata era stata impegnativa: aveva lavorato fino a tardi e aveva dovuto risolvere mille problemi. Quando finalmente era riuscita ad uscire dall’ufficio, la spiaggia era stata la sua prima fermata.
A Marie piaceva stare con le persone, era brava nel suo lavoro e andava d’accordo con tutti i suoi colleghi, ma spesso pensava di vivere in modo troppo frenetico. A volte aveva solo bisogno di fermarsi a respirare e a godere del momento presente.
Aveva una famiglia numerosa, un marito premuroso e tre figli ancora piccoli che le risucchiavano tutte le energie, quindi era molto difficile per lei trovare un momento di pace per pensare e apprezzare tutto ciò che aveva nella vita. Non c’era posto per le sue preoccupazioni a casa: tutta la sua vita si concentrava sui problemi immediati e il futuro non veniva mai contemplato. Ogni tanto però Marie aveva bisogno di andare oltre, di guardare più in profondità e capire cosa le faceva paura e cosa le portava gioia.
Quel pomeriggio aveva deciso di fermarsi prima di tornare a casa ed era stata felice della sua decisione: il mare le parlava e la rassicurava. Con gli occhi chiusi, respirava a fondo il profumo dell’oceano e si lasciava trasportare dalla brezza marina e dal rumore leggero delle onde.
Improvvisamente sentì un solletico vicino al piede sinistro. Aprì gli occhi e guardò verso il basso: c’era una piccola tartaruga di mare che le camminava accanto e si era fermata quando vide i suoi piedi. «Oh! Come sei carina!» esclamò Marie, inginocchiandosi.
«Grazie». Marie non capiva: strabuzzò gli occhi e la guardò più da vicino. «Anche tu sembri molto carina». Non poteva crederci. La tartaruga le stava parlando davvero? Pensò di essere impazzita. «Perché mi guardi in quel modo? Non hai mai visto una tartaruga prima d’ora?» continuò il piccolo rettile, quasi infastidito. «Ehm…ti ringrazio» rispose Marie, poco convinta «Non ho mai visto tartarughe parlare, prima d’ora» aggiunse. «Beh, c’è una prima volta per tutto, no?» le rispose la tartaruga «Mi chiamo Nume. Tu come ti chiami?». Marie si sentiva persa e confusa. «Marie…», rispose. «Che bel nome! Cosa significa? Il mio nome significa “luce”». Marie non sapeva cosa fare. Stava forse impazzendo? Aveva le allucinazioni? «Ehm, non lo so, veramente…». Nume sembrava delusa e Marie si sentì stranamente in colpa. «Qualcuno una volta mi disse che significa “regina del mare”, ma non ricordo più chi…» aggiunse. Nume si emozionò improvvisamente e iniziò a muoversi fin troppo velocemente per una tartaruga. «Davvero? Ma allora devi venire con me!», iniziò a spingerle i piedi verso l’acqua e un suono acuto e squillante le uscì dalla piccola bocca. Marie non riuscì a opporsi e iniziò a camminare verso l’oceano, finché non si immerse del tutto sott’acqua. «Apri gli occhi, Marie!» sentiva Nume che la incoraggiava. Marie aprì gli occhi e si ritrovò in un posto magico. C’erano pesci di tantissime dimensioni e colori diversi, alghe che fluttuavano e brillavano di un verde smeraldo e l’acqua intorno a lei era di un azzurro cristallino che non aveva mai visto. E la cosa più incredibile era che lei riusciva a respirare. E anche a parlare. «Dove siamo?» chiese a Nume «Questo è il mondo marino» rispose lei nuotandole intorno al viso «Qui viviamo tutte noi creature del mare e tu sei la regina, quindi anche tu appartieni a questo luogo».
Marie aveva sempre amato l’oceano, quando era piccola suo padre la portava in spiaggia ogni volta che poteva e passavano ore intere nell’acqua a nuotare e giocare. Mentre si trovava nel mondo marino insieme a Nume, le sembrò di essere tornata bambina e iniziò a nuotare e ad esplorare dappertutto; ognuna di quelle piccole e meravigliose creature la salutava e le danzava intorno. Il mare la rendeva leggera e tutti i problemi che le riempivano la mente erano improvvisamente scomparsi.
I raggi del sole penetravano dall’esterno e illuminavano il fondale in cui c’erano altre creature del mare: perle dentro ai propri gusci, stelle marine di tutti i colori e tantissime conchiglie. Marie si avvicinò ad una conchiglia per osservarla e da questa uscirono delle bollicine che le solleticarono il viso. «Chi sei?» le chiese la conchiglia «Sono Marie» rispose lei, accarezzandola. La conchiglia rise. «Mi fai il solletico! Sei molto carina, Marie!». Nume la raggiunse e si mise a ridere anche lei.
Tutti erano allegri e anche lei iniziò a sentirsi allo stesso modo. Nuotò in giro e fece la conoscenza di tutte le creature del mare che la circondavano; tutti le dicevano che era molto carina e che era la benvenuta. Poteva rimanere con loro per tutto il tempo che voleva. Marie era felice di sentirlo, perché non voleva più lasciare quel luogo magico e tutte le sue creature. Lì sotto era felice e si sentiva leggera, poteva nuotare dappertutto. Si sentiva libera. Tutti i suoi problemi erano spariti, non doveva più preoccuparsi né del presente e nemmeno del futuro perché lì sotto il tempo si era fermato davvero.
«Marie?» improvvisamente sentì qualcuno che pronunciava il suo nome. «Marie?» si guardò intorno ma non vedeva nessuno. «Marie!» era una voce maschile ma proprio non capiva da dove arrivasse. Improvvisamente l’acqua iniziò a muoversi bruscamente, si formarono delle forti onde e tutte le creature si muovevano da una parte all’altra senza controllo. «Marie, svegliati!» improvvisamente guardò verso l’alto e vide un’ombra sopra di lei. L’acqua continuava a muoversi e d’un tratto si ritrovò nel suo letto. Suo marito Jake le stava scuotendo le spalle per svegliarla. «Sono le otto passate, dobbiamo sbrigarci», le disse baciandole una guancia.

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Presentazioni / Ciao a tutti!
« il: Novembre 05, 2020, 14:41:17 »
Ciao! Sono nuova, mi chiamo Giulia e sono un'appassionata di scrittura e lettura.
E' da un po' che cerco un forum dove condividere i miei scritti e spero che Zam sia finalmente il posto giusto!

A presto!  :rose:

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