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« il: Settembre 02, 2020, 18:34:35 »
Credo che sia giusto che il visitatore che entra nel sito abbia una idea delle persone che vi scrivono. E, giustamente, in questo sito c’è una rubrica apposita per le presentazioni. Ma se oltre ai dati biografici viene offerta al lettore qualcosa in più che illustri il pensiero e le idee di chi scrive, il lettore può essere aiutato a comprendere meglio il messaggio che chi scrive intende dare con il suo scritto.
Riporto questo mio scritto che si riferisce a una mia lettura di quest’ultimo periodo in quanto penso sia un argomento che possa interessare qualcuno.
Noi esseri umani ci siamo evoluti moltissimo rispetto agli altri animali perché siamo riusciti ad affinare tantissimo gli strumenti della comunicazione di cui la Natura ci ha dotati (ovviamente non mi riferisco alle scoperte scientifiche degli ultimi secoli, ma alla differenziazione dell’homo sapiens rispetto alle altre specie animali).
Da quando, oltre sette anni fa, ho scoperto di avere un tumore e mi sono messo in pensione, passo il tempo prevalentemente a leggere e talvolta anche a scrivere o a fare qualcosa di altro, oltre a fare i miei pellegrinaggi mensili all’ospedale e le analisi periodiche (Tac, Pet, Risonanza, ecc.).
Parlo della mia malattia, e ne parlo apertamente, perché so che si tratta di una brutta bestia, purtroppo in aumento e perché sono convinto che i medici possono fare moltissimo, ma principalmente siamo noi stessi che dobbiamo collaborare con i medici e reagire nella maniera giusta (vi parlo contemporaneamente da ex medico e da paziente in cura). Chi vuole parlare con me non deve fare altro che scrivermi. Sono a sua disposizione (mia mail: cnt936@gmail.com ).
Durante gli anni della media e del liceo ho letto tantissimo. Passavo il 50% del tempo extra scolastico a fare i compiti e l’altro 50% a leggere … leggere di tutto, ma proprio di tutto.
Quando entrai all’università mi dedicai anima e corpo allo studio della medicina. Continuai a comprare i libri e i giornali che leggevo, ma sono rimasti conservati (taluni ancora intonsi) nei mei armadi. Anche durante il lungo tempo della professione (50 anni) l’hobby della lettura “varia” restò marginale in quanto dedicavo il tempo libero alla lettura di libri e riviste scientifiche inerenti la professione.
Ora, ho ripreso questo mio hobby. Penso di darvene qualche saggio.
FRANS DE WAAL – L’ULTIMO ABBRACCIO.
Altri libri dello stesso autore:
• Il bonobo e l’ateo (In cerca di umanità fra i primati).
• Siamo così intelligenti da capire l’intelligenza degli animali?
Commento di Victor.
Primavera 2019.
Il mio amico Giovanni (è stato compagno di classe di mio fratello, dieci anni più piccolo, ma l’amicizia che ancora ci lega è molto solida) ogni tanto mi regala qualche libro digitalizzato. Questo è uno dei tanti che mi ha regalato.
Inizialmente mi regalava dei libri stampati, ma poi si è reso conto che avevo molto interesse per i libri digitalizzati in quanto potevo riportarne dei brani e farci i miei commenti e quindi li ricerca appositamente e me li regala.
Frans de Waal – L’ultimo abbraccio.
Prologo.
Osservare il comportamento degli altri mi viene naturale e forse in qualche caso esagero. La prima volta che me ne resi conto fu quando, tornato a casa, raccontai a mia madre una scena a cui avevo assistito sull’autobus. Dovevo avere dodici anni. Un ragazzo e una ragazza si stavano baciando nel modo sfacciato, tipico degli adolescenti, che ancora non mi era familiare, con le bocche umide aperte e serrate l’una all’altra. Il fatto in sé non aveva nulla di speciale, ma poi avevo notato che la ragazza masticava una gomma, mentre prima del bacio avevo visto soltanto il ragazzo masticare. Pur essendo confuso immaginai che cosa fosse accaduto – era come la legge dei vasi comunicanti. Quando lo raccontai a mia madre tuttavia non mi parve troppo entusiasta. Con un’espressione turbata, mi disse di smettere di guardare con tanta insistenza la gente spiegandomi che non era educato farlo.
Oggi osservare è diventata la mia professione.
[Mia madre ha sempre detto che io avevo un profondo “spirito di osservazione”. E questo spirito mi è rimasto per tutta la vita. E mi è servito tantissimo nella mia professione.
[La mia professione è stata quella di dentista. Ma ho studiato e praticato non solo i settori più comuni della materia, cioè quelli che praticano la maggior parte degli odontoiatri, ma ho spaziato per tutti i settori, anche quelli nuovi e più avanzati, quelli ultra specialistici.
[Quando, all’inizio della professione mi resi conto che la bocca era una zona molto particolare del nostro corpo, e che le reazioni dei vari pazienti alle cure che effettuavo erano molteplici, anzi direi infinite, affrontai il problema e cercai di capirne il motivo.
[Avevo studiato in anatomia e in fisiologia che l’area sensitiva dedicata alla bocca ed ai suoi annessi occupava un terzo di tutta l’area sensitiva del nostro cervello. Quindi io lavoravo in una zona ad altissima sensibilità. Ecco la prima risposta alla grande variabilità del comportamento dei pazienti.
[Il secondo fatto che la mia mente evidenziò fu che la variabilità del comportamento dei pazienti dipendeva dal comportamento personale proprio di ciascun paziente. Il collegamento con la psiche fu una rapida e logica conseguenza.
[A questo punto fu giocoforza iniziare ad occuparmi di psicologia. Per curare un paziente oltre a conoscere lo stato della sua bocca dovevo anche avere un’idea, almeno approssimativa, del suo comportamento psichico.
[Il passo successivo fu quello che i due percorsi non erano paralleli, ma la conoscenza psichica doveva essere preliminare all’inizio della terapia odontoiatrica che dovevo effettuare. Questo ai fini di una riuscita ottimale della terapia stessa che non dipendeva soltanto dalla mia abilità tecnica, ma anche dalla collaborazione del paziente e dalla sua comprensione di quello che io facevo.
[A questo punto mi resi conto dovevo dedicare molto più tempo alle “prime visite” (cioè alla visita dei pazienti che io vedevo per la prima volta). In ciò mi aiutò tantissimo la mia curiosità (innata), cioè lo spirito di osservazione che già possedevo.
[Pertanto, come dice Frans De Waal “osservare” è diventata parte integrante della mia professione. - Victor].
… Mi concentro sull’espressione delle emozioni, il linguaggio del corpo e le dinamiche sociali, aspetti talmente simili negli esseri umani e negli altri primati da permettermi di applicare la mia capacità di osservazione a entrambi i gruppi, nonostante la mia ricerca riguardi principalmente i primati non umani.
[Io, a differenza del professore De Waal, per motivi professionali, ho concentrato la mia osservazione sugli esseri umani, anche se la mia vita da ragazzo che ho definito allo “stato brado” mi ha aiutato molto a comprendere la natura tutta. - Victor].
[Non riporto commenti sul contenuto generale del libro, in quanto quelli che mi vengono alla mente sono tantissimi, infatti il libro, a mio avviso, è di grande interesse culturale, e chi è interessato è opportuno che se lo legga per intero, ma faccio riferimento soltanto ad alcune frasi che mi servono per esprimere il mio pensiero personale, in quanto, come è mia abitudine cerco di dare il mio messaggio a chi mi legge. - Victor].
… È [sempre] cruciale vedere oltre la scena centrale. Se uno scimpanzé maschio ne minaccia un altro scagliando sassi o lanciandosi alla carica contro di lui bisogna distogliere gli occhi da loro e vedere che cosa accade in periferia, dove emergono nuovi sviluppi. Io la chiamo osservazione olistica: considerare il contesto più ampio. Il fatto che il migliore amico del maschio minacciato stia dormendo in un angolo non vuol dire che possiamo ignorarlo. Quando si sveglia e si avvicina alla scena camminando, l’intera colonia sa che le cose stanno per cambiare. Una femmina emette un forte schiamazzo per annunciarlo e le madri si stringono ai figli più piccoli.
[Pensate che quanto descritto dall’Autore valga soltanto se osserviamo degli scimpanzé, o valga in ogni caso della vita? - Victor].
E quando il trambusto termina, non bisogna andarsene. È importante continuare a guardare i protagonisti principali – non è ancora finita. Tra le migliaia di riconciliazioni a cui ho assistito, una delle prime mi colse di sorpresa. Subito dopo un confronto, due maschi rivali si sono avvicinati camminando eretti, su due zampe e con tutti i peli dritti – con la pelliccia così sembravano grandi il doppio del normale. Gli sguardi che si scambiavano erano talmente minacciosi che mi sarei aspettato una ripresa delle ostilità. Ma quando si sono trovati uno di fronte all’altro, uno dei due improvvisamente si è girato e ha mostrato il suo posteriore. L’altro ha reagito eseguendo con cura il grooming intorno all’ano del primo maschio, producendo sonori schiocchi con le labbra e colpi di denti per sottolineare la sua dedizione al compito. … La pace era fatta.
[Pensate che, noi esseri umani e di conseguenza esseri che ci riteniamo superiori, abbiamo da imparare qualcosa da questo comportamento? - Victor].
La vista è il senso dominante per gli scimpanzé più o meno come per gli esseri umani, tuttavia pure l’olfatto ha un’importanza chiave. Anche nella nostra specie è così, come hanno dimostrato video girati di nascosto: dopo che abbiamo stretto la mano a un’altra persona, soprattutto del nostro stesso sesso, spesso ci annusiamo la mano. La portiamo senza pensarci vicino al viso per cogliere un sentore chimico in grado di informarci sulla disposizione dell’altro. È qualcosa di inconsapevole, come molti dei nostri comportamenti che ricordano quelli degli altri primati. Ciò nonostante ci piace pensare di essere attori razionali, consci di quello che facciamo, mentre tendiamo a descrivere le altre specie come se fossero automi. Non è affatto così.
[Ogni tanto è opportuno riflettere che noi, esseri umani, non siamo altro che animali un po’ più evoluti … - Victor].
Siamo costantemente sintonizzati con le nostre sensazioni, ma il problema è che le emozioni e le sensazioni che proviamo non sono la stessa cosa. Nonostante siamo portati a fonderle, le sensazioni sono stati soggettivi interiori che, in senso stretto, conosce soltanto chi le prova. Io conosco le mie sensazioni, ma non le tue, a parte quelle che mi descrivi. Comunichiamo le nostre sensazioni usando il linguaggio.
Le emozioni invece sono stati corporei e mentali – rabbia e paura, desiderio sessuale e affetto, voglia di sopraffare – in grado di influenzare il nostro comportamento. Indotte da stimoli particolari e accompagnate da mutamenti comportamentali, le emozioni sono riconoscibili dall’esterno nelle espressioni del viso, nel cambiamento del colore della pelle, del timbro vocale, dei gesti, dell’odore e così via. Soltanto quando la persona che sperimenta tali cambiamenti ne diventa consapevole, allora questi si trasformano in sensazioni, esperienze consce. Mostriamo le emozioni, ma parliamo di sensazioni.
[Queste sono altre frasi che mi hanno portato a riflettere. - Victor].
Consideriamo la riconciliazione, intesa come il ricongiungimento amichevole che segue un momento di scontro. La riconciliazione è un’interazione emotiva misurabile: se vuole riconoscerla, un osservatore ha soltanto bisogno di un po’ di pazienza per cogliere che cosa accade tra gli individui precedentemente in conflitto. Le sensazioni che accompagnano la riconciliazione – rimorso, indulgenza, sollievo – sono però note soltanto a chi le prova. Possiamo sospettare che altri provino le nostre stesse sensazioni, ma non possiamo esserne certi, neppure limitandoci ai membri della nostra specie.
Qualcuno, per esempio, può affermare di aver perdonato un’altra persona, ma sarà proprio così? Alla prima occasione buona, e a dispetto di quanto afferma, menzionerà comunque l’affronto in questione. Conosciamo i nostri stati interiori in modo imperfetto e spesso interpretiamo in modo errato noi stessi e chi abbiamo intorno.
[Idem come sopra. - Victor].
[Gli episodi di comportamento degli animali che De Waal porta sono tantissimi e non mi soffermo a riportarli ed a commentarli (chi è interessato ad approfondire l’argomento, come ho detto, può leggere il libro). La conseguenza che io ho tratto dalla lettura di questo libro è che sarebbe molto interessante approfondire la conoscenza del comportamento degli animali (di tutti gli animali, insetti compresi; tale scienza si chiama Etologia) per comprendere meglio il comportamento di noi esseri umani. - Victor].
Da studente, quando mi sono reso conto del fatto che i miei libri di biologia [cioè quelli su cui studiava] erano di poco aiuto per spiegare il comportamento degli scimpanzé, ho preso una copia del Principe di Machiavelli. L’opera offre un resoconto perspicace e disadorno del comportamento umano a partire dall’osservazione diretta della vita dei Borgia, dei Medici e dei papi.
Questo libro mi ha suggerito la giusta attitudine mentale necessaria per descrivere la politica delle grandi scimmie allo zoo. Oggi, tuttavia, le persone storcono il naso quando si parla del filosofo fiorentino, il cui nome di solito è associato a politici corrotti e senza scrupoli. Noi siamo meglio di così, sembrano voler dire, ignorando le molte dimostrazioni del contrario.
Per farci un’idea della profonda ossessione che gli esseri umani hanno per il potere non c’è niente di meglio dell’osservare le reazioni degli individui quando perdono la loro posizione di rilievo. Uomini maturi possono lasciarsi andare a crisi di rabbia incontrollata che saremmo più propensi ad associare a un giovane le cui aspettative sono state deluse.
[Ma guarda un po’ … - Victor].
Riporto, per finire due ultime importanti impressioni che mi sono rimaste con la lettura di questo libro (ma anche dei due precedenti).
Prima impressione. Maschio (o femmina) dominante. Tutti sanno dell’esistenza negli animali che vivono in gruppo del soggetto alfa. Esso ha due funzioni importantissime per la Natura: la procreazione e la guida del gruppo. Il primo legato alla legge della Natura per il miglioramento della specie, il secondo legato alla sopravvivenza fisica del branco. Sappiamo che alla Natura non interessa la sopravvivenza dell’individuo, ma solo la sopravvivenza della specie. È interessante rifletterci.
Seconda impressione. Oltre all’elemento alfa negli animali esiste anche l’elemento stupido! E per esso non c’è speranza! Nessun commento in merito.
Victor.