Scrittura creativa
Scrittura creativa => Pensieri, riflessioni, saggi => Topic aperto da: presenza - Luglio 22, 2012, 16:22:56
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Siamo negli anni ’60. Una società industriale, ca-
pitalista e di massa, espressione di consumismo,
persuasione occulta e omologazione del gusto col-
lettivo, vomita automi e mercanteggia valori.
Nasce allora la contestazione, come protesta alla
bruttura, come ripulsa alla società, come volontà
di individui ostentatamente ribelli, asociali, anti-
conformisti. In Inghilterra si fanno chiamare “angry
young men”, gli arrabbiati, per loro John Osborne
traduce in feroce satira, miti e luoghi comuni del perbenismo inglese, per loro, assetati di rab-
bia. In America si fanno chiamare “beat generation”,
generazione bruciata, oscillante tra esistenziali-
smo e zenismo, gioventù che si anima soltanto per
sfuggire all’alienazione dell’uomo contempora-
neo, promuovendo la dilatazione dell’io attraverso
l’assaggio di droga, vita hippie, forza dell’eros
e misticismo orientale. Contestatori in fuga
dunque, illusi d’essersi trovati un rifugio attra-
verso mille esperienze, e perciò innocui per il
potere e il sistema contro cui combattere, ma infi-
ne da questi schiacciati per averli subìti. Mi viene in mente
Kerouac, scrittore “beat”, con quel suo linguaggio asso-
lutamente libero, ignaro perfino di qualsiasi leg-
ge formale o equilibrio strutturale, quale espressione di una ripulsa ormai stori-
ca.
Rimane immortale quell'epoca, come tante che diventano storia
e nel pensiero fermano un tempo
per definirlo passato.
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... e l'Uomo arriva sulla Luna; l'umanità sfiora per la terza volta l'olocausto, con la crisi dei missili russi a Cuba; in Europa si vive un periodo di ricchezza che regala, ad esempio, agli italiani la possibilità di comprare a rate la macchina; con la conseguente rivoluzione nelle abitudini, usi e costumi, che lentamente, ma inesorabilmente, cambieranno anche il volto dello Stivale.
Sono, per tutti, gli anni felici della "Dolce vita".
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Mi chiedo cosa sia rimasto di quell'epoca, ora che c'è ben poco da salvare.
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Mi chiedo cosa sia rimasto di quell'epoca, ora che c'è ben poco da salvare.
E' rimasto tutto ciò che è frutto di quella cultura maturata in quegli anni e delle scelte, in tutti sensi, che ne derivarono.
Siamo figli della storia.
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fu una generazione di rottura, come ogni generazione ha sperimentato. Quando ero ragazzina, lo dico per i giovani di oggi, era cosa oscena per una femmina portare i pantaloni. Il conformismo era un nodo scorsoio, i giovani non avevano diritto di parola.I cantanti erano Luciano Tajoli e Gino Latilla.Poi venne il femminismo, il conformismo fu debellato, la libertà di parola conquistata, i giovani iniziarono a decidere per sè! Tajoli venne accontonato, esplose Paul Anka ed Elvis Presley. Fu come togliere il tappo ad una bottiglia di esplosivo. E come tutti gli esplosivi non sono mancati i danni, ma se ognuno ora è più consapevole e più autarchico lo deve alla beat generation. Sapevatevelo! :happy: