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Da un po' di tempo si dibatte, sui giornali e in Internet, sulla capacit della letteratura italiana contemporanea di raccontare efficacemente il presente e sulla conseguente questione se tale capacit sia pi appannaggio della cosiddetta letteratura documentale (faction) piuttosto che della letteratura di pura finzione (fiction).
Pare indubitabile che la narrativa di natura documentale sia in netta crescita e che il fenomeno interessi la comunit letteraria dellintero Paese. Cosa dire in proposito? Che la faction, come qualcuno ha lasciato intendere, sia davvero destinata a soppiantare il romanzo noir, giallo, o thriller di pura finzione (ovvero il genere di romanzo che, secondo molti, ha notevolmente contribuito a raccontare lItalia dei nostri giorni e che, oggi, soffrirebbe dei sintomi di una prossima estinzione per sopravvenuta saturazione di mercato)? Che la faction sia davvero la nuova (e Cristo si fermato ad Eboli, di Carlo Levi?) frontiera della letteratura italiana (che, secondo qualcuno, tradizionalmente avulsa dalla realt)? E la realt davvero cos frammentata da poter essere pi efficacemente rappresentata dalla narrazione documentale? Oppure, come si anche sostenuto, il problema principale (almeno in occidente) deriva, piuttosto, da un irrisolto disagio psicologico che non pu essere che alleviato dallinvenzione letteraria pura, lunica capace con la forza dellallegoria di creare miti? E poi, la diffusione della faction non pu essere anche dovuta a una certa inadeguatezza (qualcuno lo sostiene) della cronaca giornalistica a essere davvero pungente, o a raggiungere soddisfacenti livelli di analisi? Come spesso accade probabile che la verit stia nel mezzo. E forse - a costo di sconfinare nella banalit e nella retorica si potrebbe chiudere il dibattito sostenendo che, tra fiction e faction, a vincere, alla fine, sono i libri buoni. Quelli ancora capaci di raccontare una storia che sia tale. Quelli ancora in grado di coinvolgere davvero il lettore. Quelli che, pur basati sulla pura finzione o su fatti davvero accaduti, sullallegoria o sulla realt spicciola, riescono ancora a regalarci un riflesso nuovo e vero della nostra contemporaneit.
Il libro segnalato in questo articolo lo si potrebbe far rientrare - basandoci su quanto sopra esposto - nella categoria della faction, come Gomorra di Saviano, per intenderci. Ma io preferisco sottolineare molto pi semplicemente che un libro che fa parte della pi generica categoria dei libri buoni. Il titolo La punizione, lautore Salvatore Scalia, leditore Marsilio. Questa, in estrema sintesi, la trama: Quattro scippatori, tra i dodici e i tredici anni, un mattino dellaprile 1976, si aggirano su due Vespe 50 ai margini del mercatino rionale del quartiere di San Cristoforo a Catania. Sono attratti dalla deferenza di cui circondata una donna anziana che, fatta la spesa, si avvia verso casa. Le strappano la borsetta, lei resiste, cade e si frattura un braccio. Il bottino misero, ma loltraggio grande, perch, senza saperlo, hanno derubato la madre di un capo mafia. I ragazzini da predatori diventano preda. Spariranno nel nulla. Anni dopo un pentito, in preda ai rimorsi, riveler il loro destino, per senza alcuna prova concreta. Scalia, in questo romanzo desordio, ci racconta una storia tragica realmente accaduta. E lo fa con efficace essenzialit, dipingendo con tratto secco e rapido una Catania dannata. La Catania degli anni Settanta rivisitata attraverso la particolare disamina di uno dei quartieri pi a rischio e pi problematici della citt: San Cristoforo. La bravura dellautore ravvisabile non soltanto nella capacit di narrare le vicende di questi quattro ragazzi, che da delinquenti-aggressori diventano vittime del cinismo ferale di un sistema criminoso agghiacciante - capeggiato dal boss mafioso Nitto Santapaola - che detta regole ed esegue sentenze autopromulgate, ma anche nella trasposizione, tra le pieghe delle vicende narrate, di personaggi reali e caratteristici (per esempio il famoso Pippo pernacchia, esecutore di pernacchie a pagamento) resi particolarmente interessanti dalluso, nei dialoghi, di un linguaggio gergale intriso di modi di dire e proverbi di strada. Come scrive Mario Grasso su Lunarionuovo, questa unopera che si impone subito per la eccellenza della modulazione espressiva, il taglio agile e la magistrale resa della singolare tragica trama (). La punizione, ci fa collocare la narrativa di Salvatore Scalia come continuazione della linea derobertiana delle profonde indagini nella mentalit, nellindole di una gens, che qui, allopposto di quella de I Vicer, non del nobile parassita ma nel plebeo criminale anchesso parassita. Massimo Maugeri ---- LA PUNIZIONE Catania 1976: quattro ragazzi spariti nel nulla di Salvatore Scalia Marsilio, 2006 p. 135, euro 11 *** Salvatore Scalia, etneo di Mascalucia, vive di giornalismo e dirige le pagine culturali del quotidiano "La Sicilia" di Catania. Ha scritto per il teatro e suoi lavori sono andati in scena alla rassegna internazionale Taormina arte e allo Stabile di Catania. Ha pubblicato Teatro. Trilogia del malessere e Appunti. La Punizione ha vinto la sezione opera prima del prestigioso Premio letterario Vittorini. Massimo Maugeri
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