Recensione Dacia Maraini Bagheria
Se ogni luogo e’ un mondo a se’, la Sicilia lo e’ di piu’.
In ogni suo aspetto e’ eccessiva, sdegnosamente barocca.
Il gusto dei dolci, il profumo dei gelsomini, la sottomissione al volere del dominatore di turno, tutto e’ portato alle estreme conseguenza da una cultura della forza che piega, senza mai spezzare. Perche’, qualora si potesse almeno delineare qualcuna delle tradizioni o delle mentalita’, allora potrebbe esserci rinnovamento!
L’autrice, forzando l’atavico rifiuto per le sue origini isolane, dedica un romanzo a Bagheria, citta’ natale materna, attraversata da un’aria stagnante ed opprimente.
La storia della sua nobile famiglia e’ narrata con dovizia di particolari tratti da documenti assai antichi, conservati dai suoi avi.
La cura di tale patrimonio secolare, pero’, non e’ stata estesa anche alle ville monumentali ed ai giadini - dove ogni specie botanica e’ testimone dei tanti popoli invasori - per cui, adesso, edifici pubblici e fabbricati osceni, ne hanno preso il posto.
Amare considerazioni percorrono tutto il racconto, andando a scavare nella coscienza popolare, in una cultura della violenza esercitata ai vari livelli della societa’ e, via, fin dentro le mura domestiche, nella famiglia.
Come il governante vessa il cittadino, cosě il padrone approfitta del colono ed il padre abusa del figlio.
Una carrellata di aberranti immagini di quotidianitŕ, scioccanti quanto vere e nascoste.
Per essere sinceri, non proprio nascoste, perche’ a tutti e’ manifesto il disagio inflitto ai piu’ deboli, vittime di un mondo sempre uguale.
Di Stella Cadente
Di Stella Cadente
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