Biografia Raymond Chandler |
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Raymond Chandler, scrittore anglo-americano di thriller polizieschi, nacque a Chicago il 28 luglio 1888. Trasferitosi nel 1896 in Gran Bretagna con la madre di origine irlandese dopo l’abbandono da parte del padre e il divorzio dei genitori, nel 1912 ritornò negli USA (grazie ai soldi prestatagli da uno zio) e si stabilì a Los Angeles, ove - dopo una serie di umili attività - trovò lavoro come contabile presso la Centrale del latte. Arruolatosi nel 1917 nell’esercito canadese, combatté in Francia ma alla fine della guerra passò in Inghilterra, entrando nella RAF.
Passato a lavorare nell’industria petrolifera, fu costretto dalla Grande Depressione a scrivere per vivere. Giornalista di poco successo e scrittore di poesia romantica, nel 1933 (all’età di quarantacinque anni) pubblicò sulla rivista Black Mask il suo primo racconto “I ricattatori non sparano (Blackmailers Don’t Shoot)”, mentre il suo primo romanzo “Il grande sonno (The Big Sleep)” è del 1939. Fu il primo di una serie di sette romanzi (tradotti in molte lingue, compreso l’italiano), dedicati al detective privato Philip Marlowe, un cinico idealista coinvolto in storie complicate negli ambienti violenti di una brutale e corrotta Los Angeles. Nel 1946 questo libro fu trasposto nell’omonimo film interpretato da Humphrey Bogart per la regia di Howard Hawks (con la co-sceneggiatura di William Faulkner), considerato un classico del noir cinematografico. Il personaggio di Marlowe fu portato sullo schermo anche da altri grandi attori oltre Bogart, quali Dick Powell, Robert Mitchum e James Garner, divenendo il capostipite di una serie di «duri e puri» detective privati. Seguirono “Addio, mia amata (Farewell, My Lovely)” (1940); “Finestra sul vuoto (The High Window)” (1942); “In fondo al lago o La signora del lago (The Lady in the Lake)” (1943); “Troppo tardi o La sorellina (The Little Sister)” (1950); “Il lungo addio (The long Goodbye)” (1953 in UK e 1954 in USA), che gli meritò l’Edgar Award e che ispirò l’omonimo film di Robert Altman del 1973 con Elliott Gould nella parte di Marlowe; e infine “Ancora una notte (Playback)” (1959). Scrisse anche numerose raccolte di racconti di pulp fiction (alcune delle quali pubblicate postume in Italia).
Non essendo riuscito a sfondare con i suoi romanzi, Chandler nel 1943 si fece assumere come sceneggiatore dalla Paramount, scrivendo diversi adattamenti per il cinema, tra i quali quelli notissimi di “La fiamma del peccato (Double Indemnity)” (1944), per la regia di Billy Wilder con Fred MacMurray e Barbara Stanwick; “Il fantasma (The Unseen)” (1945), per la regia di Lewis Allen; “The Blue Dahlia” (1946) per la regia di George Marshall con Alan Ladd e Veronica Lake - unica sceneggiatura originale - ; e “Delitto per delitto (Strangers on a Train)” (1951) per la regia di Alfred Hitchcock.
Nel 1944 scrisse l’importante saggio critico “La semplice arte del delitto (The Simple Art of Murder)”, in cui prendeva le distanze dal giallo tradizionale degli anni ’20 e ’30 (compresi quelli pur straordinari di Agatha Christie) e, sulle orme della narrativa hardboiled iniziata da Dashiell Hammett, rivendicava per il poliziesco una costruzione più realistica della trama e una maggiore dignità letteraria (Raymond fu in realtà un fine intellettuale, anticipatore del Modernismo, amato da W.H. Auden, Evelyn Waugh e Ian Fleming e rivalutato dalla critica in questi ultimi anni). Del 1945 è l’articolo “Scrittori in Hollywood (Writers in Hollywood)”, pubblicato sull’Atlantic Monthly.
Negli anni ’50 andò in onda una serie radiofonica dedicata alle “Avventure di Philip Marlowe (The Adventures of Philip Marlowe)”, che adattava i suoi racconti.
Chandler non fu un uomo felice; preda dell’alcol, sofferente di crisi depressive e afflitto da complicate relazioni sentimentali, dopo la morte della moglie Cissy Pascal in seguito a lunga malattia (una ex modella molto più grande di lui, che aveva sposato nel 1924, dopo la morte della madre assolutamente contraria a questa unione), nel 1955 tentò il suicidio: e non era il suo primo tentativo. Morì per lo shock settico provocato da una polmonite a La Jolla (dove si era trasferito nei primi anni ’50) il 26 marzo 1959 e fu sepolto nel cimitero Mount Hope di San Diego, in California.
Di Silvia Iannello
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